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La legge omnibus in Indonesia è un fallimento per i diritti umani

Nel paese del sud-est asiatico si stanno scatenando proteste contro l’approvazione della “legge omnibus” che spiana la strada alle multinazionali per estrarre le risorse naturali del paese e mette in discussione i diritti del lavoro. Si teme un aumento delle violazioni dei diritti umani in tutte le comunità locali

Non è un’esagerazione affermare che l’Indonesia sia sull’orlo di una crisi dei diritti umani. Mentre il paese fatica a contenere la diffusione della Covid-19 che ha contagiato e ucciso centinaia se non migliaia di abitanti, costringendo molti dei suoi cittadini a rimanere a casa, il governo e il parlamento hanno emanato una legge che negherà i diritti delle persone più vulnerabili ai molteplici effetti della pandemia.

 

La legge omnibus sulla creazione di nuovi posti di lavoro, rivendicata dal governo e dal parlamento indonesiani, è uno strumento necessario affinché il paese non sprofondi sempre di più in una spirale di recessione indotta dalla pandemia.

 

Ma i sindacati e le associazioni per i diritti umani ritengono che in realtà si tratti di un tentativo da parte degli oligarchi della nazione di ripristinare la (vecchia) riforma politica in un paese di 270 milioni di persone, molte delle quali attualmente vivono o sono a un passo dalla povertà a causa della Covid-19.

Un esito così critico non stupisce per almeno tre motivi. Innanzitutto, la legge danneggerà solo la popolazione del paese, in particolare gli emarginati. In secondo luogo, il modo in cui la legge è stata redatta, deliberata e approvata viola chiaramente le leggi internazionali. Infine, la legge è palesemente concepita per favorire l’élite politico-economica e le multinazionali straniere rispetto alla popolazione indonesiana. Nella sua più semplice e straziante analogia, per i poteri è un lasciapassare allo sfruttamento di milioni di lavoratori della nazione e alla razzia delle sue risorse naturali, principalmente le foreste, da cui dipendono molte popolazioni indigene locali per sopravvivere.

 

Il tradimento della fiducia pubblica

La legge è stata deliberata senza un’adeguata consultazione pubblica, lasciando i sindacati, i movimenti civili e gli esperti all’oscuro del suo contenuto, costringendoli a mettere in dubbio anche le disposizioni più controverse. Esempio lampante, del tradimento della fiducia pubblica da parte dei rappresentanti eletti, è il fatto che il parlamento indonesiano abbia calendarizzato il disegno di legge nel fine settimana e lo abbia approvato lunedì, prima che i sindacati avessero modo di organizzare manifestazioni.

Il governo ha affermato di aver coinvolto 14 sindacati come parte della Concertazione e dell’équipe di coordinamento sulla legge Omnibus. Tuttavia, i sindacati hanno respinto la richiesta, affermando che non erano stati coinvolti dall’inizio del disegno di legge. Secondo i nostri dati, il governo non ha dato la possibilità di partecipazione pubblica, fin quando il ministro coordinatore per le Politiche economiche, Airlangga Hartarto, il 12 febbraio 2020, non ha presentato il disegno di legge al presidente del parlamento indonesiano, Puan Maharani.

 

Ciò non è conforme all’articolo 25 della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici (Iccpr), ratificata dall’Indonesia nel 2005, che concede al popolo il diritto di «prendere parte allo svolgimento degli affari pubblici, direttamente o tramite rappresentanti liberamente scelti».

 

In tutto il paese si è scatenata un’ondata di proteste contro la legge da parte di studenti e gruppi laburisti, alcuni di loro sono stati colpiti con eccessiva violenza dalla polizia. Le autorità locali sono pienamente consapevoli di come reagirebbero le persone all’approvazione della legge e il capo della polizia nazionale, il generale Idham Azis, ha incaricato i suoi uomini di condurre in rete una sorveglianza sugli attivisti, di contrastare i resoconti online contro la legge e di vietare ogni sorta di manifestazione. Vi è il rischio che, anche prima che la legge entri in vigore, possa innescare una serie di violazioni dei diritti umani.

 

Il Presidente dell’Indonesia Joko Widodo (a destra)

 

La mancanza di informazioni sui contenuti della legge stessa è uno dei motivi per cui risulta così controversa. Il governo sembra aver deliberatamente creato confusione nell’opinione pubblica in un momento in cui lo spazio digitale del paese è disseminato di notizie false e disinformazione. Due giorni dopo la sua approvazione, il governo e il parlamento dovevano ancora rendere ufficialmente pubblica la versione finale della legge, lasciando i cittadini incerti sulla validità del documento in esame. Addirittura, alcuni legislatori hanno stranamente affermato di non aver letto la legge.

 

I molteplici effetti di una legge regressiva

Il fatto che il parlamento e il governo indonesiano abbiano deciso di portare avanti la delibera della legge durante una pandemia, costringendo la popolazione a scegliere fra la difesa dei propri diritti e la possibilità di contrarre una malattia mortale, è abbastanza scandaloso. Tuttavia, riteniamo che le sue disposizioni avranno conseguenze ancora più radicali sui diritti umani.

