EUROPA

La riscossa della Vandea

Vale la pena tornare, a ballottaggi conclusi da qualche giorno, sul risultato elettorale delle municipali francesi e sullo sfondamento del Front National di Marine Le Pen. Sgomberiamo prima di tutto il campo da una questione: la vittoria (relativa) della destra euroscettica e postfascista della Le Pen […] è il risultato prima di tutto della sconfitta dei socialdemocratici e di Hollande, come dell’astensione record.

Parigi tiene, Marsiglia capitola e qui il candidato socialista arriva dopo a quello del Front National. Un voto di protesta contro l’operato socialista e la sfiducia verso la rappresentanza politica in generale, e contro Hollande in particolare. Ma anche il crollo (forse definitivo) del cordone sanitario delle forze “democratiche” contro l’ultra destra: l’Ump, al contrario di quello che fecero i socialisti quando al ballottaggio andarono, nel lontano 2002, Le Pen (padre) e Chirac, non ha di certo dato indicazioni di voto per i socialisti. Nel frattempo il voto per il fronte si è banalizzato, grazie allo spostamento a più a destra dell’Ump maturato durante la stagione di Nicolas Sarkozy, prima da ministro degli interni e poi da inquilino dell’Eliseo. Dal 2002 ad oggi è cambiato però anche il Front Nacional, Marine Le Pen sembra aver ultimato il passaggio definitivo del Fn dal ghetto del neofascismo a partito “normale”, anche se gli innesti estremisti e le parole d’ordine radicali non mancano. La battaglia contro l’immigrazione così diventa una battaglia per la libertà e in difesa dei valori repubblicani, mutuando alcuni temi dei neocon americani nella situazione francese. Il richiamo al sangue e alla terra si materializza poi nella battaglia euroscettica: per uscire dalla crisi la Francia deve rompere i legacci di Bruxelles recuperando le prerogative nazionali, così come gli altri paese, per forgiare così “l’Europa dei popoli”. E sarà proprio alla prossima tornata elettorale europea che la Le Pen proverà a capitalizzare il successo, alla guida di una coalizione dove troviamo i populisti islamofobi olandesi di Geert Wilders, gli epigoni di Haider in Austria e in Italia Lega e Fratelli d’Italia.

Ma nel successo della Le Pen c’è anche qualcosa di più. Dalla salita all’Eliseo di Hollande la Francia è stata attraversate da manifestazioni di piazza e scosse telluriche caratterizzate a destra. Perché, spesso tendiamo a dimenticarlo nel nostro paese, le piazze e i movimenti si possono declinare anche in senso reazionario e sciovinista. E’ il caso del movimento Manif pour tous, un’ampia coalizione nata per contrastare il progetto di legge socialista sui matrimoni gay. Qui tutti insieme appassionatamente hanno sfilato boy scout ed esponenti politici del fronte e dell’Ump, neofascisti che si sono scontrati in diverse città con la polizia assieme a vescovi e prelati. Per i protagonisti delle manifestazioni in piazza sarebbe scesa la maggioranza silenziosa, contro la dittatura dei valori della sinistra ecco a voi la riscossa della Vandea contro il monopolio della piazza da parte della sinistra. Una specie di tea party in salsa francese. Ci sono stati poi i “berretti rossi” della Bretagna che, scontrandosi con la polizia e dando fuoco ai caselli autostradali, hanno protestato contro le difficoltà economiche della regione del nord del paese. Una sofferenza della Francia profonda, segnata da tendenze autonomistiche e che si sposta dal voto storicamente a sinistra all’astensione o alla destra.

In fine il putiferio scoppiato attorno al comico Dieudonné esplosa quando il ministro degli interni Manuel Valls ha vietato i suoi spettacoli. Dieudonné è passato in una manciata di anni da testimonial antirazzista e antifronte, a portavoce di istanze antisemite e antisistema vicine alle posizioni della Le Pen, spesso in compagnia di uno dei capo stipite del negazionismo Robert Faurisson, ospite anche dei suoi spettacoli. Antisemitismo sotto forma di battute e lotta alla “lobby ebraica d’Israele”, temi che solleticano corde sensibili anche tra i giovani di banlieues che seguono entusiasti il comico che, per “provocazione”, ha reso popolare il quenelle, che altro non è che il saluto fascista a braccio teso…. al contrario! Ovvero dissimulato con il braccio verso il basso.

Se la destra d’oltralpe non è storicamente estranea alla piazza, dall’affaire Deyfrus alla guerra d’Algeria, la combinazione del risultato delle urne e dei movimenti di piazza ci pone di fronte ad uno scenario forse nuovo. Uno scenario che interroga chi vuole trovare per i giovani, i precari, i disoccupati d’Europa una via diversa tra quella del rigore neoliberista, e il suo scenario di riserva nella gestione della crisi, ovvero i nuovi populismi e nazionalismi. La prossima tornata elettorale chiarirà, nel pieno di una crisi della rappresentanza che sembra irreversibile, da che parte soffia il vento.