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Morte di un cekista

Il 3 novembre 1929 è giustiziato in gran segreto Jakov Grigòrevič Blumkin, personaggio da film d’azione e comprimario di una rivoluzione grande e terribile. Solo 30 anni di vita da avventuriero, spietato assassino, soggetto e oggetto amoroso . Un personaggio alla Babel’, che cavalca nelle steppe e percorre la Russia e il mondo. Aiuta Trockij a redigere gli scritti militari nel treno blindato, si sbronza con il sodale poeta Esenin in wagon-lit e poi forse ne organizza il “suicidio” all’hotel Angleterre, si traveste in mille fogge in Persia, Tibet, Mongolia, Ucraina, Europa occidentale. Un exemplar humanae vitae di quegli anni turbinosi.

Blumkin nacque nel 1898 (forse) nel quartiere ebraico di Odessa, restando presto orfano ed entrando adolescente (1914) nel Partito social-rivoluzionario (s-r), erede dei naròdniki ottocenteschi. Troppo giovane per partecipare ai disastri della I guerra, non lo è per precipitarsi nel febbraio 1917 a Pietrogrado e dopo l’Ottobre diventare capo della locale sezione controspionaggio della neonata Cekà, dove l’accorto Lenin e l’aristocratico polacco Feliks Dzeržinskij avevano stipato estoni, ebrei e s-r di sinistra di origine e vocazione terrorista. Secondo un racconto di Mandel’štam, bivaccava in un caffè sul Nevskij Prospèkt riempiendo di nomi un foglietto con ordini di esecuzione già firmati in bianco dal capo. Il poeta gliel’avrebbe strappato e lacerato, scampando all’arresto solo per l’intervento della sorella di Trockij. Poeti e Trockij sarebbero presto tornati nella sua corta esistenza.

Il grosso guaio capita subito: fra gennaio e marzo 1918 la Russia è costretta a una pace gravosa con gli Imperi Centrali e la Turchia (trattato di Brest-Litòvsk), difesa all’inizio in minoranza da Lenin e osteggiata con vari argomenti da Trockij, Bucharin e i socialisti rivoluzionari (s-r) di sinistra. Per protesta, nel luglio 1918 i s-r di sinistra escono dal governo di coalizione con i bolscevichi con un mezzo colpo di stato e incaricano Blumkin di assassinare l’ambasciatore tedesco Mirbach, per provocare una crisi diplomatica e riaprire la guerra. A differenza del golpe, subito represso, l’attentato riesce alla perfezione. Il gruppo dirigente s-r è arrestato nel corso stesso del V congresso panrusso dei Soviet al teatro Bolšoj di Mosca, il partito è sciolto e Blumkin condannato a morte. Il terrorismo imperversa anche fra i s-r di destra, come mostra l’attentato solo parzialmente riuscito di Fanja Kaplan a Lenin nell’agosto successivo. Trockij incontra Blumkin alla vigilia dell’esecuzione, lo convince alla linea bolscevica, annuncia la sua morte e lo spedisce sotto falso nome in Ucraina per espletare le sue doti di organizzatore e di killer contro i dirigenti della locale secessione “bianca” e filo-tedesca di S. Petljura. Se la cava brillantemente, sventando anche i tentativi di rappresaglia contro di lui degli ex compagni s-r di destra (passati alla controrivoluzione) e di sinistra, delusi dalla svolta bolscevica. Nel 1919 lo troviamo capo del controspionaggio della III Armata rossa, agli ordini di G. Pjátakov. Ha appena compiuto vent’anni.

Nella primavera 1920 Blumkin passa alle avventure spionistiche e, per incarico di Dzeržinskij, si reca nella neo-costituita repubblica sovietica secessionista di Gilan, sorta in Persia sulle rive del Caspio. Qui il nostro rovescia il governo del Partito della Foresta di Mirza Koochan Khan e lo sostituisce con un governo bolscevico, che chiude le moschee e confisca i latifondi. Diventato capo dell’esercito si accinge a marciare su Teheran. Il progetto, vigorosamente difeso da lui e Zinoviev al secondo congresso dell’Internazionale comunista e al congresso delle nazionalità oppresse di Baku, come tappa per una generale insurrezione contro il colonialismo inglese, viene stoppato da Lenin, che non se la sente di aprire un fronte con la Gran Bretagna nel pieno della guerra civile. Nel 1921 il Gilan è abbandonato e sottomesso dalla Scià Reza, Mirza muore congelato nella sua foresta, il cadavere è decapitato e sarà seppellito e onorato solo dopo la vittoria della rivoluzione islamica nel 1979.

Nel 1921 Blumkin torna a Mosca, diventa segretario personale di Trockij, lo segue sul mitico treno blindato negli anni della guerra civile e lo aiuta nella redazione degli Scritti militari. Nel 1924 opera segretamente nella penisola araba e poi come dirigente dell’Ogpu (erede della Cekà) in Georgia e nelle commissioni che trattano il delicato problema dei confini fra Urss e rispettivamente Persia e Turchia. Diventa amico di S. Esenin, percorrono la Russia in treno, fra iniziative propagandistiche, feste alcoliche, canti di zingari, ragazze e recite smargiasse di poesie in stile imaginista. L’ombra dell’amico-terrorista grava però sul misterioso suicidio del poeta all’hotel Angleterre di Leningrado nel dicembre 1925.