Sulla base della nostra analisi dell’ultimo progetto di legge circolante tra i movimenti civili, la legge viola i principi di non regressione e di progressiva realizzazione sanciti nella Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (Icescr) che l’Indonesia ha ratificato nel 2005. In definitiva, la legge prevede un grado di tutela minore dei diritti economici, sociali e culturali rispetto alla precedente normativa che era lontana dall’essere perfetta.

Consideriamo le sezioni della legge omnibus relative al lavoro e all’ambiente. L’articolo 59 della legge, ad esempio, elimina la durata massima del contratto di lavoro a tempo determinato, privando concretamente milioni di cittadini indonesiani della sicurezza dell’impiego e della piena indennità lavorativa. L’articolo 77 e l’articolo 78 esentano i lavoratori di «alcuni settori» dall’orario lavorativo umanamente accettabile e dalla retribuzione degli straordinari, mentre l’articolo 88 C elimina la componente del costo base della vita, o KHL, nella formulazione del salario minimo per i lavoratori. Tali disposizioni negherebbero ai cittadini il diritto a condizioni di lavoro giuste e agevolate.

 

Jumisih, il vicedirettore della Federazione sindacale indonesiana (Ksbi), ha affermato in una conferenza stampa tenuta da Amnesty International Indonesia che il precedente diritto sul lavoro era già abbastanza sfavorevole per i lavoratori, ma la nuova legge omnibus sulla creazione di nuovi posti di lavoro lo avrebbe ulteriormente peggiorato.

 

Uno degli aspetti più distruttivi della legge è costituito dalle sue disposizioni in materia ambientale, che riteniamo siano finalizzate ad ampliare il ruolo del governo centrale e a ridurre in modo significativo la partecipazione della popolazione all’iter decisionale sulle questioni ambientali che avrebbe un impatto enorme sulle comunità locali. Essenzialmente questa politica elimina qualsiasi tutela giuridica per gli emarginati e per coloro che li difendono.

Gli articoli 29, 30 e 31 della legge, ad esempio, mantengono il documento di valutazione dell’impatto ambientale (Amdal) richiesto per le imprese, ma aboliscono il comitato indipendente, composto da esperti ambientali, rappresentanti pubblici e Ong, incaricato di revisionare il documento Amdal. Se la legge stabilisce che la valutazione Amdal comporta una consultazione con le comunità interessate, non è chiaro se tale consultazione sarà presa in considerazione per il rilascio del documento Amdal stesso, tanto più che il comitato di revisione verrà abolito. Ciò significa che le autorità potrebbero decidere su questioni ambientali serie con un controllo minimo, se non pari a zero, da parte delle persone che subirebbero i loro impatti negativi.

 

(fonte: commons.wikimedia)

 

Inoltre, l’articolo 50(2), l’articolo 12 A e l’articolo 17 A della legge vietano l’allevamento di bovini in tutte le aree forestali e qualsiasi tipo di attività commerciale nelle foreste originarie non registrate, nonostante il fatto che molte di queste attualmente non siano registrate.

 

Queste politiche sono una palese violazione delle norme internazionali, tra cui l’Icescr e la Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni delle Nazioni Unite che garantiscono alle comunità locali di essere coinvolte nei processi politici che influiscono sulle loro vite, e anche il diritto di possedere e utilizzare il terreno, l’acqua e altre risorse.

 

La legge va contro le indicazioni del Comitato per i diritti economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite al fine di garantire il rispetto del consenso libero, preventivo e informato sulle decisioni che riguardano le comunità indigene e le loro risorse.

Solo quest’anno, Amnesty International ha registrato l’arresto, l’attacco e l’intimidazione di almeno 61 difensori dei diritti umani, compresi i leader delle comunità indigene, per aver difeso i loro diritti nei conflitti con le multinazionali e le istituzioni statali. L’ultimo incidente ha avuto luogo a Langkat, Nord Sumatra, dove la comunità indigena di Penunggu si è scontrata con le forze dell’ordine, compresi i membri dell’esercito, mentre difendeva le proprie terre originarie dalla società di piantagioni di proprietà statale PT Perkebunan Nusantara II (Ptpn II).

Con la legge omnibus che spiana la strada alle multinazionali per estrarre le risorse naturali del paese con il minimo intralcio, crediamo che nei prossimi anni le violazioni dei diritti umani a discapito delle comunità locali aumenteranno nella misura in cui la nuova legge rimarrà intatta. Una biografia del presidente Joko Widodo, pubblicata recentemente, descrive l’ex venditore di mobili come un “uomo di contraddizione”. Date le sue decisioni politiche degli ultimi anni, che vanno dalla messa in mora della Commissione per l’eradicazione della corruzione (Kpk) alla nomina nel suo gabinetto di persone con situazioni discutibili in merito ai diritti umani, tale descrizione non potrebbe essere più lontana dalla verità. Per molti indonesiani, il presidente è chiaramente dalla parte sbagliata della storia. Una crisi dei diritti umani è all’orizzonte per un paese già provato da una pandemia. Solo il Presidente Jokowi ha l’autorità di impedire all’Indonesia di precipitarvi.

 

Articolo originariamente pubblicato sul sito New Mandala

Traduzione dall’inglese di Giulia Musumeci per DINAMOpress

Immagine di copertina di Gemartin1