ROMA

Autostrada Roma-Latina, la devastazione non passerà

Il 17 gennaio scorso a Spinaceto un convegno dei Comitati in lotta per bloccare il collegamento autostradale tra le due città e ripensare dal basso la mobilità a sud di Roma

«607 morti negli ultimi 20 anni. 607 persone tra lavoratori, pendolari o semplici conducenti abituali che non sono più tornate a casa. Questi morti non fanno vergognare chi ha la responsabilità istituzionale di non aver fatto ancora nulla per fermare questa strage?»

Uno degli ultimi incidenti mortali è avvenuto nel giugno scorso, quando un motociclista si è scontrato con un’auto. Il cinquantenne di Latina è morto sul colpo al km 96 della Pontina, tra la Migliara 54 e 56.
Secondo lo studio del 2016 realizzato dal Centro di monitoraggio della sicurezza della Regione Lazio nel biennio 2012-2014 «sono avvenuti 865 incidenti che hanno comportato 29 morti (28 incidenti mortali) e 1433 feriti, con un costo sociale complessivo di oltre 113 milioni di Euro”).

«Ribadiamo con forza che noi vogliamo l’adeguamento in sicurezza di tutta la Pontina», continua Gualtiero Alunni, portavoce del Comitato No Corridoio Roma-Latina, «da Latina a Terracina per tutelare la vita di tutti».

Queste sono le parole introduttive del convegno dello scorso 17 gennaio “Autostrada A12 Roma-Latina e bretella Cisterna Valmontone: le ragioni del Si, quelle del No e le proposte alternative”, organizzato dai comitati che lottano contro queste due grandi opere al Teatro della Dodicesima di Spinaceto.

L’Autostrada Roma-Latina è il progetto che da oltre vent’anni è al centro del dibattito di tutta la zona a sud di Roma, a cavallo tra le province di Roma e Latina. Dopo uno stanziamento del CIPE di 460 milioni, un progetto di project financing di Autostrade per il Lazio (spa paritetica Anas-Regione) di 2,8 miliardi e una lunghissima diatriba legale tra i due consorzi che volevano aggiudicarsi l’opera, SIS e Salini-Impregilo, le sentenze del Consiglio di Stato del 13 settembre 2018 (n° 5347) e poi quella del novembre 2019 hanno definitivamente bloccato il progetto. Per realizzare l’autostrada bisognerà, quindi, rifare il progetto da zero. Per questo i comitati No Corridoio Roma-Latina e No Bretella Cisterna-Valmontone, che da sempre criticano l’opera come inutile e devastante per il territorio a sud di Roma, hanno organizzato il convegno per creare un tavolo di confronto, tra comitati e istituzioni, per cancellare il progetto, mettere in sicurezza la Pontina e costruire proposte alternative ed ecosostenibili per la mobilità del Lazio meridionale. Tra gli invitati tantissimi politici, sindacalisti e rappresentanti di associazioni pro e contro l’autostrada.

Unico tra i favorevoli a presentarsi al convegno è stato Roberto Cecere, segretario provinciale della CISL di Latina. Come annuncia Gualtiero Alunni nell’intervento di apertura, tutta la politica al governo dei nostri territori, dal PD alla Lega, dai consiglieri regionali agli amministratori locali, ha abbandonato all’ultimo l’occasione di un confronto democratico dimostrando ancora una volta la distanza tra politica al governo e bisogni concreti dei cittadini.

Il giorno prima dell’iniziativa, sul suo profilo Facebook, Mauro Carturan, sindaco di Cisterna di Latina e sostenitore del progetto “Autostrada A12” ha espresso la propria contrarietà all’incontro di Spinaceto.

«Da vent’anni combatto questa battaglia ed eccola ancora qua quella politica che giochicchia con la questione Bretella “Cisterna-Valmontone”. Le loro posizioni palesate eppure incerte, cerchiobottiste, insomma… mai risolute».

 

 

«Noi riteniamo la sua posizione ottusa e identica da vent’anni» – risponde a Carturan dal palco del Teatro della Dodicesima Eugenio Marchetti portavoce del Comitato No Cisterna-Valmontone – «figlia di un’idea anacronistica ancorata a quel concetto di sviluppo, crescita industriale e di trasporto merci ormai superato. Chi sostiene quest’opera ignora decenni di studi che hanno prodotto concetti cardine in altri paesi europei come decarbonizzazione e intermodalità».

Anche Eugenio Marchetti, come altri relatori contrari all’autostrada, ricorda come il Libro Bianco dei Trasporti prodotto dalla Commissione Europea nel 2011, vada in una direzione diametralmente opposta al progetto dell’autostrada.  Infatti nel testo, una Roadmap «per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile» è ribadita più volte la necessità di un sistema intermodale, cioè un sistema che usi più mezzi di trasporto, privati e pubblici, per il trasporto delle merci.

