editoriale

Lettera di un gilet jaune italiano ai gilets jaunes francesi: “il governo italiano sostiene la nostra lotta?”

Abbiamo ripreso dalla rete, e tradotto per il pubblico italiano, questo testo che riguarda le recenti dichiarazioni a sostegno del movimento che da settimane sta scuotendo la Francia del vice-premier e leader dei 5 Stelle Luigi Di Maio. Questa lettera ha circolato nella giornata di ieri nelle reti sociali e nelle pagine fb dei gilet gialli stimolando un interessante dibattito sulle prospettive del movimento

Cari gilets jaunes, cari compagni di lotta,

Sono un lavoratore italiano che vive in Francia da qualche anno e che ha preso parte al movimento fin dall’inizio. Vivo in Francia perché, come molti altri lavoratori dei paesi del Sud Europa – lavoratori italiani, spagnoli, greci, portoghesi – sono stato spinto a emigrare dalle politiche di austerità. In paesi come il mio, il neoliberalismo e le politiche di austerità sono arrivate molto prima che in Francia, subito dopo la crisi del 2008. Queste politiche, come voi sapete, hanno prodotto disoccupazione, precarietà, privatizzazione delle infrastrutture e dei servizi pubblici essenziali, degli ospedali, delle scuole, delle università. Il crollo del ponte Morandi a Genova, l’estate scorsa, è tristemente il simbolo di ciò che l’austerità ha prodotto in Italia. L’austerità lacera il tessuto sociale del paese creando senso di solitudine, isolamento e lotta tra i poveri. Una vera e propria guerra sociale è stata condotta in questi anni su scala europea, come voi sapete bene. Questa guerra è partita dai paesi del Sud Europa e ora è arrivata anche in Francia.

Ho partecipato a tutti gli Atti del movimento, anche durante il periodo di Natale. Ho scoperto un movimento aperto a ogni individuo, di ogni nazionalità o colore della pelle. È stato per me un Natale straordinario, quello del 2018, passato con voi nei blocchi e nelle strade di Parigi, i sabati come durante la notte di Capodanno sugli Champs-Élysées. Sabato scorso ero ancora in piazza con voi e lo sarò nelle prossime settimane, finché non vinceremo. Ho scoperto, in queste otto settimane di lotta e di rivolta popolare, il senso di parole come solidarietà, fraternità, libertà, eguaglianza, democrazia. Quella dei gilets jaunes è una lotta che va ben oltre la Francia. Se vinceremo in Francia, il paese dove la rivoluzione è nata, i gilets jaunes potranno vincere anche altrove, seguendo il nostro esempio.

I media francesi non parlano molto del fatto che i gilets jaunes stanno già apparendo in altri regioni e paesi, auto-organizzandosi dal basso: nei Paesi Baschi, in Catalogna, in Belgio, in Olanda, in Germania, in Grecia, in Africa del Nord e in Medio Oriente. Parlano invece del sostegno che i governanti e i politici di altri paesi stanno dando ai gilets jaunes.

Ho letto ieri sui giornali francesi che il vice-presidente del governo italiano e leader del movimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio, ha dichiarato il suo sostegno al movimento dei gilets jaunes. I media francesi hanno dato risalto a questa notizia. Perché? Perché una mossa propagandistica di un politicante italiano è stata così ripresa ed enfatizzata dai media francesi? Perché i media francesi non parlano dei tanti cittadini europei che sostengono i gilets jaunes e che vogliono seguire il loro esempio? A loro interessa solo parlare di Di Maio, di Salvini, di Assad o di Putin, per infangare l’immagine del movimento, per mostrare all’opinione pubblica che i gilets jaunes non sono indipendenti, che sarebbero pilotati e manipolati dai governi di altri paesi o non si sa da quale fantomatico complotto internazionale.

È l’ultima delle falsificazioni dei media: dopo aver accusato il movimento di razzismo e antisemitismo, dopo aver sostenuto che la sua rivendicazione principale era quella del “mariage pour tous”, ora proveranno a dire che il movimento è manipolato da paesi stranieri e da governi populisti. Facciamoci una risata sopra, continuiamo a lottare e a bloccare il paese! Il fatto che all’estero si parli sempre di più dei gilets jaunes è solo il segno della forza della nostra lotta.

Da cittadino di origine italiana voglio aggiungere qualcosa su Luigi di Maio, il “mio” vice-presidente del Governo. Perché questo personaggio che indossa la giacca e la cravatta anche quando dorme, dichiara d’improvviso di sostenere i gilets jaunes e di voler mettere a disposizione del movimento la piattaforma informatica Rousseau? Perché in queste otto settimane Di Maio ha taciuto sui gilets jaunes, e ora d’improvviso ne parla? La risposta è semplice: Di Maio è in crisi di consensi e di legittimità in Italia, perché ha tradito il suo popolo nella negoziazione con l’Europa e non ha mantenuto le promesse elettorali. Di Maio elogia i gilets jaunes perché sa che i cittadini italiani sostengono il movimento francese. Prova a recuperare il consenso degli italiani elogiando i gilets jaunes.

