EUROPA

La Viome sotto attacco in Grecia

In piena pandemia, sono stati interrotti i servizi elettrici alla fabbrica recuperata di Salonicco che produce saponi per i campi profughi di Moria. La denuncia e la chiamata al sostegno e alla solidarietà

In piena epoca di confinamento e quarantena, mentre avanza la pandemia nel mondo, arriva la denuncia dei lavoratori e delle lavoratrici della fabbrica recuperata e autogestita Viome di Salonicco: l’azienda che si occupa del servizio elettrico assieme al governo hanno interrotto le forniture di energia elettrica colpendo così duramente l’esperienza di autogestione produttiva.

Occupata dai suoi lavoratori nel 2013, in piena crisi greca, dopo una dura lotta contro i padroni speculatori, contro la disoccupazione e la povertà, la Viome rappresenta un percorso lungo di autogestione del lavoro, riconversione ecologica, riorganizzazione dal basso del lavoro, dei servizi, delle reti di distribuzione. Una sperimentazione che è cresciuta e si è arricchita attraverso centinaia di incontri e di relazioni costruite su molteplici scale e con differenti esperienze. Dalla solidarietà che tanti abitanti di Salonicco, reti solidali e organizzazioni sociali hanno dimostrato fin dal principio della lotta, fino ai movimenti anti-austerità in Grecia negli anni più duri della crisi, la Viome è cresciuta costruendo nel tempo relazioni a livello europeo e globale, in particolare con la Rete Internazionale dell’Economia dei lavoratori e delle lavoratrici, spazio di incontro, dibattito e organizzazione che da più di dieci anni coinvolge lavoratori dell’autogestione, ricercatori, studenti ed attivisti di diverse parti del mondo, dall’Argentina e dall’America Latina fino a Europa, Asia e Africa. Trame fondamentali di condivisione, dibattito, scambio e crescita per le esperienze di recupero e autogestione delle imprese che sono crescite negli ultimi decenni.

Dopo aver resistito a condizioni molto avverse sul mercato, a tentativi di sgomberi e di vendita all’asta dello stabile, la cooperativa di lavoratori che autogestisce la fabbrica si trova di nuovo sotto attacco: lo scorso 30 di marzo, prima dell’alba, alle 6.30 del mattino, il governo ha ordinato a una squadra dell’azienda pubblica dell’elettricità (DEI) di tagliare la corrente alla fabbrica della Viome. Come denunciano in un comunicato, assieme agli addetti dell’impresa «per proteggere il tentativo di mettere fine alla nostra lotta, c’erano i MAT (le squadre antisommossa della polizia greca, ndr). Come potevamo aspettarci, il divieto di movimento per alcuni vale meno che per altri. Se i lavoratori della Viome si riunissero per protestare sarebbero fuorilegge, ma i poliziotti e alcuni zelanti lavoratori dell’azienda DEI possono farlo per toglierci la corrente. Ce l’hanno tagliata con il pretesto che siamo illegali».

Ma la questione è politica: come denunciano i lavoratori, l’obiettivo di questo gravissimo attacco, che metta in difficoltà la produzione della fabbrica e il reddito dei lavoratori che formano parte della cooperativa e della distribuzione dei prodotti, è quello di interrompere e delegittimare i legami di solidarietà sociale che rendono possibili le lotte e la riproduzione della vita nella crisi. Infatti, come gli stessi lavoratori annunciano, l’attacco arriva in piena pandemia, proprio quando hanno cominciato a produrre «saponi da inviare al Campo rifugiati di Moria, a persone che non li hanno e non possono procurarseli». Inoltre, la Viome ha prodotto detersivi da mandare «nelle carceri che lo Stato lascia in balia della pandemia. E ovviamente abbiamo continuato a produrre detergenti per le famiglie degli strati popolari che non possono permettersi il “lusso” di proteggersi dal virus, poiché devono andare a lavorare in posti affollati per incrementare i profitti dei ricchi», raccontano i soci della cooperativa.

L’offensiva è inaccettabile: in un momento di gravissima crisi, attaccare una fabbrica che produce saponi, garantendo lavoro, prezzi giusti, circolazione e distribuzione di prodotti essenziali a detenuti, settori popolari e migranti. «Mentre lo Stato ordina la chiusura di una fabbrica che rispetta tutte le misure di sicurezza dei lavoratori, lascia operare senza controlli le grandi imprese», denunciano in un comunicato i lavoratori, specificando che rispetto alla questione dell’allaccio all’energia elettrica, hanno chiesto più volte la formalizzazione dell’allaccio, con un contratto intestato alla cooperativa e il pagamento della corrente utilizzata, senza però ottenere né risposte né risultati.

Se l’attacco dimostra la volontà di chiudere la fabbrica, fermando la produzione in un impianto che garantisce prodotti per la pulizia in piena emergenza per il Covid-19, la solidarietà di fronte a un attacco politico gravissimo non si è fatta attendere. Nonostante l’intervento sia avvenuto all’alba, proprio per evitare forme di risposta solidali, molte persone continuano ad acquistare i prodotti Viome per sostenere l’invio di saponi e prodotto di pulizia ai campi profughi e nelle carceri. E inoltre, altro gesto di solidarietà davvero fondamentale, è stato consegnato un gruppo elettrogeno alla cooperativa, in modo da permettere ai lavoratori della fabbrica di poter andare avanti con la produzione nell’attesa di tornare all’allaccio con la rete elettrica, che hanno promesso sarà ottenuto con qualsiasi mezzo.