ROMA

Re-Incartiamo il Pratone di Torre Spaccata: Roma si mobilita

Il rilancio degli studios di Cinecittà con fondi PNRR nei terreni della Centralità di Torre Spaccata e la conseguente colata di metri cubi di cemento ha scatenato l’opposizione dei cittadini che per avere un parco in quell’area, ricca di valori ambientali e archeologici, si battono da anni. Sabato 30 aprile sono previsti due appuntamenti: un presidio alle 10.00 al parco di via Rugantino 113 (Torre Spaccata) e nel pomeriggio alle 16 la Conferenza stampa in collaborazione con il Gruppo Ambiente e Territorio della Libera Assemblea di Centocelle nella Sala Cento Incroci, a via delle Palme 158 (Centocelle)

Era il 2002 a giugno quando la Giunta comunale adottava il nuovo piano regolatore di Roma. L’approvazione definitiva arrivava nel 2008.

Sono passati 20 anni da quando si disegnava con quello strumento il futuro della città. Si entrava in quegli anni nella fase della globalizzazione neoliberista, le città erano destinate a essere abitate dalla nuova classe agiata, connessa con le dinamiche globali e ai settori produttivi legati alla finanza, al turismo, alle multinazionali.

Roma doveva essere messa in condizione di entrare nella competizione globale, attrarre investimenti per sostenere la crescita dell’impresa globale.

A quel piano, che ignorava gli interessi dei cittadini, si opposero in tanti, comitati, cittadini, associazioni ambientaliste, che vedevano nei 64 milioni di metri cubi previsti un inutile consumo di suolo e un saccheggio della campagna romana, mentre si chiedevano i necessari interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente lasciato andare in malora.

Delle tante Centralità previste, alle quali si attribuiva la capacità di diventare poli rigenerativi, poche sono state realizzate e si è potuto constatare quello che il movimento di opposizione al piano aveva previsto: sono grandi centri commerciali circondati da enormi quartieri residenziali.

Oggi il mondo è diverso da quello dei prima anni del nuovo millennio. Gli ultimi due anni segnati dalla pandemia hanno cambiato profondamente la vita degli abitanti della città, rendendo evidente come lo spazio pubblico e le aree  verdi siano indispensabili alla qualità della vita urbana.

La crisi climatica non appare più una minaccia lontana, ma un pericolo tanto imminente quanto inarrestabile. Nonostante tutto questo sembra che non sia possibile immaginare un’altra città.

Lo sanno bene i cittadini del  Comitato Pratone di Torre Spaccata Parco Archeologico e Naturalistico che continuano a battersi affinché sia eliminata la previsione di edificabilità su quell’area di 60 ettari per tutelare il valore ecologico e culturale del sito.

Hanno ricostruito la vicenda incredibile di quell’area in un dossier che presenteranno nel corso di una conferenza stampa sabato 30 aprile alle 16 nella Sala Cento Incroci in via delle Palme 158 con l’obiettivo di dimostrare una volta per tutte che gli argomenti della politica a favore della cementificazione sono falsi e pretestuosi e che le scelte del Piano hanno obbedito esclusivamente agli interessi della proprietà senza tener conto delle esigenze degli abitanti.

Scrivono nel loro comunicato: «Siamo ricchi di edifici abbandonati ma poveri di spazi verdi: a un passo dalla catastrofe ambientale, è incredibile e inaccettabile che si voglia sacrificare del tutto o in parte il Pratone, con la sua ricchissima biodiversità, le testimonianze storiche e il suo straordinario valore paesaggistico. Il Pratone è un ecosistema unico e indivisibile, e tale deve restare. Non ha senso continuare a costruire centralità urbane sull’agro romano che servono solo ad arricchire chi le sviluppa, così come non ha senso che in nome del cinema si possa sfregiare la grande bellezza di Roma, della sua natura e della sua storia: il cinema deve soltanto valorizzarla come ha sempre fatto e speriamo torni a fare ritrovando tutto il suo splendore insieme ad essa e non contro di essa».

Immagine di copertina da pagina fb Parco delle Ville Romane – Comitato Pratone di Torre Spaccata