ITALIA

Fra il porto e le piazze, cronaca delle proteste triestine “no green pass”

Domani il Consiglio dei Ministri si riunirà per discutere le richieste avanzate dalle manifestazioni del capoluogo giuliano. Intanto, però, le eterogenee “anime” del “movimento” sembrano dividersi e andare in direzioni diverse

Mancano pochi minuti a mezzogiorno di sabato 23 ottobre quando Stefano Puzzer, portavoce del Coordinamento 15 ottobre, si issa sulla base di una delle due aste portabandiera in piazza dell’Unità d’Italia a Trieste. Ha in mano un megafono. Sta per spiegare le richieste avanzate a Stefano Patuanelli, ministro delle politiche agricole e rappresentante del governo Draghi. Alle spalle di Puzzer il mare e il Carso triestino, davanti a lui una folla che lo ascolta. Ci sono, con le divise catarifrangenti, alcuni lavoratori portuali e poi un insieme eterogeneo di persone, triestine e non.

Sugli altri lati della piazza i palazzi delle istituzioni: la Prefettura, la presidenza della Regione Friuli Venezia Giulia, e sul lato opposto alla folla, il Comune. Il nodo è l’applicazione del green pass, la certificazione che dallo scorso 15 ottobre è obbligatoria per lavorare sia come dipendenti sia come lavoratori autonomi. Sebbene la mobilitazione che ha portato la folla in piazza davanti a Puzzer abbia ottenuto visibilità proprio a partire dal 15 ottobre il percorso è stato molto più lungo (qui si può trovare un riassunto) e vale la pena ripercorrerne almeno le ultime settimane.

Alla fine di agosto attaccati ai muri di Trieste compaiono dei volantini che convocano una manifestazione contro il green pass per il 31 agosto in piazza della Borsa, in pieno centro.

Nel volantino, non firmato, si rifiuta il green pass come strumento che scaricherebbe sulla popolazione le colpe di una cattiva gestione della pandemia sui singoli e si propone di scalfire quello che viene definito «un pensiero unico indiscutibile», mettendo in evidenza quanto avrebbero pesato i tagli alla sanità pubblica e alla scuola al momento della crisi pandemica. Inoltre, si mette in discussione l’efficacia del vaccino (senza definire quale), definito «sperimentale».

All’appuntamento si presenta un pubblico variegato che sembra avere provenienze e percorsi politici molto diversi, come appare chiaro ascoltando gli interventi dal palco: alcuni si soffermano sulle condizioni che hanno dato il via alla pandemia e ragionano su come invertire la tendenza e su come ridurre i fattori di rischio per la salute delle persone mettendo in discussione un modello economico basato sul profitto. Una ragazza dice di essersi vaccinata per libera scelta e di trovare inaccettabile che si renda la vita difficile a chi, altrettanto liberamente, ha fatto scelte diverse. Altri si mostrano scettici verso l’efficacia dei vaccini, intervengono anche degli studenti universitari che si stanno organizzando per reclamare l’accesso all’ateneo triestino anche senza green pass.

Fra i presenti c’è anche Ugo Rossi, candidato sindaco alle elezioni comunali per il Movimento 3V che annuncia di voler entrare senza mascherina nei locali dell’università e, contravvenendo alle indicazioni degli organizzatori, chiede il voto.

A fine manifestazione si lancia un nuovo appuntamento per decidere come continuare il percorso, altri invece convocano una nuova manifestazione in piazza dell’Unità per il 12 settembre. Qui sembra prevalere la contrarietà alla vaccinazione, si parla di cure domiciliari che sarebbero in grado di sconfiggere il Covid-19, senza però fornire ulteriori spiegazioni. Il suggerimento però è evidente: se esistono delle cure efficaci perché fare il vaccino?

