ITALIA

Licenziamenti Gkn, operai e operaie insorgono in corteo

A Campi Bisenzio (Firenze), l’assemblea permanente degli impiegati della fabbrica Gkn-Driveline denuncia la gestione aziendale e mette in campo una mobilitazione di sostegno per chi ha perso il lavoro

Sono in circa 500 lavoratori e lavoratrici ad essere stati licenziati in tronco tramite e-mail nella mattinata di venerdì alla Gkn-Driveline di Campi Bisenzio (Fi). Una notizia arrivata con tempistiche e modalità spiazzanti per i dipendenti dell’azienda ma di certo non inaspettata.

Appena ricevuta la notizia dei delegati sindacali, operai e impiegati accorrono numerosi ai cancelli dell’azienda, dove si percepisce una presenza difforme da quella di una normale giornata di permesso aziendale collettivo.

Dopo il turno di notte, infatti, la fabbrica cambia totalmente scenario. Ai cancelli non vi sono più i portieri dell’azienda ma squadre di sorveglianza privata assunte dall’azienda, una scena ormai diventata consueta negli ultimi tempi.

I lavoratori riescono comunque a entrare nello stabilimento, in cui giacciono i semiassi ultimti nell’ultimo turno smontante alle sei del mattino così come le linee inattive del macchinari assemblati poche ore prima. Gli operai raccontano di come la produzione nello stabilimento non si fosse mai fermata, nemmeno durante la pandemia; di macchinari e robot da poco acquistati, imballati nel cellophane e giacenti in magazzino; delle commesse in uscita che mai arriveranno a destinazione.

La Rsu e il Collettivo di fabbrica-Gkn denunciano con forza quella che è la realtà dell’“industria 4.0” nel paese, dove ai gruppi multinazionali viene permesso di usufruire di finanziamenti – governativi e comunitari – a fondo perduto e di incentivi finanziari sull’acquisto di macchinari che però verranno utilizzati in altri paesi in cui la manodopera costa meno.

Alcuni operai raccontano di come abbiano eseguito il montaggio di nuove linee produttive nei giorni antecedenti al licenziamento collettivo e della realtà finanziaria entro cui si muove il gruppo Melrose: «L’ultima volta che si discusse con l’azienda del nostro premio di risultato, avevamo fatto notare come quest’anno ci fossero 4 milioni di ammortamenti in negativo, cioè 4mln di euro di investimenti per cui sono stati utilizzati incentivi pubblici».

Lo stabilimento ex Fiat passato nelle mani del gruppo Gkn-Driveline nel 1994, è da quattro anni nelle mani del fondo d’investimento finanziario inglese Melrose. La dirigenza arrivata a visionare le linee appena dopo l’acquisto ha attuato la strategia del comprare, migliorare, vendere, dove per migliorare il gruppo intende tagliare.

La Gkn-Driveline è solo uno dei pezzi del puzzle del ridimensionamento dell’industria automobilistica italiana. Gkn-di cui lo stabilimento di Campi Bisenzio era tra i maggiori fornitori di semiassi per gli stabilimenti italiani del gruppo Fca-ha già modificato la propria supply chain, facendo arrivare gli stessi prodotti dagli stabilimenti spagnoli e dell’Est-Europa.

Tutto questo avviene nonostante la giacenza in magazzino di ordini pronti per partire per gli stabilimenti di Dacia, Fiat Ducato, Ferrari e Maserati. Dal Collettivo di fabbrica – lavoratori Gkn non c’è nè paura nè sgomento. Così viene detto in assemblea:

«Sì, noi siamo stati sorpresi, tra l’altro lo dico anche con imbarazzo, perché per un delegato sindacale e per un operaio farsi sorprendere così dall’avversario che da anni cerca di chiudere questo stabilimento non è una cosa di cui vantarsi. Non mi dite quanto sono cattivi: hanno fatto purtroppo, esattamente il loro mestiere. E il loro mestiere, di questo fondo finanziario, era di venire e chiudere Firenze.

In quattro anni hanno curato ogni singolo dettaglio nel provare a chiudere questo stabilimento, loro e non solo loro, perché comunque noi lavoriamo in un’industria automobilistica che è stata smantellata, prima di Fiat, ora di Fca e di Stellantis»

Dalle voci dell’assemblea permanente c’è la ferma consapevolezza che questa sarà una battaglia lunga.

Il susseguirsi delle iniziative di solidarietà da parte del tessuto sociale locale – dai circoli Arci ai centri sociali – rende esplicita la centralità della lotta alla Gkn per il tessuto sociale della zona: se cade la Gkn, cadiamo tutti. Da qui lo slogan della lotta: INSORGIAMO.

«Insorgiamo perché quello che conta è il divenire di questa lotta e di questa fase politica post sblocco dei licenziamenti. Dal 1 luglio ci sono stati 152 licenziamenti alla Giannetti Ruote in Brianza, 422 alla Gkn, chissà quanti in piccole-medie industrie hanno perso il lavoro e a quanti non è arrivato il rinnovo del contratto a tempo determinato. Uno scenario dove insorgere significa chiedersi per quanto ancora tutto questo possa essere ancora sopportabile».

L’assemblea dà vita a un corteo spontaneo che invade i viali tra la fabbrica ed il centro commerciale lì davanti. Il corteo con gli operai alla testa ed i solidali subito dietro chiede dignità, lavoro e unità di classe.

In coda emergono sindacalisti e operai Si Cobas – legati a doppio filo con il Collettivo di fabbrica – lavoratori Gkn per la solidarietà reciproca mostrata negli scioperi – lavoratori FedEx sorpresi nel vedere al turno di mattina «tutte le bandiere del sindacato fuori dalla fabbrica dove settimana prossima dovevo passare a ritirare una commessa», lavoratori delle fabbriche circostanti e solidali.

Nel mentre continuano le passerelle dei rappresentanti istituzionali, con in primis Giani, Bonafè, Nardella e Biffoni – passato alle cronache per l’aver rifiutato ogni tipo d’incontro con i SI Cobas Prato e Firenze. A questi si aggiungono le insufficienti risposte del segretario generale della Cgil che pare aver rimosso dal suo vocabolario le parole sciopero generale e l’incredulità di Enrico Letta che dichiara: «se è così rivediamo la norma» sullo sblocco dei licenziamenti.

Il mondo della politica istituzionale, insomma, sembrerebbe alieno alla realtà industriale e lavorativa del paese, mostrandosi sbigottito per le modalità con cui si licenzia, non per la sostanza dell’atto.

Intanto, ai cancelli della Gkn si continua a presidiare la fabbrica tornando sui propri turni giornalieri, di modo che lo stabilimento possa rimanere nelle mani degli operai ed evitare attacchi padronali come quelli tristemente finiti in capo alle cronache negli ultimi mesi.

La promessa resta quella iniziale, racchiusa nello slogan “Insorgiamo” e nelle parola dei delegati Rsu: «Noi proveremo una lotta disperata, sperando una cosa, lo prego anche ai colleghi quando saranno intervistati, non diciamo che il problema sono i 420 più indotto, lavoratori Gkn, ecc, (500 famiglie), non lo diciamo. il problema sono tutti gli altri che come noi lunedì lavoreranno ma che non sanno esattamente come noi quando potrebbe accadere anche a loro e gli va fatto capire perché se questa vertenza resta isolata e ci portano a spasso nei vari tavoli, sì, noi resisteremo e daremo tutto ma è evidente che noi dobbiamo puntare al fatto che questa vertenza si generalizzi».

Tutte le immagini di Luca Mangiacotti