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Panebianco in Distress

Oh mio Dio! Sta arrivando la guerra e non ho niente da mettermi. Contestazione o terrorismo a Bologna?

«Il titolo della lezione era: Teorie della pace e della guerra. Non si aspettava, Panebianco, che l’argomento potesse riguardare la sua stessa aula. A Bologna» – scrive V. Postiglione sul Corriere della sera. Ancor più indignato Il resto del Carlino. Eh già. Le parole scritte in un esagitato editoriale generano striscioni e parole gridate (che altro, per due volte, non c’è stato, malgrado l’allarme montato ad arte). Erano state parole “forti” quelle di Panebianco, da vero cowboy che del politicamente corretto se ne sbatte (ma delle contestazioni si sgomenta e querela). Andiamo a leggerle. Premesso che, ahinoi, siamo privi dell’ombrello americano, essendo gli Usa svigoriti da Obama e crescendo le tendenze isolazioniste anche fra i repubblicani con le palle, tocca all’Italia esercitare un ruolo di leadership nello schiacciare l’idra jihadista «per la continuità dei nostri rapporti con la Libia e per la nostra esperienza». Già, Tripoli bel suol d’amore, Sciara Sciat, i massacri e i campi di sterminio nel Gebel cirenaico, Graziani e l’impiccagione di Omar al-Mukhtar. Ci siamo intesi.

Già allora, in quell’autunno del 1911, ci furono problemi di “percezione” e conseguenti disordini, soprattutto con lo sciopero generale in Romagna, il 27 settembre, e il mese successivo furono arrestati gli istigatori antinazionali, tali Nenni e Mussolini. Già allora il Corriere, voce degli industriali e dei banchieri, e Il Carlino, voce degli agrari, starnazzarono peggio che galline.

Anche oggi, al dire dell’illustre politologo e stratega, «pesa la difficoltà dell’Italia politica e mediatica ad affrontare con conoscenze e competenza le questioni della sicurezza. C’è da temere che, quando arriverà il momento dell’intervento, il governo non sia riuscito a preparare l’opinione pubblica […] Se arriveremo a quell’appuntamento con un’opinione pubblica impreparata, ci saranno forti contraccolpi nelle piazze e in Parlamento». Ma il Nostro spicca il volo: basta con le giaculatorie, pensiamo a costruire un’Europa politica in termini non economicisti. «Si dimentica che le unificazioni politiche non si fanno col burro ma con i cannoni.». Cosa direbbe il nostro adorato Clint brandendo la 44 Magnum nelle vesti di Dirty Harry? Make my day! Però non ci immaginiamo Callaghan, ingrato per l’incremento del suo sparuto pubblico, cambiare frettolosamente aula protetto dalla sicurezza interna e dalla Digos. Certe parti vanno recitate sino in fondo.

Ritornano gli anni di piombo? Hobo e Cua stanno instaurando il Califfato all’ombra delle Due Torri? Forse è leggermente esagerato.

Ci sono molti modi e livelli per ostacolare un guerrafondaio pericoloso, che suona il piffero negli editoriali più che sedurre gli studenti, e non sembra che le proteste bolognesi superino l’ordinaria contestazione accademica, come si manifesta in tutte le università del mondo e come si usava an che in Italia, quando ancora vi si riscontravano tracce di vita. Siamo ben lontani dalle aggressioni fisiche che i fasci compiono alla Statale o a Tor Vergata, siamo ben lontani dalla sistematica distruzione che il governo fa della ricerca e della didattica, spingendo i quadri più promettenti all’emigrazione. Gli studenti che vogliono ascoltare in santa pace le lezioni di Panebianco perché hanno pagato le tasse, pensino piuttosto al livello di quelle tasse e alla loro destinazione: strutture universitarie o droni?

Che a Bologna sia cominciata una campagna elettorale e che si scaldino in tutta Italia i motori di una guerra sulla “quarta sponda” non giustifica l’allarmismo dei giornali e la commovente unità esecratoria dall’estrema destra al Pd e a Prodi. Diamoci una calmata…