In piazza sono presenti alcune centinaia di persone, saranno però molte di più al primo corteo organizzato dal neonato Coordinamento no green pass, il pomeriggio del 13 settembre. A una settimana di distanza un altro corteo, annunciato sempre dai volantini attaccati in città, attraversa il centro di Trieste. Si rimarca il fatto che la contrarietà al green pass sia espressa da vaccinati e da non vaccinati con lo scopo di ottenere «una società senza discriminazioni per la giustizia e la verità». Il corteo si snoda di nuovo per le vie del centro interrompendo l’abituale flusso di macchine e mezzi e arriva in piazza dell’Unità, dove si conclude davanti alla sede della Prefettura.

Passano pochi giorni e il 25 settembre ecco un nuovo corteo, molto partecipato per le abitudini triestine. È un vecchio camper ad aprire la strada, si toccano punti significativi come la sede della Rai in corrispondenza della quale vengono scanditi slogan contro i giornalisti.

Sono diversi i cartelli che invitano a spegnere la televisione e a rendersi conto che le notizie proposte dai mezzi di comunicazione più diffusi sono false o, almeno, esagerate. L’arrivo è, come al solito, in piazza dell’Unità. La mobilitazione sembra prendere di sorpresa la città impegnata nella campagna elettorale, ma è ormai difficile ignorarne le proporzioni. Un’altra manifestazione sulla stessa base delle precedenti si tiene il primo ottobre, pochi giorni prima delle elezioni comunali che porteranno proprio Ugo Rossi e il Movimento 3V di Trieste a ottenere oltre il 4% dei voti e un seggio da consigliere per lo stesso Rossi.

(da commons.wikimedia.org)


Il salto di qualità avviene però l’11 ottobre. L’obbligatorietà del green pass per poter lavorare è ormai imminente e il coordinamento cittadino ottiene per la manifestazione, tenutasi in una giornata di sciopero generale indetta dai sindacati di base, l’adesione di diversi gruppi professionali organizzati, fra cui portuali e ferrovieri. Viene scelto questa volta un percorso diverso e la manifestazione parte proprio nei pressi del porto e della stazione ferroviaria di Campo marzio per percorrere poi il lungomare verso piazza dell’Unità.

È un corteo ancora più grande dei precedenti, decisamente eterogeneo nella composizione, ma è aperto dal solito camper da cui quasi sempre la stessa voce maschile suggerisce gli slogan («Vogliamo salute e libertà» e, ovviamente, «No green pass» sono fra i più ricorrenti) e i temi, in grado di soddisfare esigenze e sensibilità diverse: si dice che il green pass non sarebbe altro che un ulteriore strumento di controllo sulle persone e non garantirebbe la sicurezza di chi lavora e si accusa il ministro della Sanità Speranza di aver sabotato delle cure efficaci.

Pochi giorni prima, a Roma, dei militanti di estrema destra che partecipavano a un altro corteo contro il green pass avevano assaltato la sede nazionale della Cgil e chi parla afferma più volte che la manifestazione di Trieste è diversa e chiede di eliminare qualunque simbolo che possa essere mal interpretato.

Non si rinuncia però ad accusare i sindacati confederali di aver rinunciato a rappresentare i lavoratori e di essersi ormai adagiati sulle posizioni del Governo.


L’entrata in scena dei portuali come componente visibile nel corteo e nella mobilitazione sembra cambiare alcuni equilibri. Emerge la figura di Stefano Puzzer, portavoce del Coordinamento dei lavoratori del porto di Trieste (Clpt), sindacato che rappresenta una buona parte dei lavoratori del porto, che annuncia l’intenzione di bloccare a tempo indeterminato il porto a partire dal 15 ottobre. La minaccia porta il presidente dell’Autorità portuale responsabile del porto di Trieste, Zeno D’Agostino, a minacciare le dimissioni e spinge le aziende a proporre di farsi carico dei costi dei tamponi per i portuali, ma il Clpt insiste nel chiedere il ritiro del green pass per tutte le categorie.

