MONDO

Estrattivismo minerario, proteste e repressione nella Patagonia argentina

Senza consenso sociale, con la maggioranza dei voti del Frente de Todos, il governo provinciale del Chubut ha approvato le nuove miniere estrattive e inquinanti. Subito dopo ha scatenato la repressione contro i manifestanti che protestavano nelle strade

Proiettili di gomma, lacrimogeni, due manifestanti arrestati, poi liberati, e diversi feriti tra cui una giornalista di Luan Colectiva Fotográfica, è il saldo della repressione ordinata dal governatore della provincia del Chubut, nella Patagonia argentina. Mariano Arcioni, legato al peronismo di Massa (il centrodestra del peronismo) ha ordinato la repressione subito dopo l’approvazione da parte del parlamento provinciale durante una seduta straordinaria del progetto 128/20 di zonificazione dele miniere che da il via libera allo sfruttamento minerario nelle località di Gastre e Telsen.

Il progetto di mega miniere è stato approvato con 14 voti a favore e 11 contrari. La maggioranza dei voti a favore sono arrivati dal gruppo della maggioranza provinciale, dal Frente de Todos (la coalizione peronista al governo nazionale) e da altre forzi provinciali.  Appena ricevuta la notizia, i manifestanti, con lo slogan “Pace e acqua”, si sono ritrovati di fronte all’assemblea legislativa di Rawson, la capitale della provincia del Chubut, per protestare contro l’approvazione del progetto in un clima di tensione e con un forte dispiegamento poliziesco.

«C’è stata una dura repressione, molti lacrimogeni e molti proiettili, una compagna è stata ferita ed è dovuta andare in ospedale» ha raccontato un manifestante ai microfoni di Anred.

Il Chubut è una provincia conosciuta per la sua lunga storia di lotte ambientaliste contro le mega miniere, donde le assemblee hanno un ruolo centrale rispetto alla diffusione dell’informazione pubblica, spesso negata dai media egemonici.

Fin dalla presentazione del progetto di legge 128/20 da parte del governatore Arcioni, deputati e abitanti del Chubut si sono organizzati per lanciare la seconda Iniziativa Popolare, uno strumento che permette al popolo di opporsi democraticamente alle iniziative del governo provinciale, oltre a presentare progetti alternativi, in base all’articolo 263 della Costituzione provinciale.

L’Unione delle Assemblee delle Comunità del Chubut è riuscuta a raccogliere una quantità di firme equivalente al 7% dell’elettorato provinciale, nonostante la normativa stabilisce che la soglia minima di adesione per garantire la presentazione di una iniziativa popolare sia del 3%. Per dimostrare la sua opposizione al progetto del governo provinciale e presentare cosi una propria proposta che andasse oltre quella governativa tenendo in conto la cura del territorio della Patagonia. Ma nonostante questo, il governo provinciale non ha mai accolto l’Iniziativa Popolare.

Le conseguenze socioambientali e sociosistemiche sui territori colpiti dalle mega miniere sono molteplici e già conosciute: inquinamento dei suoli, dell’aria e dell’acqua, deforestazione, controllo dei fiumi, distruzione delle comunità, sgomberi, violenze e accaparramento e concentrazione della terra. In definitiva, una serie di danni ambientali e sociali che provocano maggiore diseguaglianza sociale e ambientali e innumerevoli conflitti territoriali.

Gli attuali progetti di transizione energetica imposti dal nord globale per sostituire gli idrocarburi con energie pulite causano in America Latina l’intensificazione dei problemi legati al sistema delle mega miniere.

Vengono così esternalizzati i costi ambientali nelle regioni del terzo mondo che diventano al tempo stesso zone di sacrificio grazie alle quali i paesi del nord assicurano la loro transizione energetica, aumentando gli scambi ecologici diseguali e l’asimmetria tra nord e sud del mondo.

Pubblicato su Notas Periodismo Popular, traduzione in italiano di Alioscia Castronovo

Immagine di copertina da Notas Periodismo Popular