ITALIA

Favolos* e rivoltos* della palude unitevi!

Il 14 dicembre a Latina la seconda edizione del Queer Fest, festival di (contro)cultura queer della “palude”

Sovvertire l’eteronorma, liberarsi dai vincoli binari dei generi, sperimentare la vita al di fuori del patriarcato. Corpi non normati fuori dai confini che si incontrano, interagiscono e producono consapevolezze.

«Il festival è lo strumento che ci è più proprio per diffondere spunti di riflessione, pillole di controcultura Queer», così Francesco, attivista del Collettivo Latina Queer, descrive cosa sarà la seconda edizione del Queer Fest che si terrà il 14 dicembre al Circolo Arci Sottoscala 9 di Latina. Anima del festival è il Collettivo Latina Queer, nato nel 2018 da un bisogno comune «di protesta, di cambiare la città, di rivoluzione» come sostiene Alessandra, un’altra attivista di Latina Queer.

«Nasciamo da una presa di coscienza collettiva » continua Francesco « di chi, dopo aver fatto parte di altre associazioni o realtà, ha capito che bisognava fare qualcosa in più rispetto ad un tipo di attivismo politico binario, stantio e tossico per tutto il movimento LGBT+».
«È un posto sicuro», commenta Gionatan, ARTivista di Latina Queer e del collettivo Conigli Bianchi, «è una realtà aggregativa e inclusiva indispensabile in un territorio come quello di Latina. Non direi mai però che Latina Queer è una famiglia, perché la famiglia si regge su quei pilastri eteronormati e patriarcali che Latina Queer ambisce a demolire ed è proprio per questo che lo amo. È un collettivo che nasce dal desiderio di molt* ragazz* di attivarsi e fare qualcosa, per se stess* e per gli/le altr*».

Il Queer Fest nasce quindi come uno strumento di politica attiva, un modo per fare rete e comunità attraverso dibattiti, arte e musica. Durante la serata si alterneranno sul palco ballerin*, performer, attivist*, Drag King e Drag Queen. Tra queste la favolosa Gionatella De Sisa: «una Drag Queen che, sulla soglia dei 40, si rompe davvero le ovaie di essere casalinga e moglie irriprovevole, spezza la scopa e va a far serata adornata di perle sulla cima di zeppe tanto orribili quanto alte, una signora che combatte il patriarcato! Gionatella è anche un progetto autoriale che nasce dall’illustrazione e diventa attivismo e performance, e chissà cos’altro in futuro. Al Queer Fest la vedremo scatenarsi sul palco e raccontare come è cascata nella tana del bianconiglio».

Il Queer Fest rappresenta un bisogno di espressione che nasce dalla ribellione alla cappa dell’ombra nera di violenza e paura che copre le vie della città. «Negli anni del liceo ho vissuto vere e proprie violenze e l’ho rivisto quando, con un’associazione di cui facevo parte, sono entrato nelle scuole a fare attività con ragazzi e ragazze», racconta Francesco. «C’è una costante presenza di atti intimidatori e una violenza più o meno visibile. Una violenza subdola che prima di arrivare al pestaggio, passa per le risatine e gli sfottò».

«Quando ho subito la violenza io non ero out e ho avuto paura di un outing senza il mio permesso. Ero spaventato», racconta Elia Bonci, ragazzo transgender, che ha trasformato la violenza subita in una performance, “Amori in Movimento”, che sarà presentata per la prima volta al Queer Fest. «Farò vedere cosa ha fatto la transfobia su di me e cosa può fare sugli altri». Elia è autore del libro Diphylleia, che racconta la storia di Ayliana, una ragazza vittima di omofobia che, in seguito a un incidente, perde la memoria. L’unica cosa che ha dentro di sé è un sentimento. Sentimento che poi scopre essere l’amore per se stessa. Da appena un anno Elia ha aperto un profilo Instagram dove condivide il suo percorso di transizione e fornisce informazioni utili per chi è sol* e in difficoltà. «Ci sono persone che mi scrivono che dopo aver conosciuto la mia storia sono riuscite a fare coming out o più semplicemente che non si sentono più sole. Queste per me sono grandi soddisfazione perché capisco di aver fatto concretamente qualcosa. Tutto quello che faccio ha lo scopo di diffondere questo messaggio».

Stessa convinzione che muove l’attività di Conigli Bianchi, collettivo di illustrator*, performer, ballerin*, artist* e attivist* «che hanno deciso di ridisegnare l’immaginario della sieropositività attraverso l’arte» come racconta Gionatan. «Essere un coniglio bianco significa credere in una cultura della prevenzione non normativa in grado di consegnare strumenti di libera scelta, raccontare verità scientifiche poco conosciute spazzando via pregiudizi e superstizioni, significa essere consapevoli del proprio stato sierologico e credere che siamo tutt* “sieroqualcosa”, tra positiv* e negativ*, l’unica differenza è saperlo».

Il Queer Fest sarà anche l’occasione per presentare i progetti del collettivo Latina Queer come il “Gruppo Giovani”, un gruppo di mutuo-aiuto e autocoscienza, che costruisce una rete di salvataggio per chi è in difficoltà e di formazione politica collettiva. «La nostra è una pratica simile a quella dei gruppi di autocoscienza femminista degli anni ‘70 nel nostro territorio. Persone che si incontrano, scambiano vissuti e crescono insieme. Attraverso questo stiamo concretamente creando una comunità di persone che va oltre il tessuto storico e sociale di Latina, molto chiuso nelle proprie cerchie di conoscenza e luoghi frequentati. Il Gruppo Giovani è un laboratorio dove, persone di ogni orientamento sessuale e ogni identità di genere si uniscono per lottare contro una stessa città che respinge tutte le differenze».

«Ci sono persone che, attraverso il gruppo giovani, scoprono una realtà e si rendono conto che non sono sole». Solitudine e marginalizzazione che, in una provincia come quella di Latina, sono ancora più marcate ed evidenti. «Non mi sento al sicuro qui. Ho subito transfobia al lavoro e trovo lavoro sempre più difficilmente quando mi presento per quello che sono, un ragazzo trans», racconta Elia. «Ho ancora il mio deadname nei documenti e ho difficoltà a fare le cose di tutti i giorni come ritirare la posta. La ricevo a nome Elia ma sul mio documento c’è scritto altro.» E poi c’è l’emergenza farmaci che in provincia è ancora più forte che altrove. «Dobbiamo fare a gara a chi prende prima il farmaco. L’ho trovato una cosa orrenda. Mi sono sentito in colpa a dover prendere il farmaco prima di un altro. È una cosa che non deve succedere. Per questo dobbiamo organizzarci e diffondere informazioni».

È proprio nelle intenzioni del Queer Fest, come sottolinea Gionatan, essere un atto politico «che nasce da infiniti atti politici e che altrettanti vuole farne». «Il Queer Fest significa abitare orgogliosamente uno spazio che prima non c’era e che abbiamo conquistato, uno spazio nel quale è possibile celebrare la libertà e al tempo stesso ricordare chi ha lottato prima di noi, chi ha dato la vita per permetterci di essere e fare quello che vogliamo. Chiunque verrà spero potrà respirare la stessa contagiosa libertà che respiriamo noi e sentirsi parte di qualcosa di più grande del “se stess*”». «La sofferenza di altr* è anche la tua», afferma Alessandra, «e abbiamo maturato insieme la bellezza e la libertà di essere noi stess*, di riappropriarci della città per permettere a chiunque di farlo».