EUROPA

Disobbedienza Sanitaria

Intervista a Jana coordinatrice di “Yo Si, Sanidad Universal”

La Sanità è una delle spese più considerevoli che uno stato deve affrontare e in tempi di crisi diventa il primo indice da tagliare per far cassa e “ristabilire” l’economia nazionale. Il saccheggio della sanità pubblica non è solo un intervento volto a pareggiare i bilanci statali sempre più in negativo, ma nasconde un’evidente disegno politico di distruzione del settore pubblico a favore dei privati. È’ ormai in atto un processo di privatizzazione sempre più diffuso che negherà l’accesso alle cure sanitarie per chi non se le può permettere, determinando un sistema sanitario garantito a pochi privilegiati e assicurati. Come per la formazione, la sanità sta diventando terreno di scontro per la difesa di un sistema pubblico ed universale, terreno di conflitto in cui si sperimentano nuove forme di partecipazione ,gestione delle risorse e dei beni comuni.

In Spagna, come in Italia, continua lo smantellamento della sanità pubblica: con il Real Decreto Ley (RDL) del 16/2012 l’accesso al sistema sanitario smette effettivamente di essere un diritto universale per trasformarsi in un privilegio. Le persone vengono suddivise in due categorie, assicurate e non assicurate.

Da novembre gli ospedali sono in agitazione, si susseguono presidi informativi e occupazioni di infermieri, medici e lavoratori che sensibilizzando le singole persone e le realtà territoriali hanno diffuso un indignazione di massa che ha scavalcato i confini dei presidi sanitari. Le piazze spagnole sono state invase dalla “marea blanca” : grandi manifestazioni si sono susseguite nella capitale e nelle più importanti città e già sono in programma scioperi per il mese di dicembre. La lotta per salvare più di 8000 posti di lavoro e non consegnare gli ospedali “chiavi in mano” ai privati non ha intenzione di arrestarsi. In questo movimento dietro il motto “Yo SÍ, sanidad universal” una serie di utenti e lavoratori del sistema sanitario nazionale (SSN in Spagna) stanno costruendo una campagna di disobbedienza civile per contrastare e rispondere alla recente riforma sanitaria, contenuta nel decreto di legge reale, che presuppone l’esclusione di centomila persone dal diritto alla salute, l’impossibilità di ricevere alcune prestazioni sanitarie e il rimborso dei farmaci. Il modello precedente era universale, l’accesso alla sanità era garantito a tutta la popolazione senza eccezioni; ora solo le persone assicurate si vedranno ancora garantito l’accesso ad alcune prestazioni mediche di base.

L’idea della campagna parte dalla volontà di sviluppare linee di azione comuni, da un lato tramite la pratica della disobbedienza civile e dall’altra tramite un ripensamento completo della possibilità da parte del medico di praticare l’obiezione di coscienza al Real Decreto. La richiesta delle piazze invase dalla “marea blanca” è una sola: sanità pubblica di tutti e per tutti!

Intervistiamo Jana in una sede locale del collettivo “Yo SÍ, sanidad universal” a Madrid

A settembre è stata approvata la riforma sanitaria che determinerà la privatizzazione del sistema e la garanzia dell’accesso alle cure solo a chi possiede un’assicurazione. Si è formato un movimento di disobbedienza civile che punta a non rispettare il decreto all’interno degli ospedali. Chi compone questo movimento? Come funziona l’obiezione di coscienza? Come vi state organizzando?

Del nostro collettivo fanno parte sia professionisti appartenenti al mondo della sanità ( medici, infermieri) sia cittadini normali. Esistono due campi di azione; il primo è quello dell’obiezione di coscienza, in questo caso molto differente da quella operata per motivi religiosi rispetto all’aborto, perché qui si tratta di un’obiezione di coscienza positiva (un medico che non potrebbe curare un non assicurato obietta e decide di prestare comunque assistenza), il secondo nell’ambito della disobbedienza civile.

Cosa facciamo noi per articolare politicamente il discorso su obiezione di coscienza e disobbedienza civile? Vi racconto brevemente da dove siamo partiti. Il governo ha annunciato l’emissione del decreto sulla sanità usando la scusa dell’incombenza della crisi e con la solita retorica di chi ci racconta che i fondi non bastano per finanziare tutti ( però ce ne sono per salvare le banche!) e che l’unica soluzione sia quella di fare tagli lineari alla spesa pubblica. Così a partire da persone legate a movimenti sociali vicini al tema dell’immigrazione, a luoghi d’integrazione, a rivendicazioni politiche dei migranti e a figure provenienti dal movimento del mondo della sanità, da movimenti contro le politiche di privatizzazione spagnoli, che trovano origine già a partire dalla fine degli anni 90 soprattutto nelle Comunità Autonome governate dalla destra, abbiamo cercato di prendere in mano la questione.

