MONDO

Erdogan dichiara guerra alle sinistre e bombarda la guerriglia curda

Dopo l’attacco suicida a Suruc la Turchia di Erdogan, con la scusa della lotta all’Isis, dichiara guerra alle sinistre sul fronte interno e bombarda le postazioni dei curdi che da mesi si battono contro l’avanzata jihadista.

Dopo che le immagini della strage al centro culturale Amara di Suruc, base operativa delle solidarietà curda e internazionale al Rojava e a alla città di Kobane hanno fatto il giro del mondo, il sultano Erdogan non poteva più stare fermo e ha lanciato la sua campagna militare contro l’Isis. Ma l’obiettivo primario del governo turco sembra essere uno e soltanto uno: distruggere l’esperienza del confederalismo democratico nei cantoni del Rojava, colpire le postazioni del Pkk (che nel frattempo ha dichiarato rotta la tregua unilaterale) e criminalizzare la sinistra turca e curda, dopo lo straordinario risultato dell’HDP (il partito della sinistra curda) che ha superato alle ultime elezioni la soglia del 10%, impedendo ad Erdogan di avere la maggioranza assoluta in parlamento.

Se da mesi viene denunciata dai curdi la tolleranza turca per gli spostamenti dell’Isis, che passa regolarmente per il confine per portare a termine i suoi attacchi suicidi contro Kobane, ora quello che fa più paura è la possibilità di un’avanzata di terra da parte dell’esercito turco: da settimane si parla infatti della volontà di creare una ‘zona cuscinetto’ al confine siriano, un’eventualità, hanno già chiarito i partitigiani curdi dell’Ypg che da mesi combattono l’Isis (e indirettamente difendono il confine turco), che vorrebbe dire guerra aperta.

Da dopo l’attentato al centro Amara manifestazioni e scontri si sono susseguiti nelle città curde ma anche a Istanbul, in particolare nel quartiere di Gazi, e in altre città tuche, e non è stato raro vedere militanti della sinistra curda e turca sfilare con pistole e mitra, a rendere visibile che non ci sarà più tollerenza contro il terrorismo di stato. Il giorno dopo più di 300 militanti di varie formazioni di sinistra, tra cui molti dirigenti e militanti dell’Hdp, sono stati arrestati dalle forze di sicurezza in un’operazione antiterrorismo. Nel mentre i primi F 16 bombardavano indistintamente le postazioni della guerriglia curda e quelle dell’Isis in Siria. Ieri invece i caccia di Ankara hanno colpito villaggi civili e postazioni del Pkk nel nord dell’Iraq.

Il governatore di Istanbul intanto ha deciso di vietare la ‘marcia della pace’ indetta dall’Hdp per oggi in città: un chiaro segnale che lo spazio per la politica si riduce ogni giorno di più. “La guerra al terrorismo”, che in Turchia nasconde la guerra ai curdi e alle sinistre, potrebbe avere come effetto non secondare la creazione di un governo di unità nazionale nazionale tra l’Akp di Erdogan e i partiti kemalisti inaugurando una nuova stagione di gestione del potere.

La scelta di trascinare in un confronto armato la guerriglia curda e criminalizzare la sinistra sul fronte interno è ovviamente un disastro per gli obiettivi di chi lotta per l’indipendenza e la democrazia, e potrebbe voler dire la fine dell’esperienza di democrazia confederale del Rojava. Per questo non dobbiamo abbassare la guardia e intensificare la mobilitazione internazionale, sperando al contempo in una ripresa della mobilitazione sociale di massa in Turchia, che eviti l’avvitamento di un confronto sul piano militare anche sul fronte interno.