MONDO

Afrin sotto attacco, fermiamo il massacro

Nel silenzio della comunità internazionale si stanno gravemente intensificando gli attacchi turchi sulla città, la Resistenza di Afrin ha bisogno concreto di supporto internazionale. Appuntamento alle 17 a piazza Madonna di Loreto

La situazione ad Afrin peggiora ogni giorno. L’attacco dello stato turco contro il cantone del Rojava, che continua dal 20 gennaio, sta assumendo una intensità e una gravità che preoccupano seriamente. Ad oggi, 12 marzo, l’esercito è a 2,5 chilometri dalla città.
All’interno mancano generi di prima necessità e viveri. L’esercito turco unito alle milizie jihadiste ha preso controllo di una diga molto importante, Meidanki, ed ora inizia a scarseggiare anche l’acqua. Il ritmo degli attacchi aumenta in modo vertiginoso, in particolare, paradossalmente, proprio dal 25 febbraio, giorno in cui l’ONU ha approvato all’unanimità la risoluzione 2401 che chiedeva un cessate il fuoco immediato.
I bollettini parlano già di più di 300 civili morti e 700 feriti finora nel corso di almeno 70 attacchi aerei ogni giorno. L’esercito turco sta usando armi di ogni tipo, incluse chimiche, e ha bombardato scuole, strutture sanitarie, abitazioni di civili. Se riuscisse ad arrivare in città, le conseguenze sarebbero inimmaginabili.
Afrin è una delle poche città della Siria finora risparmiate alla guerra, ad Afrin vivono migliaia di rifugiati fuggiti dalle zone circostanti, in particolar modo dalla vicina Aleppo. Le milizie dello YPJ e YPG stanno nel frattempo facendo il possibile per fermare l’avanzata nera, ma la situazione è critica.
La comunità internazionale rimane vergognosamente in silenzio davanti alla possibilità concreta di un massacro di gravissime proporzioni. Il sultano Erdogan è in grado di tenere sotto scacco chiunque in Occidente, usando come armi ricattatorie le partite rispetto ad interessi geostrategici ed estrattivi nell’area nonché la gestione della questione migratoria.
Ad Afrin, ricordiamolo ancora una volta, la popolazione, a maggioranza kurda, sta attuando un modello eccezionale di convivenza plurietnica e di partecipazione dal basso, basato sul confederalismo democratico.
La società civile della città ha finora dimostrato coraggio e dignità, scendendo più volte in strada per chiedere la fine dei bombardamenti e per dimostrare la propria volontà a resistere.
Ad Afrin, al centro di un Medioriente straziato da guerre e violenza c’è motivo di speranza per tutte e tutti.

Si stanno moltiplicando in tutta Europa i presidi per chiedere l’immediato cessate il fuoco.
A Roma l’appuntamento è per lunedì 12 marzo alle 16, a piazza Madonna di Loreto. Invitiamo tutte e tutti a partecipare e a far sentire la nostra voce. Fermiamo il massacro. Non possiamo lasciarl* sol*.

[Foto di apertura: Roberto Scordino]