ROMA

Giù le mani da S.Cu.P.

In un solo giorno a Roma uno sgombero, un’occupazione e tante cose in mezzo.

Venerdì a Roma è successo qualcosa che merita delle riflessioni. Nello stesso giorno uno sgombero, un’occupazione e tante cose in mezzo.

A Via Nola 5 a S. Giovanni c’è una ex motorizzazione che Berlusconi, con tanti altri stabili pubblici, ha venduto a un fondo immobiliare, cioè alle banche. Contemporaneamente però lo Stato ne diventa inquilino a peso d’oro, alla faccia della spending review che taglia gli ospedali. Il fondo poi vende ad una società immobiliare in mano a prestanomi (inattiva e formalmente di due anziani poveracci).

Nel frattempo a via Nola è nato Scup, un progetto realizzato da istruttori sportivi, operatori della cultura, tutti competenti e qualificati. Una palestra, una biblioteca di 2000 libri (quando l’unica biblioteca di S. Giovanni ha chiuso da 5 anni), un aula studio e lezioni di lingua e di italiano, una web radio, uno spazio bimbi, uno sportello di consulto psicologico, un’osteria, un mercato mensile di artigiani e produttori. Wi –fi gratuito e aula studio. Popolari, cioè accessibili, per tutti. In pochi mesi un riferimento nel quartiere.

Dovremmo essere premiati, invece, il motivo dello sgombero , come spiega in una nota ufficiale la questura, è che il demanio che continua a pagare l’affitto, deve consegnare l’immobile al formale proprietario. Cioè al farabutto di cui sopra, affinché la truffa non abbia intoppi.

Bé, se si arriva al punto che lo Stato sgombera il pubblico per darlo al privato, senza analizzare né di che privato parliamo, né di chi sgombera, siamo ad uno salto di qualità nella divaricazione con la società.

Vuol dire che gli insulti che la classe politica ci riserva da anni (bamboccioni, choosy, generazione perduta) non sono solo scivoloni ma assumono la forma della cartina di tornasole, della incapacità della gerontocrazia che occupa i posti di potere di interpretare una funzione pubblica all’altezza dei tempi.

Fin qui solo tanta rabbia.

Ma forse non è un caso che proprio quando lo Stato dismette oltre suoi beni la sua funzione sociale che ha assunto in Europa nel secondo dopoguerra, dei i precari e i giovani, proprio coloro che sono colpiti da questo arretramento, realizzano da soli il welfare che manca. Vuol dire che la ruota può girare.

Ho la buona sensazione che in tanti ieri hanno capito che lo sgombero di Scup è uno di quei fatti che rimanda a questioni di fondo che la classe politica non solo non risolve, ma non legge proprio. I tanti che hanno dato solidarietà, partecipato al presidio permanente, al blocco stradale, al corteo mattutino e alla occupazione di un altro stabile in via Monza 19. Una sede Atac in dismissione. Il giorno della notizia della tangente di Alemanno. E dopo parentopoli. Da qui ricominciamo. #torniamosubito. Grazie a tutti.

Da Il Manifesto del 27 gennaio 2013

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