Di Maio è un impostore, un mentitore, un manipolatore di consensi. I suoi elettori non gli perdoneranno il tradimento delle principali promesse della campagna elettorale. Di Maio diceva di voler difendere il patrimonio pubblico e i beni comuni in Italia, e invece nella trattativa con Bruxelles ha messo nel piatto la vendita ai privati del patrimonio pubblico italiano, per un valore di 16 miliardi: immobili, terreni di proprietà pubblica, beni di importanza storica e culturale. E voi sapete quanto sia importante il patrimonio storico e culturale italiano. Di Maio diceva, prima delle elezioni, di voler fermare le “grandi opere inutili” come il gasdotto in Puglia che sta devastando il territorio e le spiagge di quella bellissima regione, o come il Terzo Valico in Liguria. E invece lui e Salvini hanno deciso di proseguire nella devastazione del territorio italiano.

Proprio come i vecchi politicanti, anche i “nuovi” politicanti del governo italiano hanno perseguito una politica di privatizzazione dei beni e dei servizi pubblici. Di Maio aveva promesso, contro la povertà, il Reddito di Cittadinanza. Hanno invece approvato una misura assistenzialistica e umiliante per i disoccupati italiani. Di Maio e Salvini dicevano di voler ridurre la pressione fiscale in Italia, che invece rimane praticamente la stessa. Di Maio e Salvini dicevano di non voler rispettare i vincoli di bilancio imposti da Bruxelles, per poter rilanciare politiche di investimento e di occupazione in Italia. Alla prima minaccia di Bruxelles hanno invece ceduto, per il semplice fatto che sono degli impostori.

La piattaforma digitale Rousseau, che di Maio vorrebbe mettere a disposizione dei gilets jaunes è semplicemente una truffa. Di Maio insulta i gilets jaunes se pensa che il nostro movimento abbia bisogno della sua piattaforma. La piattaforma Rousseau è contraria allo spirito di condivisione e di libertà della rete. Nonostante il nome che porta non favorisce la partecipazione diretta, il suo codice e il suo algoritmo non sono liberi e a disposizione di tutti ma di proprietà privata di un’impresa, la Casaleggio Associati, che ha preso in ostaggio gli iscritti del Movimento 5 Stelle. Macron e Di Maio, sebbene si presentino come due figure opposte, condividono lo stesso sogno: fare della Francia e dell’Italia una start-up nation! Il movimento dei gilets jaunes ha dimostrato di sapersi auto-organizzare in rete, di usare i suoi canali di comunicazione indipendente per organizzare ogni Atto, per prendere delle decisioni collettive, per stilare la lista delle rivendicazioni. Abbiamo fatto un uso consapevole e collettivo degli strumenti della rete. No, non abbiamo bisogno di una piattaforma che usa il nome di “Rousseau” per usurpare la democrazia diretta e per truffare i cittadini!

Di Maio è colui che ha sempre dichiarato che, se in Italia non ci fosse stato il movimento Cinque Stelle, ci sarebbe stata una rivoluzione. Di Maio ha paura della rivoluzione e si è sempre schierato con la polizia quando i cittadini non hanno rispettato le imposizioni ingiuste del Ministro degli Interni e dei Prefetti. Il Movimento Cinque Stelle ha recuperato e strumentalizzato il sentimento di “averne piene le scatole” dei cittadini italiani nei confronti del vecchio e corrotto sistema politico, dando loro l’illusione di poter cambiare il paese solo attraverso lo strumento delle elezioni. Ma noi, gilets jaunes, sappiamo bene che soltanto con le elezioni non si cambia nulla! E che coloro che intendono presentare il simbolo dei gilets jaunes alle prossime elezioni europee sono solo dei manipolatori!

Di Maio diceva di voler introdurre in Italia la democrazia diretta, e invece appena andato al governo ha stipulato un compromesso da vecchia politica con Matteo Salvini, un politicante di professione che fa politica da più di venti anni, stipendiato dagli italiani. Salvini appartiene a un partito trasformista che, fino a qualche anno, fa predicava la secessione del Nord (ricco) contro il Sud (povero) dell’Italia e oggi d’improvviso si professa rappresentante dell’unità del paese, prendendosela con i più poveri, promuovendo il razzismo di Stato e la chiusura dei porti.

La parabola italiana è utile per noi, gilets jaunes, per una ragione. Perché ci mostra che in Europa ci sono due nemici contro cui combattere: da un lato, le élites neoliberali di Bruxelles e i loro rappresentanti in Francia come altrove. E dall’altro, i finti tribuni della plebe, che predicano la democrazia diretta per truffare i cittadini europei e per illuderli.

Rifiutiamo la strumentalizzazione politica, da ovunque essa venga!

 

Lettera apparsa in francese sulla pagina di Global Debout

Traduzione italiana a cura di DINAMOpress