ROMA

«Aborto e identità di genere corsi necessari». Studenti contro la censura al Giulio Cesare

La dirigente scolastica del liceo romano si oppone ai corsi su identità di genere, interruzione di gravidanza e occupazione fascista nei Balcani previsti per la Settimana dello Studente. Un gesto che si inserisce in un contesto di generale contrasto all’autodeterminazione degli e delle studenti

Un atteggiamento censorio che, purtroppo, non desta grande stupore. Presso lo storico liceo classico capitolino Giulio Cesare, la dirigente scolastica Paola Senesi sembra opporsi con forza e ormai da quasi una settimana allo svolgimento di alcuni corsi auto-organizzati dagli e dalle studenti sui temi dell’identità di genere e dell’interruzione di gravidanza.

 

«Siamo sdegnati, arrabbiati e delusi», denunciano sulla propria pagina Instagram i ragazzi e le ragazze del collettivo studentesco Zero Alibi, che si sono occupati di proporre le tematiche dei corsi per la Settimana dello Studente in cui sono appunto allievi e allieve a definire per conto proprio un programma didattico alternativo.

 

«Secondo la nostra dirigente scolastica, fare un corso di informazione sull’aborto, come avevamo intenzione di fare, vorrebbe dire (testuali parole) «istigare le persone ad abortire»; il corso sull’identità di genere, sempre secondo la nostra preside, è irrealizzabile poiché secondo lei «l’identità di genere non esiste». A questo si aggiunge un terzo corso contestato, una lezione di storia sull’occupazione dei Balcani, ritenuto da Senesi «poco oggettivo».

In un momento in cui – fra varie occupazioni di istituti secondari come il Socrate a Garbatella o il Kant a Torpignattara – il mondo scolastico della capitale è in piena mobilitazione e a pochi giorni dalla protesta nazionale di venerdì, nel liceo di corso Trieste cantato nell’omonimo brano di Antonello Venditti pare aprirsi un ulteriore fronte del conflitto.

«Pensiamo che i corsi su identità di genere e aborto rappresentino una parte importante della formazione di gruppo e degli individui», raccontano dal collettivo Zero Alibi. «Riteniamo sia assolutamente normale affrontare queste tematiche a scuola. Anzi, la didattica attuale è forse troppo carente sul piano dell’educazione sociale e civica, degli argomenti legati alla sessualità o all’ecologismo… Ma per qualcuno, evidentemente, è strano che si parli di queste cose fra studenti».

 

L’opposizione ai corsi da parte della dirigente scolastica è stata giustificata con motivazioni tecnico-burocratiche, ma tutto lascia indicare che le ragioni profonde siano di natura ideologica.

 

Non è un mistero che – almeno per quanto riguarda la tematica dell’interruzione di gravidanza – Senesi sia in qualche modo “schierata”: il quotidiano “Repubblica” ha riportato come il 25 gennaio dell’anno scorso la preside abbia organizzato a sorpresa e in pieno orario scolastico una conferenza dal titolo “Dialogo sulla vita e sulla medicina”, che – affermano le autrici dell’articolo Arianna di Cori e Valentina Lupia – «si è rivelato essere un incontro pro-life».

 

(foto di Marta Iaquinto)

 

«Sui corsi c’è stato ostruzionismo sin dal primo momento», proseguono a raccontare dal collettivo Zero Alibi. «Sapevamo che la presidente scolastica si trovava su posizioni diverse dalle nostre, ma non ci aspettavamo un atteggiamento così insistito e ostinato. Ora stiamo provando a capire se e come organizzare lo stesso i corsi, magari al pomeriggio e contando anche sull’appoggio dei e delle docenti, che si sono dimostrate molto solidali».

 

Fra le controversie e le polemiche sollevate dalla dirigente scolastica del Giulio Cesare, infatti, c’è anche quella che vede coinvolto il corpo insegnanti: in prima battuta, Paola Senesi aveva dichiarato sempre a “Repubblica” che il Collegio Docenti sarebbe stato al corrente della scelta di non approvare i corsi e che avrebbe appoggiato una tale decisione.

 

Versione prontamente smentita dai professori e dalle professoresse del liceo, che con una lettera aperta hanno invece spiegato nei giorni successivi: «È inaccettabile che la Dirigente ci chiami in correità in un atto così grave, quando ha agito in autonomia […]. Ci teniamo a ribadire a gran voce che nel liceo Giulio Cesare certe tematiche non solo non sono censurate dai docenti, bensì sono e sono state anche in passato oggetto di progetti e approfondimenti».

Il problema è il contesto più generale in cui si inserisce la vicenda. Come ha sottolineato in un comunicato di commento il collettivo transfemminista Non Una di Meno (coinvolto tra l’altro nella Settimana dello Studente con il corso “La concezione del genere nelle culture non occidentali”), la vicenda presenta «tutti i caratteri di un episodio discriminante e transfobico» e contribuisce a escludere e patologizzare le identità e gli orientamenti non conformi.

«Mi pare che si sia davvero oltrepassato il limite», ribadisce Serena Orazi, che oltre a far parte di Nudm è anche attivista del collettivo di insegnanti Cattive Maestre. «Tutte le materie, dalle scienze dure all’educazione civica, dovrebbero partire dalla decostruzione del binarismo di genere ed essere orientate verso una “pedagogia femminista”. Invece, è ormai da anni che si sta verificando un lento ma progressivo distacco della scuola dalle tematiche legate alla sessualità e all’identità di genere: le varie riforme che si sono susseguite nel tempo, hanno eroso pezzo per pezzo la concezione degli istituti educativi come presidi anche sanitari, in connessione con le altre realtà del territorio».

 

I tavoli di lavoro e discussione lanciati dal collettivo di Non Una di Meno in vista della prossima giornata dell’8 marzo stanno appunto provando ad affrontare un simile nodo: vi si denuncia la «dissoluzione della scuola come spazio di incontro e di riferimento» e la necessità di farla tornare a essere un contesto in cui poter fornire una corretta informazione, possibilmente in collaborazione con i consultori della zona.

 

«Insomma, gli istituti educativi devono formare persone consapevoli», conclude Serena Orazi. «Si va sempre più verso un’idea nozionistica e “produttivistica” della pedagogia. Invece, servono studenti che mettano in discussione ciò che imparano, che si pongano domande critiche e che siano capaci di autodeterminarsi con le proprie idee».

Proprio ciò che stanno provando a fare, con coraggio, ragazzi e ragazze del liceo Giulio Cesare.

 

Immagine di copertina da commons.wikimedia.org