ROMA

Cala sipario su affittopoli: «nessun danno erariale»

Ma la Roma solidale rimane sotto sgombero

La Corte dei Conti ritira le accuse contro i funzionari che avevano assegnato immobili pubblici a canone sociale. Non è stato causato nessun danno alla città, anzi. Rimane la campagna denigratoria, le accuse e le minacce di sgombero. La giunta a 5 Stelle, infatti, continua a latitare.

Finalmente, forse, è stata posta la parola fine alla più assurda delle vicende politico-giudiziarie romane degli ultimi anni. È di stamattina la notizia che la Procura della Corte dei Conti ha deciso di ritirare tutte le accuse di “danno erariale” a carico dei funzionari capitolini che avevano assegnato gli immobili del patrimonio pubblico indisponibile a canone sociale.

La decisione è arrivata dopo che i giudici della stessa Corte dei Conti, anche in appello, hanno ripetutamente valutato del tutto infondate quelle accuse, precisamente per lo stesso motivo che Decide Roma ha sempre affermato sin dal principio: quegli immobili appartengono alla città, a tutti i suoi abitanti, e come tali non potevano né dovevano essere messi a reddito, affittati a canone di mercato, svenduti. Roma Capitale non deve comportarsi come un qualunque palazzinaro o speculatore: deve invece riconoscere l’inestimabile valore dell’uso solidale, sociale, culturale, comune che di quegli immobili è stato fatto in questi anni.

Cala insomma il sipario su quelle infami accuse: un sospiro di sollievo per tutta la città. Rimane l’interrogativo amaro su che cosa abbia mosso la Procura a mettere in moto una macchina accusatoria tanto potente quanto infondata. Così come rimane un altro danno – ben più reale di quello “erariale” – del quale probabilmente nessuno pagherà mai le conseguenze: il danno causato dalla macchina del fango, da due anni di ininterrotta campagna denigratoria nei confronti degli spazi sociali di questa città, unico argine alla solitudine, all’isolamento, al degrado sociale e culturale, alla desertificazione dei territori di Roma.

Così come rimane l’inettitudine della politica, che in questi anni si è fatta dettare l’agenda e le direttive da una magistratura scellerata, incapace di qualunque autonomia, incapace soprattutto di accogliere e valorizzare le istanze di partecipazione e di autogoverno che si sono espresse con forza in questi anni e che hanno chiesto a gran voce – tra le altre cose – il riconoscimento dei beni comuni urbani.

Cala il sipario sull’infame vicenda del danno erariale, ma gli spazi sociali e le associazioni rimangono ancora oggi sotto sgombero. Nessun provvedimento è stato ritirato, nessuna regolarizzazione è mai stata intrapresa. Ancora oggi, gravano sulle spalle della Roma solidale assurde richieste di centinaia di migliaia di euro di arretrato. Ancora oggi, il MoVimento che governa Roma costringe centinaia di realtà sociali all’illegalità. Dopo il defenestramento dell’Assessore Andrea Mazzillo, la nuova assessora al Patrimonio Rosalia Alba Castiglione non ha mai preso parola su uno dei temi più scottanti di sua competenza, mentre la Commissione Patrimonio presieduta da Valentina Vivarelli, Consigliere Capitolino M5S latita, convocandosi rarissimamente e le rassicurazioni del Vicesindaco Luca Bergamo sembrano sempre di più parole al vento.

La Roma solidale continua ad aspettare Godot, come scrivemmo a luglio: un fantomatico regolamento che dovrebbe risolvere tutti i problemi… un regolamento che però non esce dalle segrete stanze dei dipartimenti, degli assessorati, che nessuno ha il coraggio di discutere faccia a faccia con gli abitanti di questa città, con chi per anni si è davvero preso cura del patrimonio di Roma, rendendolo un bene comune.

Riconoscimento dei beni comuni: questa è la via. Lo diciamo da sempre. Persino il Comune di Torino, in una recente mozione, sembra aver intrapreso la strada del riconoscimento dell’uso civico di importanti immobili urbani. Altro che bandi: il patrimonio pubblico è di tutti e da tutti deve poter essere usato e gestito. Roma non può più aspettare. Il tempo è scaduto.

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