MONDO

“Hands Off”: New York City si mobilita contro l’intervento federale
Oltre cento sindacati e organizzazioni per i diritti civili lanciano una coalizione per difendere la città dal possibile dispiegamento della Guardia Nazionale, una delle mosse più impegnative di Trump
New York City si prepara a resistere. Di fronte alla minaccia di un intervento federale, la città si prepara ad una mobilitazione senza precedenti che unisce sindacati, organizzazioni per i diritti civili e istituzioni locali sotto un unico slogan: “Hands Off NYC”. La coalizione, che riunisce i principali sindacati come 199SEIU e 32BJ, insieme alla New York Civil Liberties Union e alla New York Immigration Coalition, è nata per contrastare la possibilità che la Casa Bianca dispieghi la Guardia Nazionale nella più grande metropoli americana.
Il 9 ottobre, durante un comizio di fronte al comune di New York, gli organizzatori hanno presentato un piano articolato: formazione per i residenti, costruzione di reti di comunicazione nei quartieri e organizzazione di una difesa non violenta nel caso Trump decida di inviare le truppe federali. La coalizione ha annunciato inoltre sessioni di formazione e attività di sensibilizzazione in tutta la città in vista di mobilitazioni più ampie, con l’obiettivo di rafforzare il potere locale e contrastare l’ingerenza del governo federale.
«Le città americane sono sotto attacco da parte dell’amministrazione Trump», denuncia la coalizione. «Invece di investire in scuole, ospedali e servizi pubblici, i dollari dei contribuenti vengono spesi per inviare le truppe della Guardia Nazionale e gli agenti dell’ICE nelle nostre comunità, separando le famiglie e colpendo i lavoratori».
La battaglia legale
Sul fronte giudiziario, City Hall ha aderito a una coalizione di 74 governi locali che hanno depositato un amicus brief (una prospettiva esterna su una questione legale) alla Corte d’Appello del Nono Circuito, sostenendo l’Oregon nella sua causa contro il dispiegamento della Guardia Nazionale a Portland.
Il documento rappresenta una denuncia nei confronti della Casa Bianca, accusando l’amministrazione federale di aver abusato della sua autorità, dato che non esiste «nessuna invasione o ribellione» tale da giustificare un intervento militare. Il brief inoltre cita i 134 milioni di dollari spesi per i precedenti dispiegamenti a Los Angeles e i 10 milioni per la mobilitazione in Oregon, sottolineando che la federalizzazione della Guardia Nazionale per compiti di polizia interna mina la sovranità locale e grava sui contribuenti. Per i firmatari del documento : «Questi interventi devono rimanare una misura eccezionale, non una tattica politica usata ovunque e in qualsiasi momento».
A sostegno della causa legale, le amministrazioni cittadine hanno fatto ricorso alle statistiche per smontare la narrativa dell’emergenza. New York resta «una delle grandi città più sicure degli Stati Uniti» con omicidi e sparatorie ai minimi storici. Le proiezioni indicano circa 325 omicidi nel 2025, contro 2000 del 1990. Un calo dell’84%. «New York non è un campo di addestramento per i militari», ha dichiarato un portavoce del Comune.

