ROMA

Automobili al posto degli alberi davanti alla stazione Tiburtina

Per realizzare il progetto di sistemazione dell’area di fronte alla stazione Tiburtina predisposto dal Comune si devono tagliare gli alberi che ci sono. I comitati degli abitanti della zona avevano un progetto alternativo che è stato bocciato, ma non hanno intenzione di arrendersi e manifestano in tanti per difendere il verde che c’è

È un ponte fra due quartieri, Pietralata e Nomentano, da sempre separati dalla ferrovia, la nuova Stazione Alta Velocità di Roma Tiburtina inaugurata nel 2011, sebbene non fosse completata del tutto e non ancora operativa. Il progetto è dell’architetto Paolo Desideri, vincitore di un concorso internazionale bandito nel 2000. A vent’anni di distanza di quel progetto ambizioso per una struttura con una superficie di 50mila metri quadri e 20 binari, che prevedeva la presenza di 140mila utenti ogni giorno, ancora non si vede il completamento. Sono stati investiti ben 322 milioni di euro per realizzare un nodo di scambio intermodale di livello internazionale, oltre che nazionale e metropolitano. La lunga galleria vetrata sospesa a nove metri di altezza sulla piattaforma dei binari avrebbe dovuto ospitare i servizi destinati ai viaggiatori e ai cittadini, realizzando uno spazio urbano, sovrastato da otto volumi sospesi, agganciati alla struttura portante. Lo spazio realizzato non è mai riuscito a prendere vita.

Siamo in un quadrante della città dove le spinte speculative del capitale finanziario sono enormi. Lì sorge la cattedrale del potere bancario, sede di BNL, costruita come un lungo scafo che si affaccia sui binari. Lì si costruiscono residenze di lusso come La Città del Sole di Parnasi, mentre intorno alla stazione continua a esistere il caos. Il traffico caotico, sopra e sotto la tangenziale est, sotto i cui piloni hanno trovato rifugio i migranti cacciati da un luogo all’altro della città. Ora che il tratto di tangenziale est che lambiva la facciata della stazione Tiburtina è stato finalmente demolito, iniziano i lavori per la sistemazione dell’area adiacente, a cominciare dal piazzale ovest.

 

© Stefano Antonelli.

 

Gli abitanti della zona hanno a lungo lavorato per costruire una proposta per quella parte di città, ma il progetto che hanno presentato al Comune non è stato preso in considerazione, nonostante fosse accompagnato da 8000 firme di cittadini e cittadine e dall’approvazione dei Municipi II e III. Il progetto elaborato dall’Amministrazione comunale prevede una zona pedonale di circa 8000 metri quadri, accanto ad una larga striscia di asfalto destinata al traffico automobilistico. Tutto il terreno è reso impermeabile.

«Si tratta di far scorrere a terra quella tangenziale che scorreva sopraelevata e per fare questo verranno aumentate le sezioni stradali anche delle vie limitrofe compromettendo per sempre ogni potenzialità urbanistica della zona trasformando il quartiere in autostrada», scrive nella sua pagina Facebook il Comitato Cittadini Stazione Tiburtina.

Per realizzare la sistemazione dell’area prevista, sarà necessario radere al suolo gli alberi che adesso ci sono. Contrari a questa strage che si opererebbe con l’abbattimento di quasi cento alberi, lecci, pini, olmi e platani in perfette condizioni, sabato 5 dicembre si sono ritrovati in centinaia alla manifestazione indetta dai residenti del quartiere, alla quale hanno aderito tantissimi comitati e associazioni: Legambiente Lazio, Brigate Verdi, Fare Verde, CittadinanzAttiva, Rinascita Tiburtina, Comitato Cittadini Stazione Tiburtina, Respiro verde, Legalberi, Comitato tutela Villaggio Olimpico, Libera Assemblea Centocelle.

 

© Stefano Antonelli.

 

«Mentre le più grandi città europee progettano la riforestazione urbana il Comune di Roma dichiara guerra al verde, nel quadrante di Roma con la più alta percentuale di PM10 secondo i dati Arpa» dichiara l’Associazione Rinascita Tiburtina.

Alla dichiarazione del Comune che gli alberi tagliati verranno sostituiti con nuove piantumazioni gli abitanti rispondono: «Un albero di quarant’anni non lo si rimpiazza con un nuovo alberello di sei mesi che nella Roma di oggi muore entro l’anno di vita. Va poi considerato che i bellissimi alberi che ci sono oggi sono posizionati in un terreno che gli consente di essere diventati quello che sono oggi. Quel terreno verrebbe cementato e i nuovi alberelli che pianterebbe il Comune verranno posizionati in un terreno che al massimo può consentire la crescita di un alberello da marciapiede in luogo agli alberi di alto fusto che abbiamo oggi».

Sabato è stato solo il primo passo, il Comitato affiancato da cittadini e cittadine non intende arrendersi.

 

Immagine di copertina e foto nell’articolo: Steafano Antonelli