Le missioni orientali del Nostro anticipano i film di 007: viaggi segreti in Afghanistan, Ceylon e Pamir travestito da derviscio per istigare alla lotta anti-britannica le tribù di osservanza ismailita, organizzazione del terrore bolscevico in Mongolia, con estensioni in Cina e Tibet, richiamo a Mosca per le proteste delle strutture locali del Partito spaventate dai suoi metodi violenti. In seguito è assegnato all’Europa, con il compito di far fuori il segretario personale di Stalin, B. Bažanov, che aveva defezionato fuggendo a Parigi. Malgrado le voci correnti di un successo dell’operazione (prese per buone anche nell’Arcipelago Gulag di Solženicyn) il bersaglio sopravvisse, morendo nel 1983.

Nel 1929 Blumkin è responsabile dell’Ogpu in Turchia, con la copertura di un traffico di manoscritti religiosi ebraici per finanziare la rete spionistica in Medio Oriente. Allo scopo assume con facilità, date le sue origini, un’identità ebraica ortodossa, muovendosi fra Ucraina, Azerbaigian e Palestina mandataria, da dove gli inglesi lo espellono. In Turchia, ahimè, nell’isoletta di Prinkipo al largo di Istanbul, è relegato Trockij; costretto da Stalin all’esilio dopo la sconfitta e l’espulsione dal Pcus. Il Nostro si è tenuto fuori ufficialmente dai conflitti interno di Partito, protetto dalla sua leggendaria fama di spia internazionale, ma in cuor suo è sempre rimasto fedele al suo salvatore e capo militare negli anni eroici della Rivoluzione. Va a trovarlo segretamente e riceve l’incarico da farsi latore di un innocuo messaggio a K. Radek e agli altri membri dell’Opposizione rimasti in Russia. Fu denunciato da Radek o già intercettato da qualche spia inerita nella cerchia dei collaboratori di Trockij a Prinkipo? Doveva soltanto portare una lettera o Stalin pensò che Blumkin fosse stato incaricato di assassinarlo, conoscendo per passata esperienza le doti omicide del collaudato terrorista s-r? Era pericoloso (secondo un’ipotesi piuttosto improbabile) in quanto nelle sue missioni segrete sarebbe venuto in possesso di un fantomatico dossier dell’Ochrana zarista sui trascorsi giovanili di Stalin in Georgia?

Fatto sta che, dopo l’incontro con Radek, M. Trillisser, capo dei servizi esteri dell’Ogpu, ordinò alla fascinosa agente Liza Gòrskaja (alias Liza Rozenzweig alias Elizabeth Zubilin) di «abbandonare i pregiudizi borghesi» e sedurre Blumkin per incastrarlo. Visto il personaggio, pare che entrambi siano entrati con slancio nell’operazione, protrattasi per parecchie settimane. Una volta che la Gòrskaja ebbe raccolto sufficiente materiale, gli agenti dell’Ogpu entrarono in azione, ci fu un tentativo di fuga, una sparatoria e una drammatica accusa di tradimento da parte di Blumkin a Liza. La quale avrebbe avuto una carriera tutta in ascesa, specializzandosi nei contatti con fisici atomici tedeschi e americani, in particolare con la cerchia intorno a Oppenheimer, svolgendo quindi un ruolo decisivo nell’infiltrazione nel progetto Manhattan – impresa per cui morirà, onorata, nel suo letto nel 1987. Secondo altre versioni il sodalizio Jakov-Liza daterebbe da prima e la denuncia sarebbe cominciata già quando una parte dei ricavati della vendita dei manoscritti ebraici fu stornata a favore di Trockij. Vani sarebbero stati anche i tentativi di Blumkin, su suggerimento di Radek, di giustificarsi presso il potente capo della Commissione Centrale di Controllo, Sergo Ordžonikidze – amico e connazionale di Stalin “suicida” nel 1937 durante la Grande Purga, che disapprovava.

Dopo l’arresto Blumkin fu portato nel novembre 1929 davanti un tribunale speciale dell’Ogpu composto dal capo, Menžinskij, dal vice Jagoda (uomo di Bucharin, allora alleato di Stalin) e Trillisser, suo superiore diretto per lo spionaggio internazionale. Jagoda propose la morte, Trillisser votò contro, il già malato Menžinskij si astenne. La decisione fu demandata al Politburo e Stalin insistette per adottare la sentenza capitale. Secondo V. Serge gli furono concesse due settimane per scrivere un’autobiografia, peraltro mai ritrovata. Il non troppo attendibile A.M. Orlov, alto dirigente dell’Ogpu e macellaio di anarchici e Poum in Catalogna, fuggito in Occidente nel 1938, sostenne che Blumkin, prima dell’esecuzione con il classico colpo alla nuca nella “stanza rossa” della Lubjanka, gridasse: Viva Trockij!

La notizia della sua uccisione (la prima di un oppositore bolscevico) fu tenuta nascosta per molti mesi o addirittura smentita. Non è stato mai riabilitato. Aveva al massimo 30 anni.

Menžinskij morì nel 1934 e il suo successore, Jagoda, il grande organizzatore del processo del 1936 contro Zinoviev e Kamenev, fu accusato di averlo avvelenato per ordine di Trockij e Bucharin, fu sostituito nel 1937, processato e fucilato nel 1938. Trillisser, che aveva vecchie ruggini con Jagoda, se ne era dissociato in tempo appoggiando, con la sua specifica competenza internazionale, l’ascesa dello stragista N.I. Ežov, di cui condivise la caduta e la morte nel 1940. Tutti i protagonisti di questa storia, eccetto Esenin, i polacchi Dzeržinskij e Menžinskij (e naturalmente i georgiani Stalin e Berija, ultimo erede della Ceka-Ogpu-Nkdv) erano ebrei. Così come gli scrittori Mandel’štam e Babel’, che abbiamo citato di striscio, anch’essi fucilati nel 1940. Una tragica odissea dell’ebraismo non sionista.