ROMA

Molto più di Zan: in piazza a Roma

Giovedì 16 luglio alle ore 17 Non Una Di Meno sarà in piazza Santissimi Apostoli – mentre in contemporanea i “no gender” saranno sotto Montecitorio – per dare vita a un momento collettivo di lotta, gioia, performance, musica. Saremo in piazza per dire che la legge va approvata, ma non accetteremo compromessi al ribasso e giochi politici sulle nostre vite.

 Contro la violenza omo-lesbo-bi-trans-intersex-afobica e sessista una legge non basta. In queste settimane, il Parlamento discute la proposta di legge Zan sulla necessità di misure di contrasto alla violenza omo-lesbo-bi-trans-intersex-afobica e al sessismo. Dalle 17 saremo in piazza Santissimi Apostoli – mentre in contemporanea i “no gender” saranno sotto Montecitorio – per dare vita a un momento collettivo di lotta, gioia, performance, musica. Vieni in piazza, porta il tuo cartello, la tua favolosità e ovviamente la mascherina.

 

Saremo in piazza per dire che la legge va approvata, ma non accetteremo compromessi al ribasso e giochi politici sulle nostre vite.

 

Contro di essa si stanno già mobilitando la destra e le organizzazioni del fondamentalismo cattolico, le stesse che attaccano l’autodeterminazione delle donne e il diritto all’aborto, l’educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole, il riconoscimento dei legami affettivi fuori dallo schema della famiglia etero-patriarcale, la dignità di ogni identità di genere fuori dal binarismo uomo-donna.

Crediamo però che questa legge non basti e debba essere solo l’inizio, ciò che vogliamo è #moltopiùdizan. Non bastano pene più severe se le premesse della violenza che subiamo restano immutate: il diritto penale e il carcere non risolvono problemi di natura prima di tutto sociale e culturale. Vogliamo misure di contrasto alle discriminazioni e all’esclusione dal lavoro, l’educazione sessuale e all’affettività nelle scuole di ogni ordine e grado, il pieno riconoscimento della genitorialità per tutt*.

Reclamiamo consultori e centri antiviolenza autonomi, per le donne e per le persone LGBT*QIAP+, la fine della rettificazione genitale alla nascita per le persone intersex, la piena depatologizzazione dei percorsi di transizione e una riforma della legge 164/1982, una legge che vieti le cosiddette “terapie di riconversione”. Vogliamo che i fondi messi in campo dalla legge per centri e case rifugio siano molti di più e legati ai bisogni reali delle nostre soggettività. Scendiamo in piazza per dire con i nostri corpi che il sesso non è un destino e che le nostre vite contano, oltre gli schemi imposti!
Mentre siamo in piazza, è importante garantire, da parte di tutt*, la cura reciproca, il rispetto delle distanze e delle misure necessarie per la sicurezza collettiva.