ROMA

«La casa è un diritto». Proteste per il blocco degli sfratti

Nella capitale, davanti a Montecitorio e sotto il Palazzo della Regione, due mobilitazioni per ribadire che il problema della casa non va trattato come un’emergenza e che occorre prolungare il blocco degli sfratti

Anche a Roma, come in altre città d’Italia, sono scesi ieri in piazza i sindacati degli inquilini: davanti a Montecitorio si sono incontrati Sunia, Sicet, Uniat, Unione Inquilini e associazioni della capitale come Nonna Roma e Liberare Roma, mentre Asia USB e i movimenti per il diritto all’abitare hanno sfilato in corteo dal Dipartimento patrimonio e politiche abitative del Comune verso il palazzo della Regione.

Scopo di entrambe le manifestazioni era quello di sensibilizzare il neonato governo Draghi sul tema degli sfratti. La proroga al blocco è stata, infatti, inserita nel Milleproroghe, approvato a fine 2020. Proprio per la giornata di ieri era invece atteso il voto del nuovo governo sull’eventuale conversione in legge: nei mesi passati però tutti i gruppi parlamentari, a eccezione di Liberi e Uguali, hanno proposto emendamenti che contestavano la norma.

 

 

La protesta a Montecitorio

«Sulla conversione in legge del blocco degli sfratti si gioca non solo una partita decisiva sulla gestione della crisi sociale scatenata dall’emergenza sanitaria, ma si gioca anche una partita ancora più rilevante in ottica politica: si tratterà, infatti, del primo segnale della direzione che prenderà il neo-incaricato governo Draghi», afferma Amedeo Ciaccheri, presidente dell’ottavo municipio di Roma e attivista di Liberare Roma: «Io spero che, nelle prossime settimane, la conferma della proroga raccolga l’adesione dentro al parlamento di un ampio schieramento, deciso nel chiedere che questo governo non solo la converta in legge, ma dia seguito a un programma di interventi ben più strutturato dal punto di vista della gestione sociale».

 

Anche Sandro Licheri, segretario della sezione di Roma e del Lazio del Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari, confida in una decisione lungimirante e condivisa.

 

«Noi speriamo che la politica si renda conto che l’emergenza esiste ed è seria. Non si possono sbloccare gli sfratti in questo momento: ci deve essere una deroga», spiega ai nostri microfoni: «Soltanto a Roma la situazione è drammatica: dopo il lockdown migliaia di famiglie risultano soggette a sfratto. Il vero problema si presenterà però tra qualche mese: finito il blocco degli sfratti, se inoltre non verrà prolungato anche quello relativo ai licenziamenti, inizieranno le esecuzioni».

 

(foto:Francesco Brusa)

 

Licheri lamenta però anche la scarsa disponibilità delle istituzioni romane nell’affrontare il tema: «La situazione su Roma è drammatica. Il comune a oggi poi è un muro di gomma». La Regione Lazio ha, infatti, stanziato 27 milioni di euro destinati al bonus affitti per i romani durante l’emergenza Covid, ma solamente mille famiglie sono riuscite ad avere il contributo.

«Ma si tratta comunque di un contributo ridicolo: parliamo di 240 euro, quindi qualcosa di praticamente irrisorio per nuclei familiari in cui spesso entrambi gli adulti hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione», spiega Licheri, che conclude con una speranza: «Va bene la deroga, ma il governo deve dare al più presto le disponibilità agli enti locali per emettere un nuovo bando che garantisca un contributo a tutti i soggetti sotto sfratto».

 

Anche Ciaccheri non lesina le critiche all’amministrazione capitolina: «Per il Comune di Roma l’erogazione dei buoni casa è stata un disastro e ancora oggi trattiene le risorse economiche, sia nazionali sia regionali, destinate ai buoni spesa», precisa.

 

«Parliamo dunque di decine e decine di famiglie che con quei buoni spesa avrebbero almeno la garanzia del diritto alla sopravvivenza e all’alimentazione».

 

(foto: Francesco Brusa)

 

Ciaccheri si augura quindi un «intervento a medio periodo sulla crisi sociale che è in corso nel nostro paese che non sia fatto solamente di rinvii e sospensioni, ma di una politica della casa previdente e concreta. E, poiché la Capitale risulta «la città forse più esposta al tema abitativo su tutto il territorio nazionale», ritiene anche necessario che «vengano interrogati gli organi locali che non si sono dimostrati all’altezza delle gestione della crisi».

(Nicolò Arpinati)

 

 

Il corteo alla Regione

Numerosi attivisti del Movimento per il diritto all’abitare, di ASIA Usb e della rete Noi Restiamo si sono radunati in Largo Giovanni da Verrazzano sotto gli uffici del Dipartimento Patrimonio dove hanno steso coperte e cuscini, a ricordare che migliaia di cittadini hanno solo quello per difendersi dal freddo. Sono le coperte che immancabilmente i solerti vigili di Roma Capitale sequestrano e buttano via per difendere il decoro urbano.

