editoriale

Quel pasticciaccio brutto di Via Cossa

Tre giorni sono passati dall’assassinio di Via Cossa. Tre giorni nei quali un fatto di cronaca nera si è tramutato in cagnara razzista e nello sfoggio del peggiore populismo penale, che rischia ora di innescare un caso internazionale

Giorno 1. L’omicidio, in circostanze oscure, l’immediata cagnara razzista, il pronto arresto di due extra-comunitari (ahimè Usa e non “maghrebini”), la confessione dell’assassinio strafatto. Il silenzio imbarazzato degli aizza-odiatori rimasti a mani vuote.

Giorno 2. I chiarimenti sulle circostanze del delitto ingarbugliano ancor di più: il ruolo dell’informatore – mediatore da cui è nato tutto, del pusher di aspirina, chi ha mandato in giro la notizia dei due “nordafricani” malgrado le evidenze del video, la bassa reattività delle vittime, forse addirittura disarmate benché in servizio di pattuglia (non risulta sparato un solo colpo), la baionetta portata direttamente da San Francisco in stiva…

Poi qualche carabiniere (ma non c’era un ufficiale in comando?) ha ammanettato e bendato in stile Abu Ghraib uno degli accusati, un altro volpinamente l’ha fotografato e mandato in giro sui social ed è scoppiato uno scandalo internazionale – gli Usa incappucciano e torturano a Guantanamo e in franchising, ma sono assai scrupolosi quando tocca a uno di loro all’estero, specie se bianco e ricco. Il commento strafatto di Salvini (l’unica vittima è il carabiniere) è stato il solito trucco di deviare il discorso su altro senza pronunciarsi e quindi tacitamente approvando il fatto contestato, sebbene condannato dall’Arma e sottoposto a inchiesta giudiziaria. Che del resto è il terzo di fila: le foto segnaletiche di Cesare Battisti a Ciampino (e che sarà mai, era il “mostro”, il terrorista mai pentito), Carola Rackete ad Agrigento (una «sbruffoncella ricca e viziata») e infine un balordo strafatto. Indipendentemente dai soggetti molto diversi e, nei due ultimi casi, senza che si sia ancora neppure un rinvio a giudizio, i presunti colpevoli vengono bollati da altissimi responsabili politici come “criminali”, “infami”, “bastardi” con il solito linguaggio da raggio carcerario o da stadio. Non senza strizzate d’occhio alla reintroduzione della pena di morte.

Una pacchia per gli avvocati che potranno impugnare tutta la procedura e addirittura evitare una condanna, che comunque non sarebbe da ergastolo o inesistenti lavori forzati ma commisurata a un omicidio preterintenzionale in stato di palese alterazione mentale da alcol, droga e psicofarmaci. Per chi se ne intende, è già sceso in campo l’avvocato Alan M. Dershowitz, quello cha ha fatto assolvere O.J. Simpson.

Giorno 3. Fianco a fianco Di Maio e Salvini, nella chiesa di Somma Vesuviana per la cerimonia funebre. Su quelle povere spoglie cercheranno di contendersi qualche voto e di prolungare l’agonia del governo. Perché adesso Salvini, oltre all’ostilità tedesca e alla scarsa fiducia dei russi che ha sputtanato al Metropol, se la dovrà vedere con i capricci di Trump che non ama le incriminazioni di cittadini Usa all’estero. Balordo anche il truce Matteo e soprattutto unfit a governare in prima persona.