L’obiettivo finale è che questa legge venga cancellata: dall’amministrazione a tutti i lavoratori si deve creare una catena di obiezione che faccia in modo che anche chi per questa legge non dovrebbe avere più diritto a ricevere assistenza sanitaria, venga curato. La presa di posizione della cittadinanza a sostegno di questi pazienti è necessaria perché il personale sanitario non è sempre molto consapevole di ciò che sta succedendo.

Quali fasce di popolazione vengono colpite dalla riforma e di fatto escluse dall’assistenza sanitaria? Quali obiettivi avete raggiunto fino ad ora?

In Spagna il decreto riguarda soprattutto la figura dei migranti che sono la fascia di popolazione che rimane effettivamente senza copertura, sebbene il profilo tipico che presentano è quello di una persona giovane e sana che non utilizza il medico e che usufruisce statisticamente dell’assistenza sanitaria 8 punti in meno rispetto alla media spagnola. Osservando attentamente, quello che appare evidente è che a causa dell’incremento del prezzo di alcune categorie di farmaci, degli apparecchi per la dialisi, dei mezzi di trasporto di urgenza, i più toccati sono in realtà pensionati e malati cronici.

La realtà è che la legge colpisce differenti classi ma il governo ed i mezzi di comunicazione sono interessati a dirottare il dibattito pubblico sul tema dei migranti per far passare le misure come giuste, approfittando del razzismo diffuso che emerge nei paesi durante i periodi di crisi. Infatti inizialmente la legge era diretta a tutti i giovani maggiori di 26 anni che non avevano mai versato contributi statali. Potete immaginare con il tasso elevato di disoccupazione giovanile che c’è in Spagna ed il livello di precarietà che ci investe, la reazione che ha suscitato tra la popolazione!

Così ci siamo iniziati ad opporre e ribellare al decreto. Tutto è iniziato con una campagna di un’associazione di medici, che si rifiutavano di smettere di prestare assistenza sanitaria a fasce intere di popolazione, poiché contrario al loro codice deontologico.

Fino ad ora ci sono molte obiezioni di coscienza firmate, più di 4000 medici dicono che tutte e tutti devono essere curate indistintamente e che si incaricheranno successivamente del problema della fattura (il ticket da noi n.d.r). Dunque ora stiamo capendo come gestire la questione del pagamento della prestazione medica. Questo è un problema che riguarda soprattutto i centri convenzionati, strutture sanitarie private finanziate dallo Stato (perché continuano a raccontarci che il privato funziona meglio!) che non prestano assistenza medica alle persone. La sfida ora è di riuscire ad evitare di pagare la fattura a posteriori e grazie all’attivazione di alcuni gruppi amministrativi stiamo lavorando per farsi che non arrivi .

Per ora siamo riusciti a far cancellare la norma del decreto sui giovani, ora dobbiamo provare a sconfiggere anche il razzismo istituzionale e lavorare per far ritirare le norme che coinvolgono i migranti, iniziando a creare una rete di solidarietà tra tutti i cittadini. Organizziamo reti e gruppi di solidarietà e sostegno formati da persone della cittadinanza attiva e che hanno l’assistenza sanitaria, come me per ora visto che l’anno prossimo me la toglieranno sicuramente! Non so se ho risposto alla tua domanda…

Il vostro lavoro è molto simile a quello di chi fa “los desahucios” alle banche e i picchetti anti-sfratto?

(“los desahucios” alle banche sono dei presidi informativi su mutui e sfratti che si fanno davanti alle banche, a volte possono diventare dei veri e propri “processi” politici con un tribunale popolare che condanna la banca e i suoi ad per i crimini commessi oppure occupazioni delle sedi in cui si denunciano le colpe dell’istituto in questione.n.d.r.)

Si è molto simile. Noi organizziamo gruppi di solidarietà che coprono zone geografiche differenti ( funziona molto bene a Madrid). Esiste un manuale che spiega come si può fare a costruirne uno in ogni luogo in modo che questa pratica si moltiplichi in tutto il paese. C’è una lista dei gruppi che ci sono nella tua zona, se una persona ha bisogno di andare dal medico e non è assicurata può chiamare il gruppo.

Ti faccio un esempio: c’è una signora venezuelana che ha un tumore e le tolgono le cure ed i trattamenti sanitari. Il gruppo di solidarietà la accompagna in ospedale e conoscendo a fondo la legge informa tutto il personale dell’ospedale, da quello amministrativo a quello sanitario,della possibilità di praticare l’obiezione di coscienza positiva e di opporsi al decreto legge, spiegando anche che contrariamente invece, rifiutandosi di prestare servizio alla donna essi violeranno il codice deontologico e l’articolo 43 della Costituzione (L’articolo 43 della Costituzione spagnola stabilisce che: “È competenza dei poteri pubblici l’ organizzazione e la tutela della salute pubblica con le misure preventive e con le prestazioni e i servizi che siano necessari.” ndr) . C’è bisogno anche di mediare ed informare, non possiamo solo spaventarli.

L’obiezione di coscienza può violare le legge? Come affrontate i problemi legali?