Il fronte sindacale
Parallelamente all’azione legale, il mondo del lavoro newyorkese si è schierato compatto contro il potenziale intervento federale. Il NYC Central Labor Council, AFL-CIO, insieme ai principali sindacati della città – dalla New York State Nurses Association al Professional Staff Congress at CUNY – ha emesso dichiarazioni congiunte condannando l’uso delle forze federali per funzioni di ordine pubblico.
«È un attacco intenzionale contro la nostra città, il mondo del lavoro e le nostre comunità» – ha dichiarato Yvonne Armstrong, presidente del 199SEIU, sindacato dei lavoratori del settore sanitario che rappresenta più di 450.000 membri. «Un attacco a uno di noi è un attacco a tutti noi. Difenderemo i nostri diritti civili, le nostre libertà e le nostre famiglie contro la crudeltà di questa amministrazione».
Per i sindacati non si tratta di un problema di sicurezza, ma di controllo sociale.
Parallelamente, le associazioni per i diritti civili hanno promesso di reagire anche a un aumento delle retate dell’ICE, accusando gli agenti federali di usare «tattiche basate sulla paura – arresti in tribunale, irruzioni nei luoghi di lavoro, operazioni paramilitari durante le proteste – che minacciano i migranti e dividono la classe lavoratrice». «Occupare le nostre città non è legge e ordine» – insiste la coalizione Hands Off NYC – «è un assalto ai nostri diritti e alla nostra democrazia».
No Kings Day 2.0
L’azione della coalizione Hands Off NYC è stata inoltre la piattaforma organizzativa per la manifestazione del 18 ottobre 2025, la giornata nazionale No Kings Day 2.0. In tutta la città, decine di migliaia di persone sono scese in strada insieme a oltre 2.700 città americane, in un’ondata coordinata di proteste a difesa della democrazia, dei diritti civili e dell’autonomia locale.
Il movimento No Kings – nato a aprile e organizzato da una coalizione di circa 200 organizzazioni spaziando da grandi sindacati, partiti politici progressisti e gruppi a sostegno dei diritti civili – ha dato vita a una delle mobilitazioni più ampie e diversificate della storia americana recente.
Il primo No Kings Day è stato organizzato il 14 giugno in concomitanza con il 79° compleanno di Trump e una parata militare a Washington. Tra i 4 e 6 milioni di partecipanti scesero in strada in oltre 2.100 città americane , rendendo la giornata una delle più grandi manifestazioni della storia americana, paragonabile alla Women’s March del 2017. Il 18 ottobre ha visto una crescita considerevole delle mobilitazioni, con stime intorno ai 7 milioni di partecipanti in tutto il paese. A New York City, hanno manifestato in 100.000 nei cinque quartieri della città – il doppio rispetto a giugno.

Mamdani e la strategia anti-Trump
Dalla piazza alle istituzioni, la mobilitazione contro l’intervento federale ha trovato eco anche nella campagna elettorale per il sindaco della città. Il 4 novembre, New York sceglierà il successore di Eric Adams in un’elezione che si preannuncia come un referendum sulla resistenza all’amministrazione Trump.
Il candidato democratico Zohran Mamdani – il 33enne consigliere socialdemocratico che ha sorpreso tutti sconfiggendo Andrew Cuomo nelle primarie – guida i sondaggi con un vantaggio a doppia cifra. La sua corsa elettorale, sostenuta da 87.000 volontari e dal supporto di Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez, ha fatto della resistenza a Trump il centro della sua campagna.
Sul dispiegamento della Guardia Nazionale, Mamdani ha assunto una posizione netta. Durante un comizio a Brooklyn ha esortato la città a «prepararsi all’inevitabilità» dell’intervento federale: «Non possiamo convincerci che solo perché qualcosa è illegale, Donald Trump non lo farà. Dobbiamo essere preparati a capire che vi vorrà ogni singolo strumento a nostra disposizione per contrastarlo».
In caso di elezione, Mamdani promette una strategia legale e istituzionale: coordinamento con la governatrice Kathy Hochul contro il dispiegamento effettivo della Guardia Nazionale dello Stato e con il procuratore generale Letitia James per presentare ricorsi alle corti federali, sul modello di Los Angeles, Portland e Chicago.
Ma la strategia non si ferma al livello legale e istituzionale. Gli organizzatori della campagna elettorale, insieme ai sindacati e gruppi della società civile, stanno già costruendo delle reti di resistenza dal basso – dai gruppi sui social e le chat di Signal per monitorare i movimenti dell’ICE, passando per i volontari che accompagnano i migranti agli uffici dell’immigrazione, alle mobilitazioni di massa come No Kings che hanno attraversato anche le altre città democratiche.
Molti dei sindacati protagonisti di Hands Off NYC hanno inoltre riconosciuto nella candidatura di Zohran Mamdani la naturale prosecuzione politica della piattaforma civica lanciata con Hands Off NYC. Le stesse organizzazioni stanno costruendo la rete di resistenza contro la Guardia Nazionale e l’ICE hanno deciso di trasferire quella forza collettiva nel terreno elettorale, sostenendo Mamdani come il volto istituzionale di una città che rivendica autonomia e solidarietà dal basso.Per molti leader sindacali, la campagna del candidato democratico incarna lo spirito di Hands Off NYC: mobilitazione dal basso, difesa delle comunità e rifiuto della militarizzazione.
Il messaggio a Washington
Dai sindacati ai movimenti a sostegno dell’immigrazione, da City Hall agli attivisti per i diritti civili, New York ha lanciato un messaggio compatto a Washington: «Giù le mani. I dollari dei contribuenti dovrebbero costruire scuole e ospedali, non centri di detenzione», recita l’appello finale della coalizione. «New York non sarà occupata».
Tutte le immagini di B.C. Lorio via Flickr
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