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Carenza d’acqua e solidarietà: come le favelas brasiliane stanno affrontando la pandemia

Di fronte ala diffusione del virus Covid-19, nelle favelas si organizzano campagne di sensibilizzazione per evitare il contagio e fare fronte alle drammatiche conseguenze della quarantena

A causa della quarantena un abitante su 3 delle Favelas brasiliane avrà difficoltà ad acquistare prodotti di prima necessità.

Attraverso l’autorganizzazione gli abitanti delle favelas brasiliane stanno fronteggiando l’avanzata del virus nelle loro comunità, soprattutto a San Paolo e Rio de Janeiro dove si concentra il maggior numero di casi, complessivamente nel paese 23,723.

Claudio Aparecido da Silva, che vive nella favela Monte Azul, nel distretto Jardim São Luís, a sud di San Paolo, racconta che l’organizzazione tra gli abitanti si è resa necessaria per la mancanza di strutture e informazioni adeguate nei territori periferici.

Da qui è nata l’idea di creare un Comité Popular de Enfrentamiento al Covid-19 (Comitato Popolare di lotta al Covid-19) che all’attivo consta di un gran numero di volontari che vivono nel distretto.

«Le principali vittime di questa pandemia saranno i poveri. Le persone che non ricevono informazioni adeguate ad affrontare la situazione. Così, per far fronte a questo, abbiamo pensato di dar vita a strategie di mutuo soccorso e sostegno per le famiglie più vulnerabili, per anziani e per le persone affette da malattie croniche», afferma Silva.

Claudio Aparecido da Silva, conosciuto come “Petro Claudinho” (Negro Claudinho), esprime preoccupazione per la situazione dei lavoratori informali nel bel mezzo della pandemia. «Sappiamo che i lavoratori autonomi, i venditori ambulanti, i cartoneros sono molto poveri e ora a causa dei divieti non possono lavorare. Vivono in famiglie molto numerose composte anche da 8 figli. Verrà un momento in cui non avranno più nulla da mangiare».

Il comitato riceve e distribuisce anche donazioni di prodotti di prima necessità.

«Ci organizziamo per rendere più forti le nostre comunità, il nostro popolo. Mettiamo a disposizione le nostre macchine per fare la spesa, per comprare i generi alimentari ed essenziali per le persone più vulnerabili e abbiamo inoltre organizzato una campagna per la raccolta di prodotti alimentari e per l’igiene», afferma sempre Claudio. Il comitato svolge anche campagne di sensibilizzazione e prevenzione del COVID-19 attraverso la diffusione di materiale informativo tramite whatsapp e manifesti affissi per le strade delle comunità.

 

Carenza d’acqua

Come denuncia il Comitato, una delle maggiori difficoltà a cui gli abitanti della favela di Monte Azul devono far fronte è la carenza di acqua, soprattutto nelle ore serali, che rende estremamente difficile garantire e mantenere condizioni igienico-sanitarie minime, contravvenendo alle misure di sicurezza emanate del Ministro della Salute, il che facilita e aumenta il rischio di trasmissione e diffusione del virus.

Lavarsi frequentemente le mani è una delle principali raccomandazioni dell’OMS per fronteggiare la pandemia. Tanto a San Paolo come a Rio de Janeiro la realtà che si vive nelle favelas è tutt’altro che ideale per la prevenzione del Covid-19.

Negli ultimi giorni il canale Voz de las Comunidades sta denunciando le drammatiche condizioni in cui versano molte delle favelas sparse per la città, acuite dalla diffusione del virus. Una tra tutte la carenza d’acqua. «Ho 74 anni, è da più di un mese che non c’è più acqua e non posso rifornirmi, i bambini non possono lavarsi le mani, ho paura del coronavirus», racconta Dona Jurema, abitante del Complexo do Alemão, un complesso di favelas situato nella zona nord di Rio de Janerio dove vivono più di 69 mila persone.

