ITALIA

Prigionieri del mattone

“Prigionieri del mattone – rendita vs diritto all’abitare” (L’Armadillo editore 2023) è frutto del lavoro condotto collettivamente da ricercatori e analisti sul tema dell’abitare. Il testo analizza dettagliatamente i processi di finanziarizzazione del mercato immobiliare, il ruolo della rendita nella trasformazione dell’abitare. Nel mentre a Roma chi non ha casa occupa l’ex scuola Sibilla Aleramo abbandonata da 15 anni nel quartiere di Rebibbia e chiama la manifestazione nazionale del 24 giugno

È stato appena pubblicato, a cura di Associazione Inquilini e Abitanti, il lavoro di ricerca e di analisi dei contesti sul tema dell’abitare condotto da un gruppo di ricercatori, che ci fornisce molti strumenti utili a capire come la questione della casa sia legata al mondo della finanza e all’economia neoliberista.  E come quella che viene definita l’emergenza casa sia stata costruita ad arte per tenere alti i valori immobiliari e arricchire chi sulla casa specula.

Dettagliata è la ricostruzione che viene fatta di come siamo diventati un paese in cui il 72,5 % di abitanti vive in una casa di loro proprietà, spesso conquistata con enormi sacrifici.  Solo il 20,5 % vive in affitto, una percentuale molto più bassa di tutti gli altri paesi europei. Questo è avvenuto di fatto attraverso una sostanziale costrizione all’acquisto, imponendo a milioni di persone di indebitarsi per anni. Lo si è fatto liberalizzando il mercato degli affitti e rendendo così più conveniente pagare la rata del mutuo piuttosto che il canone di locazione arrivato a cifre insostenibili.  In questo le banche hanno giocato un ruolo rilevante, erogando mutui e creando un esercito di indebitati. Gli autori ci dicono che oggi le famiglie italiane hanno un debito di 300 miliardi di euro, di questi 250 sono mutui immobiliari. Contemporaneamente si è deciso di affossare i programmi di edilizia pubblica e mettere in atto un piano di vendita del patrimonio pubblico, che si è ridotto negli ultimi trent’anni del 20%. Anche su questo il confronto con altri paesi europei è impietoso. Il numero di abitazioni sul mercato degli affitti è pari al 20% del totale a fronte di 50,5 % della Germania, del 45,8% dell’Austria e del 35,3% della Francia, per citarne solo alcuni.

Si è costruito tanto senza riuscire a dare una casa a tutti, negli ultimi 50 anni in Italia la popolazione è cresciuta del 23%, mentre le case sono aumentate del 157%, una sproporzione enorme che avrebbe dovuto assicurare una casa per abitare a tutti. E invece è sulla casa che si è giocata la partita della speculazione finanziaria.

Il sistema immobiliare è diventato parte essenziale del processo di finanziarizzazione neoliberista, non a caso «la crisi economica della seconda parte dello scorso decennio è partita proprio dalla bolla immobiliare negli Stati Uniti. La casa è stata utilizzata dal sistema della speculazione finanziaria come un grande serbatoio di risorse da attivare attraverso il debito che si contrae per acquistarla».

La casa è diventata una merce come le altre, un asset finanziario e ha perso il suo valore di bene d’uso che deve essere garantito a chiunque al di là della sua situazione economica e patrimoniale. Da decenni ormai, è evidente come la questione abitativa non sia una “emergenza”, ma una crisi strutturale determinata da politiche che hanno trasformato la casa e, più in generale, l’abitare dentro lo spazio urbano in un bene di scambio sottoposto alle esigenze di profitto della rendita e alle fluttuazioni del mercato. Far diventare la casa un bene finanziario ha trasformato la città e sta determinando il suo sviluppo, trasformandola in un immenso meccanismo di accumulazione e produzione di valore. Intanto gli abitanti sono costretti a vivere sotto l’incubo della rata del mutuo o del canone di locazione che impegnano il 60% del reddito familiare. Mentre c’è chi vive della rendita prodotta appunto su investimenti immobiliari.

Di notevole importanza è il capitolo sulla fiscalità, che ci racconta come aver creato questo blocco sociale imponente di proprietari, in cui ci sono tutti gli strati sociali  «poche famiglie super ricche, un’enorme quantità di famiglie appartenenti al ceto medio-basso che sono miracolosamente riuscite a contrarre un mutuo con sacrifici enormi e che rinunciano a una cospicua parte di benessere per onorarne le rate, una discreta quantità di quasi poveri, che la casa l’hanno ereditata» viene mobilitato contro qualsiasi ipotesi di tassazione. La questione dell’IMU è esemplare, come lo è la revisione del Catasto che non si può nominare. In tutti gli altri paesi europei si pagano le tasse sulla proprietà della casa, da noi no. Anche se la proprietà immobiliare come nel libro viene descritto è concentrata nelle mani di pochi. Nel 2014 c’erano 1657 proprietari con più di 500 case ciascuno! Un’ingiustizia enorme è privare l’amministrazione pubblica di questa parte di prelievo fiscale ripetendo il mantra “la casa non si tassa per principio”.

