ROMA

Precari sotto Confindustria: «Loro i profitti, nostri i morti»

Mobilitazione sotto la sede di Confindustria a Roma: la manifestazione, lanciata dalla campagna ‘Non c’è più tempo’, rivendica il diritto a mettere gli esseri umani prima dei profitti. E richiede a gran voce un reddito di base incondizionato, che sia davvero per tutti.

 

Soldi, incentivi, bonus per aziende e imprese. Questo è quello che Carlo Bonomi chiede al governo Conte. Durante l’incontro agli Stati Generali, il presidente di Confindustria ha lamentato ritardi nell’elargizione di liquidità, ha preteso 3,4 miliardi per la restituzione delle accise sull’energia e si è scagliato contro la cassa integrazione anticipata dalle aziende ai lavoratori. Confindustria vuole una cosa: soldi. E poco importa se i lavoratori sono allo stremo, se alla maggior parte di loro la cassa integrazione in realtà non è mai arrivata. E mentre gli imprenditori discutono del rilancio dell’economia italiana e premono affinché più soldi siano dati alle aziende, le persone non sanno come mettere insieme il pranzo con la cena.

 

Manifestazione sotto Confindustria

MANIFESTAZIONE SOTTO CONFINDUSTRIA"Quando ci hanno detto che questa pandemia colpiva tutti trasversalmente, ci abbiamo messo poco a capire che non era così. Loro i profitti, nostri i morti. 'Make the rich afraid again', è da lì che dobbiamo ripartire. Stanno piangendo lacrime di coccodrillo, facciamoli piangere sul serio".

Pubblicato da DINAMOpress su Giovedì 18 giugno 2020

 

Diverse persone si sono riunite oggi sotto Confindustria per una grande manifestazione alla fine del lockdown. Persone che hanno perso il lavoro, che non hanno mai ricevuto la cassa integrazione, che non sono riuscite ad accedere agli ammortizzatori sociali (pochi) messi in campo dal governo. Lanciata dalla campagna ‘Non c’è più tempo’, la manifestazione ha ribadito un concetto molto semplice che però è stato ignorato sia dalle forze politiche sia da quelle industriali: ossia che bisogna smettere di lasciare indietro le persone.

«L’iniziativa di oggi nasce all’interno della campagna ‘Non c’è più tempo’, che in questi mesi ha visto attivarsi realtà organizzate, vertenze fuori e dentro i posti di lavoro, e numerose soggettività che nel percorso hanno trovato un processo largo e partecipato, un luogo dove condividere le stesse rivendicazioni – spiega Maurizia, attivista della campagna – ‘Non c’è più tempo’ nasce all’interno dell’assemblea nazionale per la rivendicazione del reddito di quarantena.

Oggi pomeriggio noi studenti e studentesse ci siamo ritrovati al presidio chiamato davanti a #Confindustria per far sentire la nostra voce a chi ha deciso di spartirsi i fondi emergenziali tagliando fuori l'università.Mentre durante la quarantena lavoratori e lavoratrici si contagiavano sui luoghi di lavoro, Confindustria spingeva per la riapertura del paese e pretendere immensi finanziamenti per sostenere le imprese e i privati; noi student* siamo stat* esclus*, ignorat*, lasciat* a noi stess* nell'affrontare le difficoltà di una didattica a distanza e di una rata che non ci possiamo permettere, il tutto mentre gli spazi dell’Università continuano a rimanere chiusi.Noi non ci stiamo più, pretendiamo una ridistribuzione più equa dei fondi ed una presa di coscienza della condizione studentesca.Finché non avverrà noi vi terremo il fiato sul collo, perché vogliamo un'#università che sia libera, gratuita e inclusiva per tutti e tutte.#PeopleBeforeProfit#SaluteeRedditoperTuttieTutte

Pubblicato da Aula Professori-Scienze Politiche la Sapienza su Giovedì 18 giugno 2020

Il reddito di base incondizionato è l’obiettivo più prossimo: vogliamo sottrarci dal meccanismo di discriminazione razziale, patriarcale e di genere. Il reddito che già esiste è una misura insufficiente. La crisi della Covid ha solo enfatizzato il differenziale sociale e reso strutturale una crisi che riguarda molteplici forme del lavoro, e che però esiste da prima della pandemia». Sotto Confindustria, anche gli studenti e le studentesse: nessun interesse del Governo nei confronti della scuola e delle università, nessun finanziamento e nessuna distribuzione dei fondi per l’istruzione. Tutto questo mentre i ragazzi e le famiglie devono far fronte da soli alle spese della didattica a distanza, che spesso comportano costi ingenti. Soprattutto in questo periodo di crisi, in cui comprare un computer non è una spesa facile da sostenere.

 

 

Chi ha pagato la crisi? Non i grandi imprenditori, che oggi siedono con il governo al tavolo degli Stati Generali. Non Bonomi, che chiede più soldi per le imprese. L’hanno pagata i lavoratori: sono loro che si sono contagiati nei posti di lavoro, sono loro che hanno perso l’impiego.

«Si è parlato tanto del modello Lombardia e del suo fallimento – grida Emanuele sotto la sede di Confindustria – Sulla sanità basata sui grandi ospedali concentrati invece che sulla sanità di prossimità. Non solo: che dire delle fabbriche che sono rimaste aperte per le pressioni di Confindustria sul governo?».

Una in particolare viene menzionata: la Dalmine di Bergamo. «Più di cento contagi e diversi morti tra i lavoratori – continua Emanuele – Quando ci hanno detto che questa pandemia colpiva tutti trasversalmente, ci abbiamo messo poco a capire che non era così. Loro i profitti, nostri i morti. ‘Make the rich afraid again’, è da lì che dobbiamo ripartire. Stanno piangendo lacrime di coccodrillo, facciamoli piangere sul serio».