MONDO

La stampa indipendente sotto attacco in Colombia

Due giornalisti di Colombia Informa hanno subito un brutale attacco da parte della Squadra Mobile Antisommossa ESMAD. Un reporter e una reporter che stavano filmando le mobilitazioni nel punto di resistenza di Portal Américas a Bogotá sono stati perseguitati ed aggrediti dalla polizia mentre svolgevano il loro lavoro informativo. Riportiamo la denuncia e l’editoriale del media di comunicazione popolare e indipendente colombiano


Esprimiamo, come redazione di Colombia Informa, una grande preoccupazione per l’aumento della violenza da parte della forza pubblica nei confronti delle mobilitazioni. Secondo gli ultimi dati relativi alle violazioni dei Diritti Umani e del Diritto Internazionale Umanitario, a causa dell’azione della forza pubblica tra il 28 aprile e il 10 maggio hanno perso la vita 52 persone, 489 sono state ferite, 435 desaparecidas, 1.365 arrestate in modo arbitrario, mentre ci sono stati 15 casi di violenza sessuale e 709 denunce di abuso di autorità.

Nello stesso periodo, vi sono stati 122 attacchi contro i media indipendenti nell’ambito delle mobilitazioni del Paro Nacional. Queste cifre le conosciamo grazie all’infaticabile lavoro degli attivisti e delle attiviste in difesa dei diritti umani che assieme alla stampa ogni giorno e ogni notte mettono a rischio la propria vita per poter raccontare quel che sta accadendo in Colombia, dato che siamo in “allerta rossa”, mentre il governo nega e nasconde i risultati della risposta repressiva che provoca morte e colpisce il legittimo diritto alla protesta e al dissenso.

L’Agenzia di Comunicazione dei popoli Colombia Informa denuncia e condanna l’attacco dell’Esmad che ha colpito due dei suoi corrispondenti mentre svolgevano la legittima attività di informare, e per noi è un attacco a tutto il nostro progetto di comunicazione.

Riprendendo una delle tante grafiche che circolano negli ultimi giorni, diciamo alle forze di polizia di smettere di sparare, e che siamo disarmati e disarmate. Ma abbiamo dalla nostra l’allegria di avere dei compagni, così come il sogno di un paese migliore.

Quando un governo ha così tanta paura di ciò che la stampa potrebbe raccontare, è perché questo governo ha paura della verità.

Sappiamo che le politiche di Iván Duque puntano ad affamare il popolo, per far si che lui e la sua banda possano continuare a mantenere tutti i loro privolegi. Ma Duque deve sapere che né i suoi proiettili, né i suoi carri armati né le sue politiche di morte fermeranno la nostra lotta.

Vogliamo ricordare al governo l’articolo 12 della Legge 51 del 1975: «I funzionari pubblici e specialmente le autorità di polizia, devono garantire la libera mobilità del giornalista e l’accesso ai luoghi dell’informazione, per garantire il pieno compimento della sua missione di informare, eccetto nei casi riservati conformi alla legge. La violazione di quanto disposto anteriormente sarà considerata cattiva condotta, sanzionabile con una destituzione».


Il lavoro dei media e dei e delle giornaliste è indispensabile per monitorare la condotta delle forze di polizia. Per questo ci sparano.

Nonostante questo, chiediamo che la Polizia Nazionale faccia una inchiesta approfondita sul comportamento dei suoi membri durante questo sciopero. Sappiamo anche che, se la dovessero fare, il risultato sarà continuare a proteggere chi dà gli ordini di attaccare il popolo. Per questo, sosteniamo la richiesta di smantellamento dell’Esmad, perché solamente quando non esisterà più questo “squadrone della morte”, né alcun altro squadrone simile, sarà possibile esercitare il diritto alla protesta e al dissenso senza la paura di scendere in piazza e non tornare mai più a casa.