Si sono costituiti comitati popolari anche a Paraisópolis, la seconda favela più grande di San Paolo. Si stima che al suo interno abitino più di 100 mila persone, che quotidianamente devono affrontate problemi strutturali e senza servizi igienici di base.

Secondo Gilson Rodrigues, presidente de la Unión de Habitantes y Comerciantes de Paraisópolis (Unione degli Inquilini e dei Commercianti di Paraisópolis), nella comunità ci sono 5 casi di infezione da Coronavirus. A fronte del numero crescente di casi positivi i rappresentanti dei comitati popolari stanno moltiplicando gli sforzi per affrontare la pandemia.

«È una rete di mutuo soccorso tra volontari e residenti.  Per ogni 50 famiglie un residente volontario aiuterà nel processo di sensibilizzazione, garantirà che le persone rimangano nelle proprie case, garantirà la distribuzione delle donazioni e il monitoraggio del numero di malati», afferma Rodrigues che dopo un lungo lavoro di coordinamento è riuscito a garantire due ambulanze per affrontare le emergenze nella comunità.

Quando si chiede ai membri del comitato cosa dà loro coraggio in questo momento di crisi, la risposta è unanime: la solidarietà

 

Comunicazione locale

Da quando il coronavirus è arrivato nel paese giornali, programmi televisivi, internet non parlano d’altro, però non si sa se tutti i brasiliani hanno pieno accesso alle informazioni necessarie per combattere il virus.

Per far fronte a questa situazione le comunicatrici e i comunicatori popolari hanno creato la Coalición de Comunicadores de la Periferia contra el Coronavirus. Secondo Ingrid Farias, residente in un quartiere periferico di Recife e membro del fronte #CoronaNasPeriferia (Corona nelle periferie), è necessario diffondere le misure di prevenzione attraverso una comunicazione accessibile.

«Dobbiamo pensare a come creare un linguaggio che non generi panico nelle persone e che sia capace contestualmente di comunicare le difficoltà e le urgenze di questo momento a partire dal loro vissuto quotidiano», afferma.

Aggiunge inoltre che per motivi legati a un sistema d’informazione su base regionale e all’alta concentrazione di casi positivi principalmente nella zona sud-est del paese, moltissime comunità che vivono nel nord-est non hanno accesso alle notizie quotidiane relative alla diffusione del virus nella regione.

 

Crisi alimentare

Secondo un’indagine realizzata dall’Istituto Data Favelas a causa della quarantena un abitante su tre delle favelas avrà difficoltà a comprare prodotti di prima necessità, come i generi alimentari. Per conoscere l’impatto della pandemia sulle comunità brasiliane, questo mese l’istituto ha intervistato più di 1000 persone che vivono nelle oltre 262 favelas sparse per il paese.

Quasi la metà dei lavoratori che hanno partecipato all’indagine sono lavoratori autonomi (47%), e l’8% sono lavoratori informali. In altre parole, più della metà delle persone che vivono in queste comunità non gode di stabilità occupazionale.

L’ Istituto Data Favela nasce da un partenariato tra l’Istituto Locomotiva e la Central Única de las Favelas (CUFA). Quest’ultima fornirà alle autorità pubbliche un documento contenente 14 raccomandazioni di politica pubblica volte ad attenuare gli effetti della quarantena nelle favelas.

Tra le varie raccomandazioni ci sono: la fornitura di generi alimentari fino a giugno; l’attuazione del Programma di Reddito Minimo per le famiglie con reddito basso; l’esenzione per quattro mesi dal pagamento delle bollette di acqua, luce e gas per le famiglie che vivono con un massimo di quattro salari minimi; l’assistenza finanziaria per le famiglie i cui bambini non possono frequentare gli asili nido.

 

Articolo apparso sul sito Brasil De Fato

Traduzione italiana di Matteo Codelupi per DINAMOpress

Foto di Steve Martinez