È stato segnalato come l’amministrazione comunale sia del tutto inadempiente per quanto riguarda le politiche sulla casa. La gestione del bonus affitto comunale di 245 euro si è rilevata una beffa con il 70 percento delle domande escluse per vizi procedurali e le altre in attesa di essere lavorate da quasi un anno. Intanto molte famiglie che ne usufruivano sono già sotto sfratto. Per non parlare delle assegnazioni degli alloggi popolari disponibili che sono bloccati da mesi.

 

Nel 2019 sono stati assegnati appena 450 alloggi, per il 2020 non si conosce ancora il numero esatto. Se fosse confermato questo numero ci vorrebbero 30 anni per smaltire la lista degli ammessi con l’ultimo aggiornamento del 2020.

 

È fermo anche il regolamento sugli immobili sottratti alla criminalità, che aveva al primo punto l’emergenza abitativa come destinataria dei beni confiscati.

 

(foto: Rossella Marchini)

 

Da lì gli attivisti si sono spostati in corteo in direzione della Regione Lazio dietro lo striscione che reclamava “la casa è un diritto che deve essere garantito con misure strutturali, non un’emergenza”. Il breve percorso ha attraversato i lotti realizzati dall’ICP negli anni ’20, le “casette modello” con i giardini interni, esempi pregiati di barocchetto romano. Case pubbliche una volta, molte delle quali messe in vendita dall’Ater.

La manifestazione era stata indetta per reclamare, ancora una volta, che l’edilizia residenziale pubblica sia una priorità fra le opere previste per il Next Generation EU, che il governo appena insediato fra le opere cantierabili e urgenti ponga in primo piano la realizzazione di alloggi popolari, e non come fatto finora limitarsi all’erogazione di pochi bonus per gli affitti. Il blocco degli sfratti per morosità scade a fine giugno e molte altre famiglie si aggiungeranno alle 13.544 che sono in lista per l’assegnazione di una casa popolare.

 

Il corteo ha raggiunto in via Cristoforo Colombo la sede della Giunta regionale per sollecitare Zingaretti a richiedere a livello di governo nazionale congrue risorse per sostenere politiche che vedano il diritto all’abitare in cima alla lista dei provvedimenti da mettere in campo.

 

Per porre fine alla vendita del patrimonio pubblico e di quello degli enti previdenziali, che con i processi di valorizzazione, stanno creando nuove emergenze. Si è ricordato come la minaccia di sgombero che pende sulla testa degli stabili occupati chiede una risposta urgente. Del piano sull’emergenza abitativa varato nel 2014 non si sa più nulla, così come sono stati dimenticati i 200 milioni destinati a Roma.

Mentre la delegazione sale negli uffici per parlare con l’Assessore Valeriani, dal camion si susseguono gli interventi che raccontano come si stiano vendendo migliaia di alloggi pubblici, giustificandosi con la necessità di raccogliere i fondi per realizzare nuove case. «Noi chiediamo che i miliardi che arriveranno al Ministero delle Infrastrutture con il recovery plan siano destinate a un vasto piano per l’edilizia pubblica. Vogliamo risposte serie e non qualche bonus. Le migliaia di sfratti che per ora sono bloccati non basta che siano rinviati, devono essere cancellati».

 

(foto: Rossella Marchini)

 

Si chiede che sia rilanciata una politica degli affitti, con canoni legati al reddito perché aver incentivato l’acquisto di una casa si è dimostrato come non fosse una garanzia di tranquillità, visto il numero di famiglie in crisi per non riuscire a pagare il mutuo.

 

Le richieste sono molto chiare: «Si devono impegnare le risorse necessarie per recuperare il patrimonio inutilizzato e tassare chi tiene le case vuote, perché è impensabile che mentre l’Ater deve pagare l’Imu al Comune di Roma, i costruttori ne sono esentati».

 

Alla fine dell’incontro con l’assessore Valeriani e il presidente della commissione urbanistica Cacciatore la delegazione riporta quanto si è stabilito. Molto importante viene considerato l’aver ottenuto che la questione degli sgomberi dei palazzi occupati sia affrontata in un tavolo in Prefettura al quale sia prevista anche la presenza dei movimenti.

Sulle occupazioni di via Volontè e di via Bibulo sono stati istituiti due tavoli che dalla settimana prossima simetteranno al lavoro. Su tutti gli altri aspetti specifici verrà avviata una cabina di regia permanente con l’assessorato regionale alla Casa e il presidente della commissione urbanistica. Un’altra vittoria ottenuta è stata la proroga di quarantacinque giorni per la presentazione delle domande di sanatoria negli alloggi Erp.

 

Per quanto riguarda i fondi del Recovery Plan che la regione intende destinare all’edilizia residenziale pubblica si è parlato di un miliardo di euro.

 

È stata affrontata anche la questione della dismissione del patrimonio degli enti previdenziali, sui quali la regione si impegna a procedere all’acquisto.

 

(foto: Francesco Brusa)

 

La manifestazione si è sciolta con la convinzione che sia stato fatto un grande passo in avanti . «Solo una nuova stagione di politiche abitative e di edilizia residenziale pubblica, con risorse piene orientate sul riuso del costruito pubblico e privato, può dare una reale svolta alla situazione attuale», concludono dal microfono.

(Rossella Marchini)