Data l’importanza di ogni specifica esperienza, riportiamo le parole e la denuncia di Javier Jiménez, corrispondente di Colombia Informa, aggredito e ferito dall’Esmad a Bogotá la notte del 10 maggio, durante il tredicesimo giorno di sciopero del Paro Nacional:

«Ho cominciato con la copertura della protesta fin dalla mattina presto dello scorso 10 maggio nei pressi di Portal Américas, nel luogo in cui una serie di realtà giovanili si erano dati appuntamento per un picchetto. Questa manifestazione è stata dispersa dall’intervento dell’Esmad, lo squadrone mobile antisommossa, alle 8 del mattino. Nonostante l’attacco violento da parte della polizia, la mobilitazione è cresciuta durante la giornata. Alle quattro del pomeriggio la manifestazione era pacifica e di massa, concentrata in tre diversi punti, tutti sulla Avenida Ciudad de Cali nel quartiere El Tintal. Attorno alle 19 l’Esmad comincia nuovamente a disperdere i manifestanti che si trovavano all’incrocio di via Villavicencia e Avenida Cali. In quel momento abbiamo cominciato il nostro primo live streaming su Instagram IGTV, denunciando la spropositata presenza poliziesca e la forma violenta con cui l’Esmad stava attaccando una manifestazione totalmente pacifica.

Alle 9 di sera – in diretta su Facebook Live – la polizia stava avanzando fino all’angolo tra Avenica Ciudad de Cali e Calle 53. In questo angolo si trovava un gruppo di diversi giornalisti. Uno dei tre blindati che stavano avanzando per disperdere la manifestazione arriva fino al gruppo di giornalisti e si ferma d’improvviso davanti a loro. Nel video che abbiamo registrato si vede chiaramente il momento in cui dal blindato sparano contro i giornalisti ed è proprio quello il momento in cui mi hanno ferito. Sono stato soccorso da altri giornalisti e dal personale di primo soccorso che si trovavano vicino a me. Dopo aver controllato la ferita (nella gamba destra sotto il ginocchio), mi sono diretto a un ospedale dove il medico mi ha segnalato che si tratta di una ferita aperta di 15mm di profondità. Scartando una lesione all’osso, mi hanno messo sei punti di sutura.

Nel Live Streaming, che è rimasto registrato come prova dell’aggressione, emerge chiaramente come tutto il gruppo di persone che si trovava nel punto attaccato dalla polizia erano debitamente riconoscibili e identificabili. Allo stesso modo, anche io ero chiaramente riconoscibile: indossavo un gilet con su scritto Stampa, il carnet identificativo di Colombia Informa, un casco nero con su scritto STAMPA con lettere argentate e la maschera di protezione antigas, che la grande maggioranza dei giornalisti indossa in queste manifestazioni. L’impatto che ho ricevuto sulla gamba destra sembra un colpo diretto di un gas lacrimogeno sparato dall’interno del blindato.

L’evidenza di questo è stata registrata nel live streaming, dove è possibile vedere il momento in cui mi sparano direttamente addosso il lacrimogeno, violando la normativa che impone il lancio parabolico di questo tipo di ordigni. Allo stesso modo, vediamo come il blindato si ferma prima di sparare e che i poliziotti hanno tutto il tempo da dentro il blindato per rendersi conto della situazione e identificare che si trattava di un gruppo di giornalisti. Denuncio questo attacco nei miei confronti e faccio appello alla comunità nazionale e internazionale affinché venga proibito l’uso improprio di queste armi da parte dell’Esmad. Si vede chiaramente che sparano con l’obiettivo di uccidere, rendendo evidente il carattere letale dell’uso di questi ordigni contro le persone».

Ringraziamo infinitamente tutti quelli che si sono preoccupati per noi, tutte le organizzazioni che hanno espresso solidarietà e preoccupazione di fronte a questo attacco. Il nostro compagno e la nostra compagna stanno bene, lo sciopero continua e noi continueremo a svolgere il nostro lavoro informativo.

Articolo pubblicato su Colombia Informa

Traduzione in italiano di Alioscia Castronovo per DINAMOpress