EUROPA

Cinque riflessioni sulle elezioni greche

Alcune considerazioni a caldo sui risultati elettorali greci, articolate in cinque punti: dalla vittoria di Tsipras al cambio di paradigma di Syriza, dalla disfatta di Unità Popolare ai movimenti di fronte al nuovo Memorandum. Leggi anche: Quanto ha pesato l’astensione?.

1. Innanzitutto la cosa principale: è un trionfo di Tsipras. Non di Syriza. Il partito di Tsipras è l’ombra di ciò che è stato. Tsipras, nonostante dietro di sè non abbia avuto alcun meccanismo di partito dietro si sè, nessun immaginario da vendere, ha ottenuto una enorme vittoria, distruggendo ancora una volta i suoi oppositori. Sapevamo già, dai giorni del referendum, che si tratta di un formidabile alleato, adesso dobbiamo trattarlo così come merita: come un formidabile oppositore.

2. Al contrario, Unità Popolare e la sinistra in generale (anche la performance elettorale del KKE è stata deludente) ha ottenuto una umiliante sconfitta. Unità Popolare aveva diversi ministeri, circa 30 parlamentari, sindacalisti, attivisti e alcuni grandi supporter nelle sue fila (Zoe, Glezos, anche Varoufakis ha appoggiato pochi giorni fa questa formazione politica). Nonostante ciò, è stato soffocato a morte dall’astuzia di Tsipras e della sua crew.

3. Nei prossimi giorni molte ragioni verranno addotte (o inventate) per spiegare la disfatta. L’assenza di carisma di Lafazanis, l’impreparazione alle elezioni, la loro arroganza, e così via. Temo, tuttavia, che quello che stiamo affrontando sia un cambio di paradigma: l’asse “memorandum vs anti-memorandum”,su cui Unità Popolare ha basatola sua ragione di esistenza e che ha dominato la scena politica elettorale, e sociale, della Grecia degli ultimi anni, sembra non essere più valido. Dopo la capitolazione di Tsipras, le persone (o quantomeno coloro i quali si sono preoccupati di andare a votare) sembrano aver ceduto al triste destino di essere governati da funzionari della Troika con un vestito “resistente”. Tutto quel che restava da scegliere erano i rappresentanti locali di tale potere. In tale contesto, la vittoria di Tsipras (se comparata con le alternative) è una buona notizia almeno per quanto riguarda i diritti sociali,la crisi dei rifugiati e così via.

4. Se questa è la situazione, e dando per assodato che la battaglia della Grecia è ben lontana dall’essersi conclusa (Tsipras e co. dovranno far passare 130 (!) misure imposte dalla Troika entro la fine dell’anno, solo per fare un esempio) senza dubbio la vita ci metterà davanti a nuove questioni ed assi attorno a cui organizzare il conflitto sociale.

5. Ma, per guardare in faccia la realtà, stiamo affrontando questa nuova fase della lotta da una posizione tremendamente indebolita.L’OXI del referendum è stato spazzato via dallo spazio politico (nel Parlamento, c’è solo Alba Dorata che lo rivendica) la trasformazione di Syriza in una versione post-moderna del Partido Democratico è avvenuta e il KKE è impotente come sempre. Cosa rimane è un movimento di protesta stanco e indebolito, alcune migliaia di attivisti “senza casa politica” in alcun partito esistente, ed ovviamente una astensione senza precedenti (che potrebbe inbdicare come esistano delle correnti sociali che non hanno trovato alcun modo di esprimersi al vooto in queste elezioni)

Sarà dura, ragazzi, sarà dura.

*Quincey, pubblicata col titolo “First toughts on the electoral outcome” su analyzegreece, traduzione di dinamopress