La finanziarizzazione della casa ha portato a una folle corsa all’aumento dei prezzi di tutti gli immobili. La prospettiva è che, da qui al 2030, l’attrattività di Roma sul mercato immobiliare esploderà e i prezzi saliranno di molto, precisamente il dossier di Scenari Immobiliari stima che in cinque anni si alzeranno del 15,4%. In Europa è seconda solo a Parigi con il +19,3%. Oggi un appartamento in zone di pregio a Londra costa in media 13.200 euro al metro quadrato, a Stoccolma 9.800, a Parigi 13.700, Berlino 7.800, a Roma 9.100 ma nel 2026 il prezzo sfiorerà i 10.500 al metro quadrato. Come affrontiamo il problema della casa senza capire come sia stato possibile che oggi il valore del patrimonio immobiliare mondiale (217.000 miliardi di dollari) sia diventato pari al triplo del Pil totale di tutti i paesi del mondo e che questo enorme valore si può scambiare in tempi brevissimi attraverso una vasta infrastruttura di servizio che rende possibile vendite e acquisizioni? Un immobile può cambiare proprietà e valore 35 volte in un’ora!

Diritto negato a tanti e tante, la casa è diventata una merce come le altre. Il territorio è un bene utile solo a estrarne valore. I diritti vitali sono stati sostituiti da esigenze di profitto, al quale è stato attribuito il potere di determinare il nostro abitare. Tutto questo ha portato a insopportabili discriminazioni verso la popolazione più povera, che di fatto si vede negato il diritto alla vita. Nel capitolo “abitare nell’Italia diseguale” vengono analizzate le condizioni economiche delle famiglie, l’incremento della povertà, sia relativa che assoluta. «Nel 2022 erano in condizione di povertà assoluta il 9,4% di famiglie, quasi 2 milioni e l’11,1% delle famiglie in stato di povertà relativa. Un italiano su sei vive con meno di 640 euro al mese». Contemporaneamente cresce la concentrazione della ricchezza e la diseguaglianza: il 20% delle famiglie più ricche possiede il 70% della ricchezza totale. In questo contesto sociale il tema della casa diventa drammatico.

Il nostro abitare è entrato nel circuito finanziario, si è smaterializzato, diventando una montagna di azioni speculative, come quella dei derivati che ha dominato la finanza mondiale fino all’esplosione della crisi del 2008.

È così che le nostre case sono diventate immateriali, si sono sollevate dal terreno per diventare beni mobili che possono essere acquistati e venduti in mercati di tutto il mondo. La casa, insieme a tutto il territorio, è diventata uno strumento finanziario che decide delle nostre vite.

In Italia, secondo i dati Istat, nel 2019 quasi il 30% delle abitazioni censite non era occupato, stiamo parlando di 10,7 milioni di abitazioni su circa 36 milioni censite. Case vuote e persone senza casa, su tutto il territorio nazionale, ma soprattutto in alcune città. Eppure si continua a dire che bisogna costruire nuove case, nonostante, come ci racconta il rapporto annuale dell’Ispra, si continui a consumare suolo. Il cemento ricopre due metri quadri al secondo, molti di questi sono occupati per costruire case destinate a restare vuote.

Il libro nell’ultimo capitolo elenca un quadro di interventi pubblici possibili sul tema della casa, constatando che negli ultimi trent’anni tutto quello che si è fatto si è dimostrato inutile.  Innanzi tutto intervenire sul libero mercato degli affitti, per garantire a chi non vuole o non può comprare una casa il diritto ad avere una casa in affitto con un canone commisurato al suo reddito. Finora la legislazione ha protetto solo i proprietari con agevolazioni fiscali, senza di fatto ottenere prezzi giusti per gli inquilini. I canoni andrebbero regolati per legge, imponendo un canone ponderato per legge. Si dovrebbe essere prevista una tassazione per chi tiene vuoto un alloggio e la possibilità di detrarre almeno una parte del canone da parte dell’inquilino. Questo porterebbe anche a un abbassamento dei prezzi. Si dovrebbe introdurre l possibilità di requisire il patrimonio detenuto da grandi gruppi economici, tenuto inutilizzato per alimentare il circuito speculativo e come garanzia per l’apertura di linee di credito con le banche.

Infine deve essere aumentato il patrimonio immobiliare pubblico, invertendo quello che è stato fatto negli ultimi quarant’anni, recuperando quello che è inutilizzato e acquisendo l’enorme patrimonio costruito e lasciato vergognosamente vuoto, per garantire il diritto all’abitare anche alle fasce di popolazione più povera.

Immagine di copertina dalla pagina FB Blocchi Precari Metropolitani