MOVIMENTO

La Notte Bianca e la sfida della cultura autogestita

Per il decimo anno consecutivo, il prossimo 8 giugno si svolgerà la Notte Bianca degli studenti. L’edizione di quest’anno tuttavia, si scontra con la nuova politica de La Sapienza orientata a impedire le iniziative autogestite degli studenti e a rendere accessibile l’università solo a privati e investitori

Dibattiti, presentazioni di libri, performance, concerti. Sono solo alcune delle iniziative che da decenni riempiono le aule, i cortili e le strade della Sapienza. Momenti autorganizzati e autofinanziati, possibili solo grazie alla determinazione e all’impegno di studenti e studentesse che autonomamente creano un modello di università differente. La Notte Bianca, da oltre dieci anni, si pone proprio questo come obiettivo primario. Nel marasma di un’università modellata, in anni di riforme, per essere sempre più un luogo di competizione e di apprendimento nozionistico, la creazione di uno spazio di socialità e cultura alternativa rappresenta quella boccata di ossigeno di cui si sente particolare bisogno.

La Notte Bianca nasce come espressione diretta delle lotte studentesche e come atto di riappropriazione dello spazio universitario, nasce dalle aule autogestite, dalle assemblee di facoltà, dal movimento di opposizione alla riforma Moratti. Nel corso degli anni si è progressivamente rinnovata, sia nei contenuti sia nei corpi che la attraversano e la animano, diventando un dispositivo di autofinanziamento che garantisce la copertura delle spese legali del movimento studentesco.

Negli ultimi anni l’amministrazione della Sapienza ha progressivamente aumentato il dispositivo di controllo securitario e gli impedimenti per quest’evento e per tutti gli eventi studenteschi autogestiti. Dal gennaio 2018 vige, infatti, un nuovo regolamento votato dal Senato Accademico della Sapienza, un regolamento che di fatto permette solo ad aziende private il libero accesso all’interno delle mura universitarie: costosissimi e assurdi permessi, obbligo di costituirsi in associazione iscritta all’albo, pagamento di tasse esorbitanti, iter burocratici lunghi e confusi sono alcuni dei principali punti critici del regolamento.

Una regolamentazione che non regolamenta ma vieta a tutti gli effetti. Questo è quanto emerge dalla lettura delle sette pagine che compongono la nuova disciplinare. Un divieto che naturalmente è vincolato solo a determinate categorie di iniziative.

Da qualche anno a questa parte abbiamo visto la Maker Faire, i service per l’allestimento della festa Toyota e innumerevoli stand privati varcare, senza alcun problema, i cancelli di Piazzale Aldo Moro. Ma abbiamo anche visto autorizzazioni negate, denunce notificate e cancelli chiusi per gli studenti.

Il messaggio è ormai chiaro: ciò che gestisce e regola la vita nell’ateneo sono gli interessi economici e una logica del profitto secondo la quale solo ciò che gonfia le casse della Sapienza ha agibilità per le strade della città universitaria.

A questo si aggiunge una vera e propria campagna diffamatoria e repressiva che mira a chiudere definitivamente i cancelli in faccia a studenti e studentesse. Nelle scorse settimane sono stati pubblicati articoli faziosi e facilmente smentibili, contemporaneamente l’amministrazione della Sapienza ha provveduto a bloccare fisicamente i cancelli per impedire un’iniziativa e vietare l’aula in cui si sarebbe dovuta tenere una presentazione.

Sembra un paradosso ma è così: l’università sta muovendo una vera e propria guerra a tutte quelle iniziative che rappresentano un valore aggiunto per l’ateneo. Viene spontaneo pensare che le mura universitarie debbano essere un luogo di fermento culturale, un luogo dove poter fare formazione anche in modo alternativo sviluppando pensiero critico da costruire e rivitalizzare collettivamente.

Nonostante tutto ciò, la Notte Bianca ci sarà anche quest’anno e ancora una volta, sarà una forma di resistenza alla direzione che ha preso l’università italiana e non solo. La Notte Bianca vuole smascherare il gioco sporco a cui sta giocando l’università per metterlo in crisi e ribaltarlo.

L’edizione di quest’anno avrà come sottotitolo “Smascheriamo l’università di carta”.

Perché è la carta l’elemento costitutivo di questo modello di università. Sia essa carta moneta, scartoffie da cercare nei gironi infernali della burocrazia o il pezzo di carta che tutti rincorriamo nel percorso di studio.

L’8 giugno l’università tornerà ad essere viva e attraversata da migliaia di corpi che si riapproprieranno di quello spazio che rendono vivo quotidianamente, sfidando gli assurdi divieti delle istituzioni universitarie.