MONDO

Cosa c’è dietro i fiori di Sant Jordi?

Traduciamo il Manifesto per la campagna Tras Las Flores di sensibilizzazione sul commercio internazionale di fiori organizzata a Barcellona per la festa di San Jordi

“No es el negocio de las flores, sino el de las vidas,
donde se negocia la salud, el alimento,
el buen vivir y la felicidad”

Jonathan Prieto, hijo de una trabajadora de Flores.

 

“Non è il commercio dei fiori, ma quello delle vite,
nel quale si negoziano la salute, il nutrimento,
il buen vivir e la felicità”

Jonathan Prieto, figlio di una lavoratrice di Fiori

 

Prima di tutto, ci presentiamo. La campagna ‘Tras las flores’ (“Dietro i Fiori”) è nata da attiviste indipendenti, articolate intorno alla floricoltura della Sabana de Bogotá (Colombia), per sensibilizzare coloro che consumano fiori nel Nord del mondo. Concentrandosi sulle violazioni dei diritti umani sistematicamente commesse nell’ambito del buisness dell’esportazione di fiori. In una giornata come quella di Sant Jordi riteniamo necessario riflettere sulla responsabilità individuale e collettiva riguardo al consumo di rose prodotte ed esportate soprattutto dal Sud del mondo (Colombia, Ecuador, Brasile, Kenya, Zimbabwe, Etiopia, tra gli altri).

Secondo il Mercat de les Flors, solo nel 2018, durante la festa di Sant Jordi sono state consumate circa 7 milioni di rose. Delle quali, la Colombia ha esportato il 71% del totale, essendo il principale paese esportatore. Dal canto suo, l’Olanda ha esportato il 15% e l’Ecuador il 9%, mentre il restante 5% è stato prodotto localmente (3% a Barcellona e 2% nel resto della Spagna). La varietà Freedom, originaria dell’Ecuador e della Colombia, rappresenta il 60% del totale delle rose fornite a Sant Jordi.

I fiori hanno una carica simbolica che è stata costruita socialmente e storicamente in relazione all’estetica del bello, del fragile, di ciò che abbellisce, anche di ciò che fa innamorare, di ciò che viene regalato, di ciò che accompagna le persone morte. Questo carico simbolico è stato sfruttato da grandi aziende che oggi promuovono il consumo di massa, che aumenta nelle feste tradizionali, come Sant Jordi, catalogato come il giorno più romantico dell’anno in Catalogna, e in altre feste create dal mercato capitalista globale, come San Valentino. Così, questo mercato ha fatto dei fiori recisi un prodotto che di per sé ha un tempo di utilizzo ridotto, un simbolo di sfruttamento.

Mentre nel Nord del mondo i fiori vengono regalati per generare sogni, o per accompagnare momenti speciali, le donne del Sud del mondo che sostengono il business perdono i loro sogni, la loro salute e le loro famiglie a causa dello sfruttamento lavorativo. Tra queste violazioni: giornate di fino a 16 ore di esposizione a prodotti chimici agrotossici e pesticidi, posture corporee dannose e movimenti ripetitivi che danneggiano gravemente la salute. Inoltre, le lavoratrici subiscono un grande carico di stress lavorativo dovendo rispettare standard produttivi su larga scala derivanti dalla logica del mercato transnazionale che privilegia l’accumulazione di capitale rispetto ai diritti lavorativi, ambientali e sociali.

La coltivazione dei fiori fa si che grandi territori perdano la propria ricchezza a scapito della biodiversità, della sicurezza e della sovranità alimentare, al affermarsi come monocultivi, avvelenando progressivamente la terra, il sottosuolo e danneggiando l’acqua. Le aziende floricole hanno privatizzato l’acqua senza alcuna restrizione, e per di più la esportano accumuluta nei gambi dei fiori che possono misurare fino a 90 cm, per ogni varietà di fiore ci sono misure specifiche per sostenere i lunghi viaggi, in questo senso oltre all’acqua utilizzata nell’intero processo di crescita della pianta, c’è una percentuale che si accumula nei gambi e lascia il territorio.

Ingeominas[1] ha effettuato un bilancio idrico delle falde acquifere della Sabana de Bogotá rilevando che il settore florovivaistico raggiunge un consumo di 54,8 milioni di metri cubi di acqua all’anno, il che ci mostra una grande pressione sulle riserve idriche. D’altra parte, per il consumo umano si sono calcolati 10,7 milioni di metri cubi all’anno per Madrid, Funza e Subachoque, comuni della Colombia, dove si concentra gran parte della produzione di fiori. Circa 400 aziende occupano 6.700 ettari nel paese, di cui la stragrande maggioranza (73%) si trova nella Sabana vicino a Bogotà.

Da anni pensiamo come movimenti, organizzazioni sociali e sindacati di alcuni paesi produttori di fiori a come trasmettere al Nord globale la preoccupazione per l’estrattivismo della terra e dei corpi, che coinvolge questa produzione di natura priva di vita, i fiori. E crediamo che la scelta più cosciente per il pianeta per le persone sfruttate sia smettere di consumare fiori e cercare altre alternative che vengano dalla creatività collettiva orientata alla coltura locale, per continuare a vivere le feste come incontri tra i popoli senza implicare che in altri luoghi del mondo si stiano verificando ingiustizie.

Tuttavia, sappiamo che la strada è ancora lunga. In questo senso, riteniamo necessario sottolineare che, finché questo consumo avviene, è molto importante che venga effettuato in modo consapevole. Per questo motivo, ci appelliamo ad un consumo che mette in discussione quei processi produttivi che sostengono lo sfruttamento e cominci a scommettere su un consumo garantista e sostenibile. Chiediamo quindi di continuare a rivendicare e valorizzare il ruolo dei marchi di qualità, anche se sono ben lungi dall’essere una tutela per tutte le vite, al fine di migliorare i diritti e le condizioni di lavoro dei lavoratori. Oltre a poter promuovere la protezione dell’ambiente riducendo l’uso di pesticidi nei loro diversi livelli di tossicità.

Per tutte queste ragioni, vorremmo invitare le organizzazioni sociali, ambientali e per i diritti umani ad aderire, sostenere e diffondere la campagna “Tras las flores”; coloro che consumano sono invitati a riflettere su cosa significa decidere se acquistare o meno un prodotto con una storia di sfruttamento; e a coloro che sostengono questo business, chiediamo buon senso di fronte alla grave crisi ecologica globale, poiché non è coerente continuare con un mercato che intensifica il disastro socio-ambientale.

Ciò che sogniamo è che le terre non producano fiori per gli Stati Uniti e l’Europa, ma producano risorse alimentari nei territori, dando priorità all’approvvigionamento locale.

¡PORQUE LAS TRABAJADORAS Y TRABAJADORES DE FLORES SON MÁS IMPORTANTES QUE MILES DE FLORES JUNTAS!

¡Que siga la fiesta del amor eficaz entre los pueblos, por un Sant Jordi libre de explotación!

 

[1]Attualmente chiamato Colombian Geological Service o SGC, un’agenzia annessa al Ministero delle Miniere e dell’Energia, incaricata di svolgere ricerche scientifiche di base e applicate sulle potenzialità delle risorse del sottosuolo e monitoraggio delle minacce di origine geologica.

 

 

Se dalla vostra associazione o collettivo volete aderire al manifesto inviate una mail a traslasflores@gmail.com

 

Manifesto in spagnolo: https://traslasflores.com/manifiesto/castellano/