La legge su “l’equo compenso” per i giornalisti precari

DinamoPress ha intervistato il collettivo ‘Errori di Stampa’

Cos’è Errori di Stampa?

E’ il coordinamento dei giornalisti precari di Roma. Un “collettivo” indipendente da istituzioni di categoria e sindacati nato due anni fa e formato da precari e free lance dell’informazione. Abbiamo deciso di unirci un po’ per uscire dall’isolamento e dall’invisibilità che viviamo, un po’ per denunciare lo sfruttamento dei giornalisti precari, i compensi irrisori, la giungla delle forme contrattuali, la mancanza di ammortizzatori sociali, la gratuità degli stage.

Quanti sono e come lavorano i giornalisti precari in Italia?

Secondo l’ultimo rapporto di “Lsdi”, pubblicato appena 5 giorni fa, i giornalisti autonomi attivi (ovvero iscritti anche alla cassa previdenziale) in Italia sono 26.500. Un numero che aumenta se si contano anche i professionisti non iscritti all’ordine o che non versano contributi all’Inpgi. Quasi 15mila di questi hanno un reddito inferiore ai 5mila euro l’anno. Ogni spesa, dalla benzina al telefono, dalla connessione internet fino all’abbonamento per le agenzie, è a nostro carico. Ferie e malattia sono miraggi più che diritti garantiti e se si lavora al pezzo non vengono pagati. Maternità e paternità, poi, sono una sorta di “ostacolo alla produzione” oltre che un ostacolo alla carriera visto che i contratti durano al massimo un anno e “perdere” nove mesi significa per molti perdere il lavoro.

Precarietà lavorativa vuol dire anche meno libertà d’informazione?

Assolutamente sì. Se si vive e si lavora sotto ricatto si è meno liberi. Di pensare, di scrivere, di indagare, di porre domande. La precarietà non è l’unico male della libertà di stampa, ma se i giornalisti sono più influenzabili e non hanno copertura legale l’informazione e la qualità della democrazia si impoveriscono.

Quella di oggi è la vittoria di una battaglia. Ma in cosa consiste esattamente la legge “sull’equo compenso”?

La legge stabilisce che i compensi per i giornalisti iscritti all’ordine vadano “proporzionati alla quantità e alla qualità del lavoro”. Una commissione si occuperà entro 90 giorni di stabilire le tariffe e di stilare un elenco delle aziende “virtuose”, chi non vi rientrerà perderà il diritto ai contributi pubblici. Una vera rivoluzione e una sfida agli editori. Noi di Errori di stampa vigileremo sui lavori della Commissione che attualmente non sembra prevedere alcun membro precario affinché non vengano colpiti i media sulla base di interessi politici o economici.