MONDO

Arresti a Shengal, fermati due giornalisti

I giornalisti Marlene Förster (Germania) e Matej Kavcic (Slovenia) a Shengal per condurre ricerche sugli ezidi sono stati arrestati dall’esercito iracheno e da 10 giorni sono in custodia cautelare


Il 20 aprile scorso l’esercito iracheno ha arrestato due giornalisti a Shengal (Sinjar). Marlene Forster (Germania) e Matej Kavcic (Slovenia) mentre tornavano dalle celebrazioni della festività ezida, Çarşema Sere Nisane, sono stati fermati all’ingresso della città di Shengal e presi in custodia cautelare dai militari iracheni.

Dopo essere stati trattenuti in custodia per due notti il 22 aprile sono stati trasferiti a Baghdad per motivi di indagine e sono tuttora detenuti. L’esercito iracheno ha diffuso una loro foto e accuse infondate alle agenzie di stampa e alle televisioni legate al governo di Baghdad.

I giornalisti erano a Shengal per condurre ricerche e avevano intervistato diverse associazioni, istituzioni e personalità allo scopo di approfondire e riportare informazioni sulle condizioni della società ezida sopravvissuta al genocidio del 2014 compiuto dall’ISIS.

Ma nonostante l’esercito iracheno fosse al corrente di questa situazione ha iniziato una campagna di incriminazione basata su gravi accuse infondate contro entrambi i giornalisti approfittando delle tensioni scoppiate negli ultimi giorni a Shengal. 

Kavcic lavorava come giornalista freelance per la radio condotta da studenti sloveni Radio Student .Aveva partecipato diverse volte alle trasmissioni della radio da Shengal fornendo informazioni sulla situazione degli ezidi. Forster è una giornalista freelance.

Le autorità irachene accusano i giornalisti di “sostegno al terrorismo” per il loro lavoro di informazione. Secondo quanto riportato da testimoni degli eventi, quando sono stati presi in custodia, Marlene Forster e Matej Kavcic hanno dichiarato di essere giornalisti, senza essere informati sulla situzione di fermo sono stati portati nella centrale di polizia irachena più vicina a Shengal, sono stati privati di telefoni e effetti personali e interrogati senza interruzione fino alla mattina seguente.

Durante gli interrogatori sono stati minacciati e insultati dai militari iracheni, sono state esercitate gravi pressioni con accuse infondate. Secondo informazioni riportate dai presenti i loro corpi sono stati perquisiti contro la loro volontà. 

Il centro studi sull’opinione pubblica curda Civaka Azad ha riferito che Marlene è stata detenuta in una cella di isolamento e, secondo le informazioni fornite da un funzionario dell’ambasciata tedesca a Baghdad, dopo aver fatto uno sciopero della fame ha ottenuto di parlare con l’ambasciata il 28 aprile.

Nessun contatto è stato ancora stabilito con il giornalista sloveno detenuto Matej. La madre di Marlene, Lydia Förster, ha protestato davanti al consolato generale iracheno a Francoforte il 26 aprile, chiedendo il rilascio della figlia. Successivamente, ha incontrato i funzionari del consolato e ha trasmesso la sua richiesta di persona.

Lydia Förster ha riferito di aver contattato il ministero degli Esteri tedesco e l’ambasciata tedesca in Iraq a Baghdad e di aver scritto una lettera aperta al ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock.

Nella sua lettera Lydia Forster scrive «Come madre, mi chiedo cosa abbia da dire Baerbock, che ha lavorato molto sugli yazidi, di una giovane donna che difende la sofferenza della comunità yazida ora accusata di “sostegno al terrorismo” in Iraq».

Nella lettera la madre di Marlene continua raccontanto le motivazioni che hanno spinto la figlia a recarsi a Shengal: «È andata a Shengal per documentare il massacro di Shengal e per seguire gli sforzi di autogoverno, Marlene ha portato con sé una macchina fotografica. Voleva fare varie interviste e colloqui, documentare e condividere con la stampa dopo il suo ritorno».

Lydia Förster ha raccontato di essere stata in contatto con sua figlia per tutto il tempo, ma di non aver avuto sue notizie da mercoledì 20 aprile: «Ho sentito che i soldati iracheni sono entrati a Shengal. Sapevo che c’erano attacchi lì. Ho iniziato ad avere paura perché la Turchia è nella regione. Ho saputo che venerdì Marlene è stata trattenuta e portata a Baghdad. La persona che mi ha contattato ha detto che quando sono stati arrestati, mia figlia e il suo amico sono stati maltrattati e i soldati li hanno insultati. Ecco perché sono molto preoccupata. Ho paura perché non so quali siano le condizioni di mia figlia, dove si trovi e a cosa sia stata esposta».

Lydia Förster ha sottolineato che la detenzione è collegata con l’atmosfera politica a Shengal e ha continuato dicendo: «Per quanto ho capito, a Shengal stanno succedendo alcune cose. Il governo iracheno ha dei piani. Non vogliono che giornalisti dall’estero siano presenti. Voglio che Marlene e il suo amico vengano rilasciati il prima possibile. Mi aspetto il supporto di tutti su questo tema».

Il deputato del parlamento federale del partito di sinistra Gökay Akbulut ha portato la situazione dei giornalisti all’ordine del giorno del parlamento. In una dichiarazione rilasciata dal Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), è stato affermato che l’Iraq dovrebbe rilasciare immediatamente i giornalisti e che dovrebbero essere garantite le condizioni per la libera informazione nel Paese.

Il CPJ ha anche chiesto all’ambasciata slovena ad Ankara e al ministero degli Affari esteri di Germania e Iraq informazioni sullo stato dei giornalisti. Rappresentanti dell’Amministrazione autonoma di Shengal hanno tenuto incontri con l’esercito iracheno per chiarire la situazione dei due giornalisti e per il loro rilascio.

Nonostante alla fine di ogni incontro l’esercito iracheno abbia dichiarato che sarebbero stati rilasciati, dal 20 aprile i due giornalisti sono nelle mani dei militari iracheno e dal 22 aprile sono sotto sorveglianza a Baghdad.

In ogni caso è chiaro che l’esercito iracheno sta conducendo una campagna speciale contro i due giornalisti per preparare il terreno per il loro arresto.

Immagine di copertina da Wikipedia