ITALIA

Fridays For Future a Taranto, le foto

In migliaia tra studenti e studentesse, genitori e professori hanno sfilato in corteo per le vie del borgo di Taranto sollecitando l’impegno collettivo nella lotta al cambiamento climatico e alle ingiustizie sociali.

 

In un’atmosfera gioiosa e al contempo dura, le rivendicazioni rivolte alle istituzioni hanno posto il problema della difesa della città e della sua popolazione dagli effetti della grande industria oltrechè di una maggiore consapevolezza individuale nella tutela dell’ambiente.

Secondo il dossier pubblicato il 24 settembre da Peacelink il centro siderurgico ex-Ilva, ora Arcelor-Mittal, è la maggior fonte di Co2 d’Italia in una città come quella di taranto dove la lotta al cambiamento climatico non può che avere un maggiore peso considerati i costi sociali che il sistema industriale impone. Il prof. Alessandro Marescotti ha definito l’acciaieria «mostro climatico» quale responsabile dell’emisione di 10.688.650 tonnellate/anno di CO2 provenienti dal ciclo siderurgico integrale: stando a questi dati è evidente quanto una questione troppo spesso raccontata come “problema locale” non abbia invece una valenza globale e come tale debba essere affrontata.

In 180 paesi al mondo milioni di persone, soprattutto giovani, sono scese in piazza contro i cambiamenti climatici consegnandoci la responsabilità non solo della salute del pianeta ma del futuro dei nostri figli e la contezza di quanto un sistema economico, politico e sociale concentri ricchezza nelle mani di pochi pesando sulle spalle di molti.

Dalle piazze di 180 paesi, la lotta al cambiamento climatico sta diventando lotta al sistema capitalista neoliberista nel suo insieme, dove il profitto di pochissimi equivale al sacrificio di tanti della qualità della nostro fragile ecosistema. Gli studiosi dicono che abbiamo undici anni di tempo per invertire la rotta di un cammino che ci condannerà tutti. Chissà se faremo in tempo.