ROMA

Corpi e alleanze. Cinque giorni di occupazione al Globe Theatre

Due gallerie fotografiche raccontano i giorni di occupazione al Globe Theatre di Roma, struttura teatrale che è diventata negli ultimi giorni uno spazio di espressione di rivendicazioni ed elaborazione collettiva

Terminati i cinque giorni di occupazione al Globe Theatre di Roma, teatro elisabettiano immerso nel verde di Villa Borghese che è stato diretto, fra gli altri, da Gigi Proietti. Proprio parafrasando quest’ultimo, con lo slogan-motto “a noi gli occhi, please”, attiviste e attivisti della Rete Intersindacale Professionisti Spettacolo (Risp) e del gruppo Autorganizzat_ Spettacolo Roma, performer del collettivo Il Campo Innocente, membri del sindacato indipendente Camere del Lavoro Autonomo e Precario-Clap, lavoratori e lavoratrici dello spettacolo hanno deciso di fare ingresso nella struttura e dare vita a un momento di lotta e autoformazione, rivendicando maggiori tutele per il proprio reddito e provando a avanzando proposte per una riforma strutturale del settore.

Dopo l’intervento di numerosi esponenti della politica locale e nazionale il giorno stesso dell’occupazione (dall’assessore del Terzo Municipio Christian Raimo al deputato di Liberi e Uguali Stefano Fassina, fino all’assessora della cultura di Roma Lorenza Fruci), anche il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini si è presentato al Globe Theatre, promettendo un tavolo di contrattazione interministeriale per il 22 aprile. Una richiesta che, però, professionisti e professioniste dello spettacolo avanzavano ormai da tempo, attraverso mobilitazioni diffusa e partecipate che stanno durando da mesi.

 

Ma, oltre alle rivendicazioni più concrete e precise, l’occupazione è stata anche una potente occasione di elaborazione collettiva di discorso.

 

Da giovedì a domenica si sono riuniti diversi tavoli di lavoro e di discussione, che hanno affrontato tematiche differenti ma intimamente connesse nel delineare il sistema di sfruttamento e oppressione proprio del sistema dello spettacolo: dal sessimo negli ambienti di lavoro del mondo artistico, alla precarietà dei contratti di impiego fino alle necessità di immaginare un modo di nuovo di fare cultura e formazione sui territori. Tutti fronti di lotta che – hanno fatto sapere gli occupanti e le occupanti – non verranno certo chiusi con la fine dell’occupazione, ma che andranno a costituire un terreno di battaglia e di costruzione di alleanze nel prossimo periodo.

 

 

La giornata di sabato

(foto di Margherita Caprilli)

 

 

La giornata di domenica

(foto di Margherita Caprilli)

 

Immagine di copertina di Margherita Caprilli