MONDO

Atenco resiste, ancora

I contadini di Atenco, in Messico, non si arrendono e sono pronti ancora una volta a dare battaglia al grido la “la tierra non si viende” contro i progetti di esproprio e di speculazione rilanciati dal governo di Enrique Peña Nieto.

Il paese di San Salvador de Atenco, è un piccolo centro di ventimila abitanti, per lo più contadini, nell’Estado de Mexico, lo stato della Federazione Messicana che circonda la capitale.

Dagli anni ’80, vista l’espansione infinita di Città del Messico, Atenco si è trovato inglobato nella metropoli, dal cui centro dista qualche decina di chilometri. Sarebbe rimasto difficilmente nella memoria politica del paese se non fosse per la forte politicizzazione dei suoi abitanti, protagonisti di importanti lotte politiche e sociali già nel secolo diciannovesimo.

Ma è nel 2001 che il paese entra con forza nella storia messicana. Insediato da pochi mesi nel ruolo di presidente della nazione, Vicente Fox annuncia l’esproprio delle terre dell’ejido di Atenco (terre comunali, secondo la tradizione messicana figlia della rivoluzione) per costruire un nuovo mega aeroporto per Città del Messico.

Ad Atenco la gente reagisce e porta avanti una eroica resistenza. Nasce il Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra (FPDT) – famoso per il machete brandito in aria dai suoi membri ad ogni corteo. Esso si oppone all’opera in tutti i modi, il ricorso legale, grandi manifestazioni in città, il blocco delle strade con forti scontri contro la polizia nazionale e federale. La resistenza ad Atenco, è per la terra, per la difesa della comunità, contro un progetto distruttivo e imposto con arroganza. Essa per molti aspetti echeggia la lotta zapatista in Chiapas, i metodi che vengono seguiti per resistere sono pure mutuati dallo zapatismo, a cui si ispira apertamente il leader del FPDT, Ignacio del Valle.

Il 1 agosto del 2002 le autorità annunciano il ritiro del decreto di esproprio delle terre, Atenco ha vinto, e la sua vittoria prende presto il valore di simbolo delle lotte mondiali contro il neoliberismo.

Nella primavera del 2006, a pochi mesi dalle nuove presidenziali, la Otra Campaña lanciata dall’EZLN sta viaggiando per la nazione e il 25 Aprile giunge, con Marcos, ad Atenco, dove incontra il FPDT che aveva aderito alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona.

Il 3 maggio 2006 nel paese limitrofo di Texcoco, la polizia impedisce ad alcuni contadini che volevano vendere i propri fiori, di mettere i loro banchi nel mercato locale e li caccia con violenza. La reazione della gente si fa sentire subito e il FPDT interviene a sostegno dei contadini, ci sono duri scontri ed un grande blocco della strada statale, ma alla fine la polizia è respinta fuori dal territorio comunale.

Il 4 maggio Atenco subisce la vendetta di stato, con modalità paragonabili alle più atroci dittature del Novecento. Alle 6 del mattino arrivano in città migliaia di poliziotti federali e statali. Entrano casa per casa a sequestrare e distruggere, stuprano e seviziano decine di donne (26 di esse sporgeranno denuncia), bastonano a sangue chiunque incontrino, uccidono due ragazzi, e arrestano più di duecento persone, tra cui gran parte del FPDT e cinque internazionali che vengono immediatamente deportati.

Per settimane le associazioni di diritti umani sono impegnati nella dolorosa ricostruzione delle atrocità di quella mattina, raccogliendo testimonianze agghiaccianti che poi rimbalzano nella rete e tra le pagine de La Jornada. L’EZLN chiude per allerta rossa tutte le comunità in Chiapas, che rimarranno sigillate per mesi, mentre decine di difensori di diritti umani di tutto il paese in quei giorni subiscono intimidazioni, pedinamenti, gravi minacce di morte. A Città del Messico i movimenti sociali vivono nel terrore.

Felipe Calderon (PAN, estrema destra) aveva bisogno di creare un clima di paura e violenza per recuperare lo svantaggio rispetto al candidato di centro-sinistra, Andres Manuel Lopez Obrador, e con Atenco ottiene il suo risultato. Due mesi dopo, infatti, Lopez Obrador perde per un soffio le presidenziali, in una contesa elettorale fortemente segnata dalle accuse di brogli.

Il mandante ultimo della violenza contro Atenco ancora oggi non è chiaro né unico, perché essa ha servito molti poteri differenti e nessuno di questi verrà mai incriminato. Tuttavia un ruolo centrale, se non proprio di regia, viene svolto da Enrique Peña Nieto, del PRI (destra) in quel momento governatore proprio del Estado de Mexico di cui Atenco è parte.

Enrique Peña Nieto è eletto nel luglio del 2012 Presidente del Messico, tra grandi proteste anche proprio per avere le mani macchiate di sangue per i fatti del 2006.

Oggi, 13 anni dopo la lotta per la terra e 8 anni dopo la repressione, proprio quando da poco sono stati finalmente liberati i leader di quella battaglia, Enrique Peña Nieto annuncia la volontà di voler riprendere il progetto del 2001 e di voler costruire l’aeroporto, espropriando la terra agli abitanti di Atenco.

Il FPDT è tornato subito a manifestare, il 2 e l’8 settembre, determinato come sempre a difendere la propria terra dagli interessi del capitale – l’architetto che ha progettato l’opera è genero di Carlos Slim, l’uomo più ricco del paese.

Ignacio del Valle ha detto pubblicamente che il governo lavorava da mesi all’idea, seminando paura nel paese affinché la gente non si unisca alla resistenza, mentre con una frode è già stato cambiato l’uso delle terre agricole in questione.

Ma il FPDT non si arrende, e al grido “La Tierra no se vende!” è pronto a dare battaglia un’altra volta. Diventerà ancora una volta un modello paradigmatico per le tante lotte per i beni comuni che anche noi in Europa portiamo avanti, oggi ancor più che nel 2001?

Ce lo auguriamo di cuore. Sarà anche nostro ruolo sostenerli, con tutti i mezzi di cui la solidarietà internazionale dispone

Nel frattempo l’EZLN ha convocato per Dicembre il “Festival delle Resistenze e delle Ribellioni” che transitando per Città del Messico, non mancherà certo di dare appoggio alla resistenza di Atenco.