ROMA

I Saperi nell’economia del Genocidio. Incontro con Francesca Albanese a La Sapienza

Venerdì 5 settembre alle 10.00 si terrà a Scienze Politiche a La Sapienza l’incontro con Francesca Albanese per parlare della complicità della ricerca con il genocidio in Palestina, del boicottaggio accademico e del ruolo dei saperi nella società militarizzata

Nel suo ultimo rapporto, la Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per il Territorio Palestinese Occupato, Francesca Albanese, evidenzia la complicità di ampi comparti economici della Global Minority (il cosiddetto Occidente) nel genocidio che Israele sta perpetrando in Palestina. Settori chiave come l’industria militare, lo sviluppo tecnologico in ambito di Intelligenza Artificiale, cloud-computing e riconoscimento biometrico, l’industria auto-motive, e il settore immobiliare e finanziario sono fondamentali nel dare un contributo attivo al genocidio: senza di essi, Israele non potrebbe portare a termine lo sterminio e la pulizia etnica che ogni giorno osserviamo in diretta.

La complicità corporate dell’Occidente è remunerativa, le aziende citate nel rapporto stanno guadagnando miliardi grazie al genocidio.

Questa connivenza spiega in parte anche l’immobilismo dei governi europei, che in due anni di genocidio non sono stati capaci di andare oltre dichiarazioni vuote e ipocrite, mentre continuavano a fornire armi e supporto economico-finanziario a Netanyahu e ai criminali di guerra di cui si circonda.

Nel rapporto di Francesca Albanese, ben sei paragrafi vengono dedicati al settore accademico e di ricerca. Sono citati il Massachusetts Institute of Technology, il Politecnico di Monaco di Baviera e l’Università di Edimburgo per i loro progetti e collaborazioni con il Ministero della Difesa Israeliano e con l’azienda bellica di proprietà dello Stato di Israele, Israel Aerospace Industries (IAI), leader nella produzione di droni ampiamente utilizzati nel genocidio a Gaza. L’accademia del nostro Paese è quindi esente da responsabilità nel genocidio? Nemmeno per idea!

Nel rapporto avrebbero potuto essere citate diverse Università o Enti di Ricerca italiani, solo la mancanza di spazio (i rapporti hanno una lunghezza massima prestabilita) ha salvato, ancora per poco, la faccia dell’accademia italiana. Numerose Università/Enti di ricerca del nostro paese collaborano, infatti, direttamente o indirettamente, con IAI attraverso partenariati europei finanziati dallo schema Horizon Europe, ed è lunga la lista degli istituti e dei dipartimenti che collaborano con università israeliane, tutte pienamente coinvolte nel perpetrare il regime di occupazione e di apartheid cui Israele sottopone la popolazione palestinese ormai da quasi sessant’anni, come ben documentato da Maya Wind nel suo recente libro “Torri d’avorio e d’acciaio”.

Non è solo una questione etica, che dovrebbe tuttavia essere sufficiente per boicottare immediatamente tutte le collaborazioni con industrie belliche e università israeliane: è una questione di diritto internazionale, a seguito del pronunciamento, lo scorso luglio, della Corte Internazionale di Giustizia e della risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del settembre 2024.

A milioni, gli studenti e le studentesse sono scesə in piazza, chiedendo a gran voce il boicottaggio, con diverse vittorie, anche in Italia. Ma molti atenei ed enti di ricerca si rifiutano di interrompere le collaborazioni: il “prestigio”, i soldi e le pressioni politiche valgono più delle vite palestinesi. Molti Rettori e Presidenti di Enti pubblici di ricerca preferiscono avere le mani sporche di sangue, ma piene di denaro.

E il disciplinamento di ricercatorə e docenti è ancora più agevole in un mondo della ricerca precarizzato e definanziato da anni e ancor più da questo governo: se la proporzione di finanziamenti da parte di aziende belliche come Leonardo S.p.A. continua ad aumentare rispetto ai finanziamenti pubblici, come è possibile rifiutare? Se sempre più contratti a tempo determinato vengono banditi su commesse belliche, come è possibile sottrarsi?

In questo dibattito con Francesca Albanese, oltre a rivendicare la legittimità del boicottaggio accademico, vogliamo porre al centro del dibattito il ruolo dei saperi, della Ricerca e dell’Università all’interno di questa società sempre più militarizzata, che prevede un’accademia arruolata nel genocidio e nelle guerre del futuro.

Ribadiamo con convinzione che dal nostro punto di vista i saperi devono essere autonomi dalle logiche belliche e da quelle del profitto.

Saperi liberi e critici, elaborati nell’interesse collettivo, come risposta dal basso all’orizzonte di morte e distruzione che i mercanti al governo ci propongono a reti unificate.

Ne parleremo con Francesca Albanese, Special Rapporteur delle Nazioni Unite sul Territorio Palestinese Occupato e Linda Maggiori, giornalista, venerdì 5 settembre, alle ore 10 in aula C a Scienze Politiche, Università La Sapienza, Roma.

L’immagine di copertina è presa dal profilo social di Francesca Albanese

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