ITALIA

Casa Vacante, nuova occupazione abitativa a Bologna

La crescente privatizzazione delle città mette ormai da anni a rischio il diritto all’abitare. Ieri a Bologna è nata un’occupazione per denunciare la “città delle piattaforme” e ripensare un tessuto urbano condiviso e sostenibile

Il 5 ottobre 2022 nasce Casa Vacante. Da Treccani, vacante è libero, scoperto, vuoto, DISPONIBILE. Declinata nel contesto bolognese, la nostra entrata in Capo di Lucca 22, sito di Casa Vacante, si inserisce in un contesto di crescente privatizzazione della città.

Il proliferare indiscriminato di Airbnb, unito allo strapotere economico di Ryanair stanno lentamente, ma inesorabilmente, ridisegnando il tessuto sociale cittadino, trasformando il centro storico di Bologna in una grande Casa Vacanze a cielo aperto. I costi insostenibili dell’affitto uniti a utenze già schizzate alle stelle, palazzinari e proprietari che offrono scantinati a peso d’oro, sono agenti di dilapidazione di reddito delle persone che studiano, lavorano, vivono. È il precariato sociale che incassa l’ennesimo pesante attacco dall’alto, innescando un effetto push di una violenza e rapidità inedita, e che non trova sfogo neanche più nelle periferie urbane.

È la “città delle piattaforme” che prende lentamente forma, un processo che a Bologna si allarga dal centro storico a quella cintura periferica della città che definisce l’area metropolitana.

Studentɜ, ma anche giovani precariɜ che hanno finito il ciclo di studi e che da anni lavorano, producono ricchezza sociale e culturale, coltivano legami e sono ormai parte integrante del territorio, non riescono più a sostenere il costo della vita proprio perché ormai almeno il 50% delle proprie entrate vengono risucchiate dal solo affitto e dalle utenze. In più, chi si sta trasferendo ora a Bologna si trova davanti un’odissea che sempre più spesso si trasforma in rinuncia di progetti di vita o in una massacrante routine pendolare a decine se non a centinaia di chilometri di distanza.

Di fronte a questo quadro, che appare sicuramente sconfortante, non ha prevalso la rassegnazione e il senso di sconfitta, ma la voglia di cambiare Bologna, o almeno una parte di questa, in qualcosa di altro, che inneschi un processo trasformativo reale e rilanci pratiche positive.

È per questo che ieri, dall’intreccio tra i percorsi di LUnA, laboratorio di studentɜ precarie, e quello di ADL Cobas, sindacato sociale e “di strada”, è nata Casa Vacante. Uno spazio pubblico vuoto, già destinato a essere venduto, magari per farci un ennesimo ristorante o un altro studentato di lusso.

Casa Vacante vuole innanzitutto dare una risposta, sì parziale ma concreta e autorganizzata, a quello che in questa città sta assumendo i contorni di una vera e propria mutazione antropologica di chi abita il centro: non più studentɜ, lavoratorɜ a medio reddito, famiglie, ma turisti, studentɜ con una certa capacità di spesa, colletti bianchi.

Alcune misure prese dalle amministrazioni cittadine, come quella di Bologna ma non solo, potrebbero avere dei risultati anche se a medio-lungo periodo, ma sono destinate a essere del tutto vanificate se non verranno messi in campo degli interventi straordinari nel brevissimo periodo.

La velocità di cambiamento dei soggetti che abitano il territorio metropolitano sta aumentando a ritmi vertiginosi, e fra qualche anno potrebbe essere, per fare un esempio, del tutto inutile avere dei discreti accordi per i contratti a canone concordato, banalmente perché gli stessi affittuari non saranno interessati a farlo trovandosi in una fascia potenziale di spesa molto più alta.

Casa Vacante è anche sinonimo di qualcosa che non è del tutto definito: facciamo infatti un appello, affinché questo luogo liberato dalla polvere e dall’abbandono diventi uno spazio di co-costruzione, di pratiche innovative dello stare insieme e dell’abitare.

Un hub dei saperi che provi ad interrogarsi, insieme a studiosɜ, su come rendere autonomo e sostenibile quest’immobile, con sguardo sulla città, dal punto di vista energetico, per sganciarsi dalle dinamiche estrattiviste e tradizionali, guardando a un futuro che parli di case sostenibili sia economicamente che ecologicamente.

Un hub che provi a immaginarsi nuove forme di amministrazione e di controllo sulla speculazione immobiliare, prendendo spunto da esempi come Amsterdam, dove i proprietari che per troppo tempo lasciano vuoti gli immobili vengono sanzionati.

Uno spazio che provi a immaginare nuove forme dell’abitare condiviso, che permettano riappropriazione indiretta di reddito e messa a valore dei saperi.

Per questo non ci poniamo in un’ottica contrappositiva a prescindere, bensì dialogante, per trovare insieme un nuovo modo di rigenerazione e creazione di comunità autonome e consapevoli nel tessuto urbano, che rivendichino un reddito di base slegato dal rapporto lavorativo, liberatore di energie nuove che possano dare un futuro a queste città-merce martoriate dal turismo e dalla speculazione selvaggia.

Non ci possiamo arrendere alla narrazione che ci vede inermi davanti a un modello estrattivista delle città, bisogna osare per creare comunità nuove che cospirino, che costruiscano insieme pratiche nuove del conflitto che siano in grado di colpire le nuove forme del comando finanziario.

Riprendiamoci la terra, la luna e l’abbondanza, diceva qualcuno; cominciamo dal riprenderci il diritto a restare a vivere e cospirare nelle città.

Casa vacante è aperta, costruiamo insieme proposte serie, radicali, trasformative, che provino a dialogare con chi si occupa di questi temi nella vita, nel lavoro, nel tempo libero. Ci auguriamo che altre case vacanti nascano, nelle città europee dove le conoscenze si mischiano e cercano spazi per sprizzare energie di cambiamento.

Immagine di copertina da pagina Fb di LUnA- Laboratorio Universitario d’Autogestione