Il 15 ottobre il porto non viene completamente bloccato, ma si crea un affollatissimo presidio e le attività vanno avanti con grande difficoltà. Poi all’improvviso Puzzer prima annuncia la fine della mobilitazione e poi, dopo un confronto interno, ritorna sui suoi passi, dimettendosi dal ruolo di portavoce: in realtà il Coordinamento non vuole abbandonare il presidio e il 18 ottobre, proprio durante il secondo e ultimo giorno di votazione per il ballottaggio per la carica di sindaco, arriva lo sgombero da parte della polizia. Chi manifesta si sposta verso il centro della città e finisce di nuovo in piazza dell’Unità che da quel momento diventa il punto di incontro e anche di riposo per molte persone.


Nel frattempo la mobilitazione di Trieste ha acquisito un carattere molto più ampio e iniziano ad arrivare persone da fuori città: portano cartelli, viveri, sedie, un sofà rosso, strumenti musicali e dei contenitori d’acqua di plastica che nei giorni seguenti vengono spesso battuti sulla pavimentazione da un circolo di persone a scandire un ritmo quasi ossessivo per le lunghe ore di attesa.

Poliziotti e carabinieri presidiano i palazzi istituzionali, senza però allontanare i manifestanti. Nelle strade circostanti le persone continuano a fare compere o a sedersi nelle terrazze dei bar, ogni tanto qualcuno si affaccia incuriosito. Mancano invece le abituali navi da crociera, dirottate verso Venezia.


Dopo lo sgombero qualcosa è cambiato: Puzzer, nonostante le dimissioni da portavoce del Clpt, è ormai il volto riconoscibile della protesta verso l’esterno. Tratta con la Prefettura le condizioni per proseguire la protesta, annuncia la nascita di un Coordinamento 15 ottobre, tenta la strada di un confronto con il Governo e annuncia una nuova manifestazione per venerdì 22 ottobre, salvo annullarla il giorno prima: sostiene che ci sarebbe un alto rischio di azioni violente e quindi è meglio rinunciare al corteo.

Trieste, Palazzo della Prefettura (da commons.wikimedia.org)

Negli stessi giorni in due diversi comunicati, affissi anche su alcuni lampioni in piazza dell’Unità, il Coordinamento No green pass, organizzatore delle manifestazioni di settembre e della prima metà di ottobre, afferma invece di voler proseguire sulla strada delle mobilitazioni dal basso, «in particolare quando queste riescono a ostacolare o rallentare l’economia» pur senza condannare chi tenta un confronto con le istituzioni.

Sembra un modo di evitare la rottura definitiva con il nuovo Coordinamento (si parla di «una diversificazione, speriamo momentanea, dei percorsi»), facendo però notare che alcuni esponenti vicini all’estrema destra inseriti nel nuovo coordinamento non avrebbero nulla a che vedere con il movimento triestino e prendendo anche le distanze da persone come l’attore Enrico Montesano o Gianluigi Paragone, che pure si sono affacciate in città.

Fra i due coordinamenti sembra ormai esserci una diversità, almeno di metodo, non facile da colmare.


Possiamo ora tornare all’immagine iniziale con Puzzer che dà conto dell’incontro avvenuto con Patuanelli. La richiesta principale è ritirare il green pass e l’obbligo vaccinale per le categorie interessate e poi di non ripetere più azioni come lo sgombero avvenuto al porto. Le richieste sono accolte con applausi dalla folla. Non si offre margine di trattativa. La nuova scadenza è martedì 26 ottobre, quando il Consiglio dei ministri si riunirà e dovrebbe valutare anche le richieste dei manifestanti per i quali si aprono nuove ore di attesa.


L’eterogeneità ha contraddistinto fin da subito il movimento triestino, ma la chiarezza dello scopo, opporsi all’introduzione del green pass, ha permesso per settimane di portare avanti una mobilitazione unitaria e di raccogliere un’adesione consistente. Di fronte alla divisione dei percorsi fra chi si è proposto come coordinatore del movimento non è facile dire quali saranno le prossime evoluzioni.

Immagine di copertina: video still