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Los3saltos: come suona la Cumbia in Italia

Los3saltos è un gruppo di cumbia romano nato nel dicembre 2010 dal collettivo di murga Los Adoquines de Spartaco, composto da sette musicisti, che ha appena realizzato il suo nuovo terzo album Risacca. Abbiamo incontrato Claudia, chitarra e voce del gruppo.

 

Può essere riduttivo definire Los3saltos un gruppo di cumbia, si intrecciano, infatti, nelle vostre canzoni murga, cumbia, folk italiano, reggae e ritmi latinoamericani, ma anche l’eco della canzone d’autore italiana, e l’aria delle periferie di Roma Est. Spiegaci come nasce questo mix di incontri, di musica e parole.

Nasce dall’incontro tra la musica che abbiamo sempre ascoltato e la murga che ci ha fatto scoprire le sonorità latino-americane tra cui la cumbia. Il nostro gruppo, infatti, nasce dal collettivo di murga Los Adoquines de Spartaco del Csoa Spartaco al Quadraro. La murga è un’arte del carnevale di Buenos Aires, una commistione potentissima di ballo e percussioni, dove i movimenti dei ballerini simulano la liberazione dalle catene degli schiavi. L’intreccio di diversi stili ritmici è la natura multiforme della murga, che la nostra band esprime in questo mix di generi musicali.

 

Siete uno dei gruppi che sta costruendo la scena della cumbia in Italia, suonandola e partecipando a progetti come l’Istituto Italiano di Cumbia. Cos’è la Cumbia, che sonorità incontra in Italia, come ci siete arrivati e dove vi porterà?

La cumbia nasce originariamente in Colombia sulle coste del Pacifico dall’unione dei canti indigeni e dei tamburi degli schiavi africani, e si espande rapidamente in tutta l’America Latina. In Italia, per il momento, l’approccio alla cumbia è sicuramente più elettronico sulla scia della nu-cumbia prodotta da alcuni famosi dj di musica latam. Los3saltos si distinguono da questo approccio, perché noi come band suoniamo ‘per davvero’ degli strumenti che si avvicinano di più alla tradizione cumbiera (congas, guiro, bombo, ecc.). Come spiegavamo ci siamo arrivati principalmente attraverso la murga che contiene essa stessa diversi ritmi tra cui quelli della cumbia. E a noi piace molto, ci fa esprimere al massimo, e speriamo ci porti lontano!

 

«Lacci com’è che se li stringo son più stretti, perché non hanno il minimo rispetto di me, son le catene che mi metto con te, stracci di te, ti ho detto in mille modi stacci con me, ma dove sposto tu rimetti…» questo il ritornello del vostro nuovo singolo. In queste brevi strofe si capisce l’incontro tra le sonorità sudamericane e la canzone d’autore italiana e la vostra capacità poetica semplice ma potente. Raccontaci questo nuovo album, il terzo, autoprodotto grazie ad un crowdfunidng, e pieno di ‘pornografiasentimentale’….

‘Risacca’ per noi ha un titolo emblematico: Los3saltos è come un moto ondoso continuo che travolge e trascina via con sé tutto ciò che incontra stravolgendo le definizioni di genere musicale e ribaltando gli stilemi dell’ascolto, perché oltre ad ascoltare in un live de Los3saltos è richiesto esplicitamente di ballare in un movimento perpetuo, per l’appunto.

Abbiamo utilizzato il crowdfunding che ha prodotto risultati superiori alle nostre aspettative e ci ha avvicinato ad una considerevole fetta di sostenitori oltre ad aiutarci considerevolmente nella produzione dell’album che è stato co-prodotto, registrato e mixato presso il Renoize Project Studios dell’LOA Acrobax. Rispetto ai lavori precedenti, ovviamente, c’è una crescita sia musicale che di scrittura dei testi: in alcune tracce salutiamo ciò che eravamo nei precedenti lavori (un’ep “Los3saltos” e un lp “s3s”), in altre accogliamo ciò che saremo nel nostro prossimo futuro. La pornografia sentimentale è fuori moda, non ne parliamo!

 

Una cumbia che suona di libertà, una cumbia rossa come la definite nella canzone El Trabajodor, una cumbia resistente, una cumbia che nasce tra le mura del centro sociale Spartaco e che suona ovunque ci sia uno spazio indipendente. Quanto è difficile fare oggi musica in Italia, e quanto difficile farlo a partire da spazi di autoproduzione?

In Italia, i musicisti non hanno mai avuto vita facile e la situazione è più difficile che in altri paesi. Autoprodurci è stata l’unica soluzione per farci conoscere, e siamo ancora all’inizio di un lunghissimo cammino.

Non riusciamo bene a immaginare un altro posto, dove questo nostro progetto sarebbe potuto nascere, se non tra le mura del Csoa Spartaco. Proprio perché fare musica in Italia si rivela spesso un dramma (pochi spazi, poche tutele per gli artisti, difficoltà a esibirsi per le più svariate ragioni, ma principalmente economiche, ecc.), gli unici posti che tutelano e incentivano i musicisti emergenti, e non, sono gli spazi autogestiti. In questo Spartaco per noi è stato fondamentale.

 

Che ruolo ha avuto Spartaco e in generale i centri sociali per il vostro gruppo e la vostra musica, cosa altro potrebbero fare i centri sociali autogestiti di questa città per far sviluppare le autoproduzioni?

Come spiegavo prima, i centri sociali sono spazi che vanno difesi, perché sono gli unici luoghi in cui la cultura è accessibile a ogni cittadino. Per noi arrivare lontano con la nostra musica significa rappresentare il contesto da cui veniamo e da cui siamo direttamente influenzati, sia nei nostri testi che nella nostra mentalità. Attraverso la nostra espressione artistica immaginiamo una città diversa, fatta di quartieri dove la gente ha a disposizione degli strumenti culturali per confrontarsi, crescere, resistere alla solitudine e difendersi. L’apertura e il dialogo è ciò che gli spazi di auto-produzione dovrebbero sempre tutelare per andare avanti e sopravvivere.