ITALIA

«Canapa, l’indifferenza del governo costa 7 miliardi l’anno»

Meglio Legale, Ass. Luca Coscioni, Dolce Vita e Radicali hanno lanciato #iocoltivo, campagna di disobbedienza civile per la legalizzazione della cannabis. Matteo Gracis, esperto di canapa e autore di Una storia incredibile, la racconta e afferma: «Continueremo a batterci e alzeremo l’asticella»

Matteo Gracis

Da qualche mese la campagna #iocoltivo, indetta da Meglio Legale e della quale ti sei fatto promotore, ha riportato il tema della legalizzazione della cannabis nell’agenda politica. Quali sono i suoi obiettivi?

La campagna #iocoltivo è stata indetta da quattro realtà, Meglio Legale, Ass. Luca Coscioni, Dolce Vita e Radicali, a cui poi si sono aggiunte decine di altre associazioni, parlamentari e cittadini. L’obiettivo principale è proprio quello di aprire un dibattito serio e costruttivo a livello politico e istituzionale, spero sia la volta buona. Siamo molto soddisfatti dei numeri e della partecipazione ma allo stesso tempo allibiti per la totale indifferenza del governo. Continueremo a batterci e man mano ad alzare l’asticella della disobbedienza civile.

Durante il lockdown il mercato del Cbd ha vissuto una sorta di boom. Un segnale importante da parte della società italiana, con i consumatori che crescono sempre di più. Nella tua lunga esperienza da divulgatore hai visto qualche cambiamento significativo nel modo in cui gli italiani si rapportano con la cannabis?

Quindici anni fa quando ho iniziato a lavorare in questo ambito, l’argomento cannabis in Italia era ancora un tabù, gli eventi di settore erano visti come ritrovi massonici e quelli come me considerati eretici. Nel corso del tempo il rapporto degli italiani con la cannabis è cambiato molto: basti pensare che nell’ultimo anno, giusto per fare un esempio, ho fatto un tour di 65 date di presentazioni del mio libro sulla canapa, in tutte le regioni italiane. Ovunque era pieno di gente.

Anche se più parti sollevano richieste al governo per fare passi avanti concreti, dall’altro ci sono le solite polemiche e la solita opposizione arroccata su posizioni e pregiudizi che rischiano di far infangare il dibattito ancor prima che parta. Pensi che il problema sia nei pregiudizi e nella disinformazione?

L’ignoranza è il nemico numero uno della legalizzazione della cannabis in Italia, ne sono convinto da tempo e lo ripeto ogni volta possibile. Molto più potente e influente di mafia e Vaticano messi insieme. Ed è per questo che con il mio lavoro e le mie azioni cerco di scalfirla, attraverso la cultura e l’informazione, o meglio, la contro-informazione.
Questa pianta è una risorsa, non un nemico, e nessun essere umano sano di mente, una volta che impara a conoscerla, può pensare altrimenti e continuare a osteggiarla.

Oltretutto il rischio è quello di continuare a fare il gioco delle mafie e di interessi privati. Il mercato della cannabis è straordinariamente redditizio. Soldi che potrebbero entrare nelle tasche dei cittadini con la legalizzazione. Di che numeri parliamo?

Parliamo di 350mila nuovi posti di lavoro e una cifra che oscilla tra i 6 e gli 8 miliardi di euro l’anno. Queste sono le stime di un’analisi approfondita realizzata dall’Università di Messina. D’altronde basta guardare oltreoceano per vedere, dati alla mano, quali incredibili benefici economici e sociali abbiano ottenuto gli stati che hanno legalizzato la cannabis. Presto, gli stessi risultati li otterranno i primi paesi europei che intraprenderanno quella strada, a partire dal Lussemburgo, che quasi sicuramente sarà il primo. Noi in tutto questo, stiamo a guardare e lasciamo profitti e benefici nelle mani delle organizzazioni criminali, contemporaneamente impegniamo risorse, energie e tempo in un’assurda caccia alle streghe contro consumatori totalmente innocui.

Nel tuo libro Canapa: una storia incredibile ripercorri la storia di questa pianta e dei molteplici utilizzi che l’uomo ne ha fatto nel corso dei secoli. Qual era il rapporto dell’uomo con la canapa e come si è arrivati a demonizzarla?

La canapa ha accompagnato l’umanità attraverso tutta la sua storia. La utilizziamo come medicina dal 2.700 a.C. e successivamente nei secoli a venire come tessuto, cordame, cibo, combustibile, carta e materiale edile. È stata demonizzata in quanto nemica primaria dell’allora nascente industria petrolifera (e dei suoi derivati come la plastica) e di quella farmacologica, attraverso una menzogna a cui è stato dato il nome di “marijuana”.  Tra i vari aspetti curiosi e significativi, vorrei segnalare quello delle reti da pesca. In molti non lo sanno, ma fino agli ultimi anni del 1800 venivano fatte con la canapa e quando si finiva di utilizzarle venivano abbandonate sul fondo dei mari, diventando in pochi mesi cibo per i pesci, senza alcun impatto ambientale sui fondali e sull’ecosistema marino, totalmente sostenibile. Era già una forma di economica circolare. Oggi quelle reti le facciamo con il nylon (derivato del petrolio) e con le stesse abbiamo devastato l’eco-sistema marino. Sappiate che tutto (o quasi) quello che oggi facciamo con la plastica, si potrebbe fare (e in parte già si faceva) con la canapa. Vedete voi se questo argomento non è di attualità…

Da anni ti batti come attivista, giornalista e scrittore per una corretta informazione sulla canapa e sulla cannabis. Nel corso degli anni quali sono gli ostacoli più grandi che hai incontrato?

Gli ostacoli più grandi che ho incontrato cercando di sensibilizzare le persone al tema della cannabis sono l’indifferenza e la diffidenza. In molti purtroppo sono ancora convinti che quando si parla di cannabis, si parli automaticamente di spinelli, Woodstock e Bob Marley. Ma la questione va ben oltre. In più i mass media continuano periodicamente a fare terrorismo psicologico e disinformazione sull’argomento, nonostante siano stati sbugiardati innumerevoli volte. Per non parlare di certi politici…

Nel tuo libro parli anche dello straordinario impatto in termini di sostenibilità ambientale che potrebbe avere la canapa. Un argomento estremamente importante di questi tempi. Che contributo potrebbe dare la coltivazione di canapa all’ambiente?

Oltre all’esempio che vi ho citato sulle reti da pesca, oggi la canapa è bio-plastica, bio-edilizia, cosmetica naturale, abbigliamento sano ed eco-sostenibile – ricordo che l’industria dell’abbigliamento è tra le più inquinanti del mondo –, così come carta 100% eco-friendly e cibo dalle incredibili proprietà nutrizionali. Da notare inoltre che la canapa è una pianta che sequestra tantissima Co2 dall’atmosfera e, se non bastasse, che viene utilizzata nella fito-rimediazione in quanto pulisce e rigenera i terreni nei quali viene coltivata, ad esempio sono in corso da tempo progetti sperimentali anche a Chernobyl e nella nostra Terra dei Fuochi in Campania. E quello di cui vi ho parlato rappresenta forse il 10% delle potenzialità che ha questa pianta. Se non vi fidate di me, informatevi e approfondite in maniera autonoma: ve ne innamorerete!