Si, ci possono essere conseguenze penali e noi ci teniamo ad esplicitarlo. C’è un opuscolo di informazione legale con le possibili conseguenze perché essendo l’obiezione di coscienza positiva una pratica nuova potrebbero insorgere dei problemi con la legge. Si potrebbe essere accusati per esempio di frode allo Stato, le gerarchie e le direzioni degli ospedale sono rigide e conservatrici. Visto che su questa materia non esiste alcuna giurisprudenza e non c’è stata l’emissione di alcun giudizio in merito cerchiamo sostegno legale per permettere di esercitarla.

E’ un tema complesso: se morisse una persona per mancanza di intervento e cure sanitarie il medico colpevole verrebbe accusato di negligenza ed omissione di soccorso da parte del giudice. Capite che è una frontiera difficile da trattare a livello legale perché è ancora inesplorata. Comunque ripeto che l’importante è ampliare la rete. Non è la stessa cosa se sono solo tre persone ad obiettare o se riusciamo a costruire una rete di obiezione di coscienza in tutta la Spagna e addirittura in tutta Europa!

Esiste un ulteriore processo di privatizzazione di ospedali legato in particolare alla comunità autonoma di Madrid. Puoi raccontarci cosa sta succedendo?

In Spagna le comunità autonome hanno molte competenze sulla gestione della Sanità. Ciascuna comunità sceglie liberamente come applicare la legge in base ad alcuni presupposti : non si può parlare di gestione federale vera e propria ma nemmeno di gestione centralizzata ed in questo dualismo subentrano problemi di competenze.

Si nota infatti che nelle comunità governate dalla destra che sono quelle di Galizia, Madrid e Valencia (l’asse del male le chiamiamo in Spagna!) da anni osserviamo l’attuazione di politiche neoliberiste e di privatizzazione selvaggia. Per quanto riguarda la Sanità la gestione di 6 ospedali pubblici di Madrid sta per essere affidata al gruppo Capio Sanidad, gruppo di gestione aziendale privato che si rifiuta di prestare assistenza sanitaria alle persone non assicurate e che possiede un elevato indice di negligenza medica.

Dal 1997 ad oggi, a Madrid è stata in vigore una legge che permetteva le gestione mista pubblica e privata di grandi ospedali. Nell’ultima settimana la gestione ospedaliera è stata completamente affidata al settore privato. Questo gruppo Capio Sanidad appartiene alle elite finanziarie e politiche che legiferano e governano il paese tra cui il marito di María Dolores Cospedal, presidente del partito popolare di Castilla -la Mancha e Rodriguo Rato indagato per truffa nello scandalo di Bankia( la prima banca spagnola operante su scala nazionale). Sicuramente questi signori non sono interessati a garantire un sistema di assistenza sanitaria gratuita ed universale e non rispettano criteri di erogazione di assistenza sanitaria minima al paziente.

Oltretutto la precarizzazione e privatizzazione dell’assistenza sanitaria è accompagnata dall’aumento di precarietà lavorativa e dai tagli per i medici ed il personale sanitario al completo. Ora abbiamo obiettivi e strategie. Strategia è quella della disobbedienza civile dei movimenti sociali classici , l’obiettivo è che il governo ritiri il decreto immediatamente.

Il tema della privatizzazione del sistema sanitario pubblico e universalistico, sull’onda delle politiche d’austerity imposte dalla BCE per mancanza di fondi è un tema attuale anche in Italia. Ma aldilà di questo, quanto in Spagna la Chiesa cattolica influenza questo processo? In Italia la CEI è un organo riconosciuto dallo Stato e influenza le politiche di governo, in quanto ha veri e propri interessi materiali (per esempio nel finanziamento statale di ospedali e scuole cattoliche).

La Chiesa in Spagna sta mantenendo una posizione neutra rispetto al tema della privatizzazione della Sanità. Si preoccupa solo della difesa della morale cattolica. I collettivi cristiani anzi, in nome del principio di carità promuovono gli aiuti ai più poveri e la donazione dei farmaci.

Una delle più grandi menzogne che si trovano sul web e che è sostenuta anche dal governo, è che gli immigrati non contribuiscano al pagamento della sanità. In realtà invece si paga attraverso il lavoro, comprando prodotti come una birra con l’IVA, imposte dirette che vanno alla sanità pubblica, tutti gli abitanti contribuiscono anche con l’IBI (imposta sugli immobili) dal quale invece l’unico esente è la Chiesa.

Però per esempio in Galizia dove governa il PP* l’ultima legge erogata in materia di aborto obbliga le donne a passare, prima di interrompere la gravidanza, tramite centri gestiti da associazioni per la vita. Adesso torniamo indietro anche sui diritti civili acquisiti faticosamente negli anni: si penalizza nuovamente il diritto ad abortire . Se il feto presenta malformazioni non puoi interrompere la gravidanza perché ogni creatura è figlia di Dio! Vorrà dire che saremo obbligate ad andare in Inghilterra. La Chiesa ha influenza chiarissima sul governo ma non ha la stessa struttura dell’Italia, qui è più un polo morale.