«L’intermodalità nel progetto è presente solo nel nome» – spiega Alunni – «poiché non è progettato nessun potenziamento della rete di ferrovie per il commercio su ferro».

«Le merci si possono spostare su ferro? Certo ma bisogna cambiare mentalità. Le merci vanno spostate ora non fra 30 anni», così Roberto Cecere della CISL di Latina, unico dei favorevoli all’autostrada che ha accettato di essere presente al dibattito. Cecere sostiene che l’autostrada non riguarda solo i pendolari ma un ammodernamento infrastrutturale utile a una delle aree industriale più importanti del paese, il polo chimico farmaceutico della provincia di Latina.  «Quello che si produce a Latina va sul mercato mondiale. Un’area che si candida a essere internazionale non può trasportare merci sulla Pontina». L’autostrada, sostiene, porterà sviluppo e lavoro con 15 mila addetti per 10 anni, un dato che dice aver ricevuto dall’ANCE. Si esprime anche sulla questione dell’impatto ambientale, uno dei punti di critica principale dei Comitati NoCorridoio/NoBretella: «Io non è che non sono un ambientalista, ci mancherebbe! Però sono perché il paese si ammoderni. I giovani come lo costruiscono questo paese? Fermandoci? C’è bisogno di uno sviluppo sostenibile, però oggi c’è quest’opera dove ci sono collocati già 700 milioni sopra. Che facciamo, ci fermiamo?».

«O ci mettiamo in testa che il primo elemento è la qualità ambientale oppure non andiamo da nessuna parte» risponde Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio. «La più grande infrastruttura che dobbiamo tutelare è quella del verde che ci sta salvando dai cambiamenti climatici». Scacchi nel suo intervento presenta brevemente Pendolaria, lo studio di Legambiente sulla situazione e gli scenari del trasporto ferroviario pendolare in Italia, spiegando come non è questione di risorse che andrebbero perse ma di una precisa volontà politica del loro utilizzo. Nell’ultima legislatura, citando i dati del rapporto, sono stati fatti investimenti per costruire 217 chilometri di autostrade, 1225 chilometri di nuove strade nazionali e 2080 chilometri di strade provinciali e regionali. Per la rete su ferro sono state finanziate 58 chilometri di binari per metropolitane, 34 chilometri per tranvie, 62 per i treni alta velocità e sono stati tagliati 205 chilometri di ferrovie regionali e nazionali.

«Quando le cose si vogliono fare si fanno e quando si fanno potenziando la rete ferroviaria migliorano la vita a tante persone e non solo al comparto industriale […] Non mi stancherò mai di chiedere a Zingaretti di fare un’iniziativa sul CIPE», sostiene Stefano Fassina, parlamentare di LeU e capogruppo di Sinistra per Roma nell’assemblea capitolina. Il Centro interministeriale per la programmazione economica nel 2004 ha stanziato 460 milioni per la realizzazione dell’opera. «Noi possiamo chiedere al CIPE, con un raccordo tra diversi livelli di governo comunale, regionale e nazionale di ridestinare quei fondi già previsti al trasporto su ferro e a tutte quelle infrastrutture di collegamento tra le città, come Pomezia e Latina, e le stazioni ferroviarie lontane dal centro città».

Un tema, quello del miglioramento delle infrastrutture ferroviarie, condiviso anche da Adriano Zuccalà, sindaco di Pomezia e Marco Cerisola, presidente del IX Municipio di Roma: «Stiamo premendo sulla Regione» – afferma Cerisola – «affinché vengano fatti gli interventi necessari sulla ferrovia Roma-Lido e comprati i convogli che servono affinché per rendere questo servizio efficace per la grande opportunità che può avere». Infatti, secondo il documento di Legambiente del 2017, sulle 10 linee peggiori d’Italia, un miglioramento della Roma-Lido, catturando un bacino di utenza enorme, migliorerebbe notevolmente la mobilità all’interno dell’intero quadrante urbano a Sud di Roma.

Tornano sull’impatto ambientale Roberto Maggini, presidente WWF di Roma Area Metropolitana, spiegando che esso potenzialmente riguarderebbe anche Castel Porziano e non solo Decima-Malafede e il litorale romano,  ed Eugenio Marchetti del Comitato No bretella citando il monumento naturale Lago di Giulianello, gli ultimi 160 ettari di campagna romana rimasti intatti dalla speculazione del cemento.
«Noi continueremo questa battaglia civica» – conclude Gualtiero Alunni a termine del convegno – «perché se non ci siamo fermati dopo 19 anni non ci fermeremo adesso […] Non è possibile perdere la vita su questa maledetta strada perché vogliono costruire un opera inutile e dannosa per le nostre comunità».