EUROPA

Commons beyond borders

Sulle mobilitazioni del maggio europeo, oltre le elezioni continentali.

A breve si andrà a votare per le elezioni europee. Oltre al solito ridicolo gioco delle parti per la costruzione delle liste elettorali, l’unica questione centrale del dibattito in corso sono i sondaggi intorno alle liste dei cosiddetti “euroscettici”.

Ancora una volta ci sembra che il discorso mainstream sull’Unione Europea sia del tutto fuorviante: dividendo il campo in “euroscettici” e “europeisti convinti” si tace sui programmi – se mai ce ne fossero.

Se gli euroscettici in Italia racchiudono dalla Lega Nord a Grillo, passando per Fratelli d’Italia, negli altri paesi europei si incontrano sia le estreme destre più xenofobe sia i partiti più moderati, tutti spiccatamente populisti, che utilizzano la questione del No Euro più per tornaconto elettorale, che come reale programma politico.

Dall’altro lato i cosiddetti “europeisti” sono coloro che, nella quasi totalità dei casi, spingono per una maggiore implementazione del progetto europeo: ma di quale progetto stiamo parlando? Di quello che ha imposto i piani di austerity e ha siglato il fiscal compact, che impone il pareggio di bilancio come regola aurea per tutti i paesi dell’UE? O il progetto dei federalisti europei che sognano un mega-stato dove però le regole di fondo non cambiano: controllo stretto dell’immigrazione, politiche neoliberiste e un modello di governance senza centro, spacciato per partecipazione democratica?

Non è forse proprio il progetto alla base dell’Europa che dovrebbe cambiare? Non è forse proprio intorno alla questione europea che oggi si apre una battaglia epistemologica e politica per imporne il suo nuovo significato?

E’ con questo approccio che all’inizio di questo anno abbiamo costruito Agora99, un meeting euromediterraneo dove ci siamo confrontanti con le tante resistenze che incarnano un’altra idea di spazio europeo.

Certo, non vogliamo negarlo, la costruzione di un movimento europeo transnazionale non è semplice né scontata. Ma oggi più che mai i movimenti europei hanno delle possibilità.

Oggi abbiamo un nemico comune: la Banca Centrale Europea, che impone le sue politiche di privatizzazione e rilancio della competitività in tutta Europa e anche oltre i suoi confini. Dal 2011 in poi abbiamo cominciato a costruire un linguaggio comune – attraverso incontri e mobilitazioni. Le lotte si parlano e sono già interconnesse. Non è un caso che il primo maggio tutte le piazze abbiano richiamato Istanbul: perché la lotta di Taksim è già riconosciuta come lotta di tutt*.

E’ bene ricordarlo. La governance europea funziona in modo articolato ed estensivo, mentre la politica dei trattati sembra bloccata e completamente in mano ai governi nazionali, tutti sottoposti alla Germania della Merkel; l’integrazione delle politiche, dei programmi, delle amministrazioni, delle corti va avanti, stringendo legami sempre più stretti tra istituzioni locali, regionali, nazionali ed europee, oltre, e anche contro, la volontà dei singoli governi e parlamenti nazionali.

Le politiche neoliberali dell’Unione Europea si devono combatter su più piani e in differenti forme. Momenti centrali come la manifestazione contro la nuova sede della Banca Centrale a Francoforte – che si terrà probabilmente a novembre – sono necessari, così come connettere le lotte locali direttamente su un piano transnazionale.

Per questo riteniamo centrale la partecipazione alla settimana di azioni lanciata con la call #MayofSolidarity.

La settimana di azioni avrà inizio il 15 maggio con una manifestazione contro il European Business Summit a Bruxelles, dove diverse delegazioni da tutta Europa prenderanno parte alla contestazione contro la riunione delle “confidustrie” europee, pronte al rilancio della competitività tramite nuove privatizzazioni e svendite del patrimonio pubblico.

A Roma la manifestazione per i beni comuni e contro le privatizzazioni del 17 maggio sarà al centro della settimana di azioni: contro una gestione della crisi che privatizza e pauperizza i nostri territori, che impone nuovi controlli dentro e fuori le frontiere, per un governo democratico che metta al centro una gestione comune delle risorse.

Le nostre vite e le nostre lotte sono connesse. Solidarietà attiva significa lottare per i diritti di tutti – dovunque. È tempo di rovesciare i confini in pratiche del comune

Our lives and struggles are connected. Active solidarity means struggling for everybody’s rights – everywhere. It’s time to overcome borders in practices of commons!