ITALIA

Corteo No Ponte a Messina: vogliamo l’acqua, non la guerra!
L’appuntamento per sabato 9 agosto è alle 18 a piazza Cairoli. Mentre si intensificano crisi idrica, crisi climatica e guerra, opporsi al progetto del Ponte sullo Stretto significa rivendicare diritti e risorse per il territorio e difendere l’ambiente, contro le logiche belliche e speculative
Dopo le mobilitazioni contro la guerra di Sigonella e di Niscemi, l’estate di lotta in Sicilia continua con la giornata di sabato 9 agosto, quando a scendere in piazza saranno i No Ponte a Messina, al netto anche dell’approvazione del progetto della grande opera da parte del Comitato interministeriale per la progettazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess). Il movimento è stato già colpito da provvedimenti di pagamento delle spese processuali per 104 ricorrenti, per cui hanno lanciato un crowdfunding, dopo aver effettuato un ricorso e averlo perso. Si trattava di un ricorso per chiedere che «un soggetto terzo, in questo caso il Tribunale di Roma, si potesse esprimere sulla correttezza delle procedure fin qui seguite dal governo e dall’azienda per realizzare il ponte sullo Stretto di Messina».
Inoltre, si proponeva di «ordinare alla società Stretto di Messina spa, in persona del suo legale rappresentante pro tempore, la cessazione immediata di ogni atto o comportamento pregiudizievole dei diritti e degli interessi collettivi e diffusi e giuridicamente protetti, di ogni attività tendente all’approvazione del progetto definitivo ed esecutivo», oltre che di «dichiarare rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale» della serie di norme che hanno consentito il riavvio delle procedure per la costruzione del ponte.

Infatti, lo scorso 16 marzo del 2023 il governo Meloni con decreto legge ha stabilito la realizzazione del Ponte sullo Stretto, contro cui si battono da decenni i movimenti e le e gli abitanti dei territori che difendono la Sicilia e la Calabria da speculazioni e grandi opere che rischiano di devastare a livello ecologico il territorio, oltre a utilizzare risorse pubbliche che potrebbero essere utilizzate per necessità e bisogni più urgenti. Infatti, il MIT stima un costo per la realizzazione dell’opera e di tutte le opere complementari di 15 miliardi di euro. Fino ad ora, è costato 330 milioni di euro.
Mentre il Ponte della Propaganda salviniana continua a consumare risorse, la situazione dei servizi in Sicilia, e non solo, continua a peggiorare: come scrivono nel loro comunicato, «costellata dagli innumerevoli annunci di Salvini e Ciucci è arrivata una nuova estate. Nel 2023 ci avevano già detto che era l’ultima estate, che eravamo alle soglie dell’avvio dei cantieri del ponte sullo Stretto. Sono passati due anni e ancora una volta ci troviamo di fronte ad accordi e cronoprogrammi che alludono alla messa in moto delle ruspe. Noi sappiamo bene, però, che, al di là dell’effettivo inizio dei lavori, le attività di Stretto di Messina spa ed Eurolink consumano già risorse e rubano futuro, con la complicità di Regione e Comune di Messina lasciando inevasi i bisogni veri che i nostri territori esprimono».

«Ancora una volta ci troviamo, d’altronde, di fronte a una estate di passione per l’assenza di acqua nelle nostre abitazioni. Circa metà di quella che passa dalla rete idrica siciliana va perduta e in tutta la Sicilia, Messina inclusa, le crisi idriche sono all’ordine del giorno. Nonostante ciò, i soli lavori di costruzione del ponte ruberebbero cinque milioni di litri di acqua al giorno, pari al 20% del fabbisogno idrico di Messina», denunciano dal Movimento No Ponte.
L’opposizione al Ponte, ormai vicina al ventennale della grande manifestazione popolare contro la grande opera del 2006, continua a resistere nei territori e a connettere diversi fronti di mobilitazione e di lotta: il movimento denuncia oggi le relazioni tra grandi opere, devastazione del territorio e guerra, sia intesa come economia di guerra, sia come forma di saccheggio delle risorse comuni e dei territori, ma anche come interessi bellici legati alla costruzione del ponte sullo Stretto.
Infatti, scrivono i comitati contro il ponte, «già nella Relazione che accompagnava il DL 35/2023 il ponte sullo Stretto veniva annoverato come opera di interesse strategico. Già in quella occasione, dunque, Salvini & soci avevano provato a collocarlo dentro un contesto europeo che potesse, da un lato, consentire una corsia preferenziale nei meccanismi autorizzativi e, dall’altro, catturare risorse europee da utilizzare ai fini della progettazione e costruzione dell’opera. Di recente il Governo ha con ancora più forza rappresentato il ponte come opera di interesse militare, collocandolo nel quadro degli impegni strategici della Nato e rendendo la Sicilia, da quasi un secolo occupata dalla presenza di basi militari USA, NATO e italiane, sempre più un avamposto militare nel Mediterraneo».

«Tale strategia politica e mediatica è stata messa in atto mentre il mondo intero continua la folle corsa verso la guerra e il riarmo. A tutti gli effetti, dunque, il manufatto d’attraversamento e tutte le opere collaterali previste diventano l’ennesima propaganda di una politica militarista che va contrastata. Essere contro la guerra, così, vuole dire essere contro il ponte ed essere contro il ponte significa essere contro la guerra».
Il Movimento si chiede: «quante delle emergenze strutturali del Sud e delle isole (e non solo) si potrebbero sanare con i 14 miliardi di euro stanziati e i 30 miliardi spesi annualmente in armi dall’Italia? La siccità, certo», scrivono, «ma anche ospedali, scuole, autostrade, ferrovie e tanto altro ancora».
L’appuntamento per sabato 9 agosto è alle 18 a piazza Cairoli a Messina. Ancora una volta, per rilanciare l’opposizione alla grande opera, nel nuovo scenario definito dalla crisi climatica, dalla crisi idrica e dal regime di guerra globale: da ogni territorio oggi è ancora più urgente rilanciare la resistenza al modello predatorio, di speculazione e di guerra imperante oggi.
L’immagine di copertina è di Giordano Pennisi, Scattomancino
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