editoriale

Liberi tutti aggratis

Salvini sproloquia sui vaccini e ne chiede la riduzione di numero e la non imposizione obbligatoria. Di Maio, oltre a rinviare di almeno due anni l’introduzione del reddito di cittadinanza, spiega che non solo dura poco ed è subordinato all’accettazione di qualsiasi impiego, ma che nell’attesa bisogna pure lavorare gratis per otto ore a settimana. Ecco, non prendiamocela con i diarchi anzi incoraggiamoli a passare dalle enunciazioni ai fatti: le facessero queste cose e ci sarà di ridere

Prendiamo Salvini che deplora l’abuso dei vaccini e la pretesa di imporne l’obbligatorietà. Vabbè, non ha competenza in materia, assomiglia alla pubblicità: un’amica mi ha detto che per togliere il colesterolo è buono questo o quello. Dettagli, i tecnici vanno bene per riparare la lavatrice mica per l’amministrazione, sennò stai con la casta. E poi ne abbiamo piene le palle di questa retorica su Jenner che sperimenta il vaccino del vaiolo su suo figlio o con la campagna diffamatoria contro i no-vax. Ognuno è padrone a casa sua, sia che voglia costruire abusivamente (a meno che non sia una rom malata terminale di cancro) sia che spedisca il figlio non vaccinato a contagiare i compagnucci in un asilo. Libertà prima di tutto. E per tutti (loro) adulti e non vaccinati. Visto “che ce li dobbiamo tenere”.

Piuttosto preoccupiamoci di vaccinare i nostri figli e facciamo il possibile perché lo stesso avvenga con categorie poco assistite, per esempio i minori migranti che sbarcano non accompagnati in Italia e i bambini sinti e rom, e lasciamo libertà totale agli altri, ché vogliamo costringerli all’«immunità di gregge»? Orrore! Il rischio è bello: ognuno diventi imprenditore di se stesso, sfidi pure polio e meningococchi, crescerà con le palle quadrate e da grande si divertirà ad abbattere i ladri in giardino, in mezzo ai nanetti.

Prendiamo invece Di Maio e la sua versione leggermente punitiva del reddito di cittadinanza. Sbaglia chi ne denunciava i toni workfaristici alla Hartz 4, questa storia che devi accettare tre offerte di lavoro o sei fuori, roba patetica da film di Ken Loach. Sappiamo benissimo che a tre offerte vere di lavoro non ci si arriva in Italia, manco a trasferire una maestra con dieci figli da Siracusa a Sondrio e quindi bisogna prevedere qualcosa in attesa che si creino posti di lavoro. Mica vorrete distribuirli come se fosse presidenze Acea o consulenze fantasma? Ed ecco la soluzione Di Maio – e non ditemi che deve aver visto qualche film sugli sdraiati o compulsato in modica quantità l’Amaca di Michele Serra.

«Obiettivo del reddito di cittadinanza non è dare soldi a qualcuno per starsene sul divano, ma è dire con franchezza: hai perso il lavoro, il tuo settore è finito o si è trasformato, ora ti è richiesto un percorso per riqualificarti ed essere reinserito in nuovi settori. Ma mentre ti formi e lo Stato investe su di te, ti do un reddito e in cambio dai al tuo sindaco ogni settimana 8 ore lavorative gratuite di pubblica utilità».

Finalmente lo si grida fuori dai denti: se hai perso un lavoro (ma anche se non riesci a trovare il primo) è perché sei un perdente: hai scelto male il tuo settore (tipo la fabbricazione di caratteri mobili di stampa o la filosofia) oppure stavi in un settore giusto, ma ti sei allargato a rivendicare qualche tuo diritto di merda. Non ti lamentare, fai piuttosto un corso di riqualificazione e, visto che tanto non funzionerà, fai qualcosa di utile nel frattempo. Cioè mettiti in concorrenza con altri sfigati per il lavoro municipale gratuito: con le pecore che pareggiano l’erba nei parchi pubblici abbandonati, con i gabbiani che svuotano i cassonetti dell’Ama di Lanzalone, con i richiedenti asilo in attesa di verdetto (la pacchia è finita, anzi strafinita!), con i carcerati in gang chain.

Mica è detto che siano otto ore di lavoro noioso, anzi possono essere compiti emozionanti. A Roma, per esempio, potrebbero consistere nel dare la caccia ai cinghiali oppure nello stazionare alle fermate dei bus spiegando ai cittadini inferociti che i mezzi che non passano mai è colpa del servizio pubblico e potrebbero votarne la privatizzazione al prossimo referendum. C’è infine l’utilissimo ruolo sociale del saltafila, magari ai centri per l’impiego quando saranno istituiti e finanziati…Inoltre scaricherebbero gratis, senza pagare strizzacervelli, il loro senso di colpa per aver fallito nella vita e doversi mantenere indebitandosi con i cravattari.

Ma naturalmente non vogliamo accollare niente a nessuno, né vaccinazioni né opprimenti redditi di cittadinanza. Anzi, suggeriamo in alternativa ai LSU di recapitare curricoli (anche taroccati) per candidarsi a consiglieri comunali e regionali e a parlamentari pentastellati nonché a consulenti per lo stadio della Roma – lavori leggeri e ben retribuiti, che conferiscono per di più prestigio sociale e visibilità mediatica. Altro che “reinserimento” – diciamolo con franchezza. L’ascensore sociale a 5 stelle ti porta dal basso all’alto senza fare le scale.

Insomma, qualche esternazione dei nostri governanti giallo-verdi sarà esagitata o risibile, ma non dobbiamo essere prevenuti: c’è anche del buono in quanto dicono, basta prenderlo nel senso giusto e incalzarli a fare di meglio.