ROMA

Ciao Jojo, uno di noi

Sapere che non incontreremo più quel sorriso nelle battaglie contro razzismo e frontiere ci lascia senza parole e ci spezza il cuore. Continueremo a lottare anche per te. Ciao Jojo.

Jojo era uno di quelli che c’era anche quando non lo vedevi o sentivi per mesi. A un certo punto, potevi metterci la mano sul fuoco, sarebbe ricomparso da qualche parte. In una chat per chiedere la disponibilità di uno spazio sociale dove organizzare un dibattito anti-razzista oppure soltanto una mano per spingere un’iniziativa. «Oi caro ho un comunicato da girarti..», «Ecco il dossier fra’…», «Ti mando sta comunicazione delle iniziative, solidarietà…», ecc. ecc.

Più spesso Jojo rispuntava in mezzo ai cortei e ai presidi. Prima ancora dei suoi dreadlock e di quella sua inconfondibile maniera di incidere, si notava il sorriso. Che splendeva sempre. Anche nei momenti peggiori. Nelle mobilitazioni contro i naufragi, davanti al Cpr di Ponte Galeria, per un’accoglienza degna: di fronte ai centri in periferia o al centro in piazza Montecitorio. E poi tutte le altre, quelle dove i compagni veri non mancano mai.

Jojo c’era sempre. C’era così tanto che è difficile persino ricordare quando abbiamo iniziato a essere amici, a essere compagni, a dirci che ci volevamo bene in quelle chat o fianco a fianco in quei cortei.

Nell’ultimo periodo della sua vita troppo breve Josef Yemane Tewelde, questo il suo nome ufficiale, era uno degli animatori di Black Lives Matter Roma. Black come il colore di un figlio di genitori eritrei nato e cresciuto nella capitale, Roma come la città che aveva stampata dentro a partire dalla lingua. Insieme avevamo costruito il collettivo metropolitano Resistenze meticce, i tentativi di scioperi migranti di alcuni Primo Marzo e un’infinità di mobilitazioni contro pacchetti sicurezza, frontiere, discriminazioni. Che noi odiavamo con tutto il cuore, che lui viveva su tutto il corpo.

Jojo veniva dalle case occupate e in una casa popolare assegnata a sua madre grazie alle lotte se ne è andato. Per molti anni, a cavallo tra gli anni Dieci dei 2000, ha partecipato alle esperienze degli spazi sociali del Sans Papiers e poi di Scup. Nel quadrante capitolino di San Giovanni. Nel 2013 era sbarcato «come Enea» a Ostia e poi in piazza del Campidoglio, sotto le finestre di Alemanno. Obiettivo: presentare la candidatura del candidato incandidabile alla poltrona di primo cittadino della città eterna. Incandidabile perché Jojo, nonostante fosse romano, non aveva ancora la cittadinanza italiana.

Sapere che non incontreremo più quel sorriso nelle battaglie contro razzismo e frontiere ci lascia senza parole e ci spezza il cuore. Continueremo a lottare anche per te. Ciao Jojo.

Immagine di copertina di Vittorio Giannittelli