ROMA

Non sarà goleada

Il gioco si fa duro e i duri cominciano a giocare. A Roma, a partire dalla realizzazione dello Stadio a Tor di Valle, circondando Paolo Berdini.

Che ha fatto in questi mesi Paolo? A partire dalla riduzione delle cubature previste sull’area dell’ex Fiera di Roma, ha detto e gridato che la città per salvarsi doveva smettere di andare a cercare soldi battendo monete urbanistiche.

Virginia Raggi, che già in campagna elettorale aveva indicato la presenza di Paolo all’assessorato urbanistico, è stata votata anche per questo da chi si sentiva garantito che quella “presenza” in squadra, la vita di questa città sarebbe stata investita da pratiche di discontinuità. Ipotesi, progetti, decisioni collettive contro gli accordi. A partire da quello siglato dagli spacciatori dei mattoni della finanza sull’ansa del Tevere con il Sindaco Marino e quell’assessore che definiva quel progetto “una genialata”. Paolo Berdini, da assessore, è voluto andare a vedere le carte ed ha chiesto che le cubature si limitassero allo Stadio così come il Piano Regolatore aveva fissato.

Paolo ha avuto il torto di pensare che lo Stadio della Roma servisse al gioco del calcio, a far scendere in campo le squadre, a seguire i giocatori. Ha scoperto che quando si tratta di portare i 112 mila metri quadri di costruito autorizzabili a 345 mila, quanti ne vuole il proponente l’iniziativa imprenditoriale, i giocatori (e il loro allenatore) escono fuori dal rettangolo di gioco per “fare squadra” con chi vuole ridurre all’ultimo stadio la città, per far pagare, a chi la abita, i propri fallimenti e i loro (ingenti) debiti. I duri hanno cominciato a giocare ma non lasceremo che sia goleada.

Sull’intreccio tra finanza e cemento che sta dietro alla partita di Berdini riportiamo l’articolo uscito oggi su Il Manifesto.