Ode a chi resiste al debito

Il manuale operativo di resistenza al debito: l’esercito dei defaulters statunitensi affina le armi.

Se è vero com’è vero che il debito colpisce tutti, l’esercito invisibile dei falliti non può fare altro che venire allo scoperto e iniziare a organizzarsi. E per farlo servono strumenti. Lo sanno bene i defaulters americani, i tantissimi finiti in bancarotta a cui non resta via d’uscita se non praticare quel ‘non vi dobbiamo niente, non vi daremo niente’ che riecheggia nelle piazze. È così che da qualche mese negli Usa circola un “manuale operativo per resistere al debito” attorno a cui si stanno articolando sperimentazioni e campagne diffuse nei territori, da New York alla Bay Area. Un lavoro messo a punto da un «collettivo anonimo di resistenti, defaulters e alleati di Strike Debt e Occupy Wall Street». Undici capitoli, per un totale di 130 pagine, che forniscono informazioni e strategie utili a chi è strangolato dal debito, che si tratti di carte di credito, spese mediche, d’istruzione, abitative o delle casse comunali, in una situazione che vede un numero impressionante di città americane sull’orlo del default a seguito delle disastrose operazioni finanziarie delle amministrazioni comunali. Un primo tentativo di mettere a punto strumenti collettivi per «aiutare questo esercito invisibile e tutti quelli che resistono al debito a continuare la lotta». Proponiamo a seguire l’introduzione al manuale, distribuito in rete dalla campagna Strike Debt.

An Ode to Debt Resistors*

Il debito colpisce tutti, dai neolaureati costretti a versare centinaia di dollari al mese in interessi sui presti d’onore, ai lavoratori e le loro famiglie mandate in rovina dalle spese mediche, agli anziani che si ritrovano in case che valgono meno del mutuo da estinguere, a chi è costretto a chiedere piccoli finanziamenti a tassi del 400% per arrivare a fine mese, agli insegnanti e i pompieri che si vedono decurtare lo stipendio perché le città sono in bancarotta, ai paesi fatti sprofondare nell’austerità e nella povertà dai programmi di aggiustamento strutturale.

A quanto pare siamo tutti più o meno indebitati, e la maggior parte di noi (ivi comprese le nostre città) lo sono al punto che ci vorranno anni prima di poter sperare di uscirne – se mai ne usciremo. Una persona su sette già vive inseguita dalle agenzie di riscossione. Dicono che è colpa nostra e ne dobbiamo rispondere o vergognarcene. Ma guardiamo ai numeri: il 76% degli americani è indebitato. Com’è possibile che tre quarti di noi si sia rivelato incapace di gestirsi i soldi, e tutti nello stesso arco di tempo? E perché nessuno si domanda: “In fin dei conti, questi soldi a chi li dobbiamo? E da dove venivano, i soldi che ci hanno dato?”

Nel frattempo continuiamo a sentir parlare di capitalismo finanziario: di come quasi tutti i profitti di Wall Street non abbiano più molto a che fare con ciò che produciamo o vendiamo, ma siano semplicemente frutto di speculazioni. Dicono sia un meccanismo molto complicato – “Devono aver scoperto come fabbricare denaro dal nulla. No, non lo sanno neanche loro come fanno ” – e molto distante dalle nostre preoccupazioni quotidiane.

In effetti, ai banchieri viene davvero permesso di fabbricare soldi dal nulla – ma solo per darli in prestito. È per questo che siamo tutti in debito: è una catena di Sant’Antonio. L’establishment finanziario collude con il governo nel creare regole concepite per farci indebitare tutti. E poi il sistema viene a riscuotere. Oltreoceano questo si traduce in truffe finanziarie che permettono alle merci a basso costo di continuare ad affluire negli Stati Uniti attraverso meccanismi che non sarebbero mai possibili senza la minaccia della potenza militare americana.

Qui a casa significa inventare continuamente regole pensate per farci indebitare, con l’intero apparato governativo, di polizia e carcerario dedito a imporle e sorvegliare sul loro rispetto. Invece di tassare i ricchi per generare il denaro necessario alla costruzione e manutenzione di scuole, strade e cose simili, il governo preferisce farsi prestare soldi dalle banche e lasciare che i contribuenti ci versino gli interessi sopra. Come abbiamo imparato di scandalo in scandalo, è un processo che sa di truffa, un gioco truccato in partenza per rubare risorse che dovrebbero essere destinate ai bisogni sociali. Il capitalismo finanziario è capitalismo mafioso.

Abbiamo dato alle banche il potere di creare denaro dietro la promessa che l’avrebbero usato per farci vivere più sani e prosperi – non per trasformarci in timorati straccioni. Una promessa che non hanno mantenuto. E noi non siamo moralmente tenuti a mantenere promesse fatte a bugiardi e ladri. Abbiamo semmai l’obbligo morale di fare il possibile per fermare questo meccanismo, anziché perpetuarlo.

Questo atto di resistenza collettiva è forse l’unica strada per salvare la democrazia, perché la campagna per far indebitare il mondo fino a collo è un attacco calcolato alla possibilità stessa che la democrazia esista. È un attacco alle nostre case, famiglie, comunità e ai fragili ecosistemi del pianeta – tutto distrutto dalla necessità di produrre all’infinito per ripagare creditori che non hanno fatto niente per guadagnarsi la ricchezza che co fanno creare a loro uso e consumo.

Al sistema finanziario mondiale diciamo: non vi dobbiamo niente. Ai nostri amici, alle nostre famiglie e comunità, all’umanità e al mondo naturale che rendono le nostre vite possibili: vi dobbiamo tutto. Ogni dollaro sottratto agli speculatori fraudolenti dei mutui subprime è un pezzetto di vita e libertà restituito alle nostre comunità, che amiamo e rispettiamo. Sono atti di resistenza al debito, che possono manifestarsi in molte altre forme: lottando per l’istruzione e la sanità pubblica, difendendo una casa dalla confisca, rivendicando aumenti salariali e praticando mutualismo.

Il fatto è che la maggior parte dei debitori non osa svelare il proprio nome o volto. Chi fatica a restare a galla o finisce sul lastrico si sente chiamare un fallito, una persona inadeguata e abietta, così nessuno osa aprire bocca. Sono letteralmente milioni le persone che non possono permettersi di pagare le cifre spropositate che le elite finanziarie affermano siano loro dovute. Siamo l’Esercito Invisibile dei Falliti. Piuttosto che un fallimento personale, rifiutarsi di dare soldi a questo sistema andrebbe considerato un atto di grande coraggio morale. Noi pensiamo che le nostre condizioni siano interconnesse, e che sia possibile uscire insieme dall’ombra. Il manuale operativo per resistere al debito è un tentativo di aiutare questo esercito invisibile e tutti quelli che resistono al debito a continuare la lotta.

*Tratto da The Debt Resistors’ Operations Manual, p. 1-3, traduzione dall’inglese Dinamopress. Scarica il manuale in pdf [EN].

http://strikedebt.org/#initiatives