ITALIA

Milano, vittoria degli studenti del Manzoni: «No alle iscrizioni riservate a chi vive in centro»

La protesta è scoppiata contro una decisione fortemente escludente e ha costretto le autorità scolastiche a fare marcia indietro

L’entrata di una scuola pubblica riservata a chi abita in centro città e ha una media del 9 e 10 nelle «materie strategiche». È questa la delibera del consiglio d’istituto dello storico liceo classico milanese Manzoni che ha scatenato la protesta degli studenti. Riavvolgiamo il nastro. Lo scorso venerdì è stata pubblicata la circolare. Sabato mattina è andato in scena un picchetto fuori scuola a cui è seguito il colloquio con il vicepreside. Nello stesso pomeriggio è giunta la nuova decisione della preside: delibera sospesa.

Il provvedimento avrebbe reso molto più elitaria l’entrata al Manzoni, facendo prendere la direzione peggiore agli effetti prodotti dalla pandemia. I posti in classe sono diminuiti per via della Covid-19 e i requisiti per essere ammessi rischiano di diventare più restrittivi e classisti.

 

«Non potevamo accettare che nella nostra scuola accadesse una cosa del genere. E hanno dovuto ascoltarci», commenta Rebecca, studente e attivista del collettivo politico Manzoni che ha organizzato la protesta, tempestiva ed efficace.

 

Il collettivo era in assemblea il pomeriggio di venerdì 23 ottobre quando è arrivata la notizia dal consiglio d’istituto: «Nessuno di noi poteva partecipare al consiglio perché non si sono ancora tenute le elezioni e la nostra proposta di partecipare con una piccola delegazione era stata rifiutata – racconta Rebecca – ma la madre di un nostro compagno è nel consiglio, e quando hanno preso questa decisione ci ha subito avvisati».

Le scuole in Lombardia sono chiuse da lunedì 26 ottobre, per via delle nuove restrizioni dovute all’epidemia, perciò bisognava affrettarsi a organizzare la protesta, come spiega Rebecca: «Ci siamo detti “ora o mai più” e abbiamo organizzato un picchetto per la mattina successiva».

 

 

Alle sette e mezza erano davanti scuola, e tre persone – distanziate e con la mascherina – reggevano lo striscione che bloccava l’entrata, mentre lə altrə studentə del collettivo facevano interventi con il megafono e spiegavano il motivo della loro azione a chi era rimasto fuori da scuola. Non tutte le e gli studenti del liceo che si trovavano all’entrata erano al corrente della delibera del consiglio d’istituto, ma, grazie all’azione del collettivo, scioccatə, hanno subito sostenuto la protesta.

 

Vista la grande partecipazione, una delegazione di sessanta studenti è entrata per manifestare dentro la scuola: «Ci siamo misurati la febbre e rimanendo distanziati abbiamo raggiunto la presidenza, che è al primo piano – prosegue Rebecca – e ci siamo messi lungo due corridoi ad aspettare che arrivasse il vicepreside, perché la preside non era a scuola».

 

A questo punto Rebecca, insieme ad altrə due studenti, è riuscita ad avere un colloquio con il vicepreside, che tuttavia non è stato molto soddisfacente. La delegazione di tre attivistə è uscita dal colloquio con la sola promessa che sarebbe arrivata una circolare con il verbale del consiglio d’istituto che definiva il provvedimento come limitato solo a quest’anno, con l’impegno, per l’anno successivo, di trovare una soluzione diversa.

Ma nelle ore successive la notizia della protesta ha fatto il giro dei media e dei collettivi di Milano e dintorni, tanto che la preside, nello stesso pomeriggio, ha dovuto firmare una circolare che recita: «Dato lo scalpore suscitato dai nuovi criteri di iscrizione alle classi prime per l’anno scolastico 2021/2022 si ritiene opportuno sospendere la delibera in attesa di un ulteriore confronto». Il confronto si terrà al prossimo consiglio d’Istituto, il 6 novembre, e il collettivo politico Manzoni sta già preparando delle proposte concrete come alternativa alla tanto discussa delibera.

 

C’è un abisso che ormai da anni separa le amministrazioni degli istituti formativi e chi vive ogni giorno le aule delle scuole o delle università. E la protesta del collettivo politico Manzoni ne è un esempio.

 

La prima vocazione della scuola pubblica, laica e solidale, è l’inclusione, ma nonostante questo il consiglio d’istituto del liceo milanese, con la motivazione della lotta all’epidemia di Covid-19, non ha esitato ad approvare una norma interna dai caratteri fortemente classisti ed escludenti. Un provvedimento che è stato fermato solo grazie alla mobilitazione del corpo studentesco. Dall’inizio della pandemia non è la prima volta che si assiste a un’operazione del genere e probabilmente non sarà neanche l’ultima.