MONDO

Israele, scontri e feriti durante le nuove proteste degli ebrei etiopi

Ieri sera almeno 46 persone sono rimaste ferite durante gli scontri con la polizia in Piazza Rabin a Tel Aviv. Almeno 15 manifestanti ebrei etiopi sono stati arrestati.

Sono almeno 46 i feriti degli scontri divampati durante la manifestazione di protesta ieri sera a Tel Aviv degli ebrei etiopi (noti come Falasha) contro la violenza che subiscono dalla polizia. Gli incidenti più gravi sono avvenuti in piazza Rabin quando centinaia di giovani manifestanti hanno tentato di entrare nel palazzo del municipio. La polizia, intervenuta anche con i reparti a cavallo, ha usato il pugno di ferro. I feriti sono stati almeno 46, tra i quali, secondo la versione uficiale, alcuni poliziotti. Almeno 15 i manifestanti arrestati.

“Né bianchi né neri, solo esseri umani” avevano scandito in precedenza gli ebrei etiopi nei pressi degli uffici governativi sotto le Torri Azrieli ad un passo dalla tangenziale che entra a Tel Aviv. Alcune migliaia di persone (le autorità hanno dato cifre più basse), tra le quali numerosi attivisti per i diritti civili, hanno poi attraversato la città fino a raggiungere Piazza Rabin dove in serata sono scoppiati gli scontri con la polizia.

La rabbia dei Falasha contro “il razzismo della polizia” era riesplosa giovedì a Gerusalemme quando diverse centinaia di ebrei etiopi riuniti in Piazza Francia si erano scontrati con agenti dei reparti antisommossa. “Il nostro sangue è buono solo per le guerre”, scandivano in quella occasione i dimostranti giunti a Gerusalemme da ogni parte di Israele. Anche la scorsa settimana la manifestazione si è conclusa contro scontri violenti.

Al capo dello Stato Reuven Rivlin una delegazione Falasha, per lo più studenti universitari, giovedì aveva raccontato “le discriminazioni quotidiane” di cui gli ebrei etiopi sono vittime in Israele e denunciato con forza l’aggressione subita da un soldato di origine etiope – le immagini hanno fatto il giro della rete – duramente percosso dalla polizia. Un fatto non isolato, avevano sottolineato i delegati. Nel tentativo di calmare gli animi, il premier Benyamin Netanyahu ha fatto sapere che oggi riceverà una delegazione di esponenti della comunità, fra cui il soldato picchiato dalla polizia. Ma le proteste sembrano destinate a continuare.

Gli ebrei etiopi sono fermi ai gradini più bassi della scala sociale in Israele. Già in passato hanno denunciato le discriminazioni che subiscono e la loro pesante condizione economica. Secondo la tradizione ebraica sarebbero i frutti dell’unione tra re Salomone e la Regina di Saba. Minacciati dal governo etiope nel 1977-1979 i Falasha emigrarono verso il Sudan. Il governo di Israele quindi decise di trasportarli nel proprio territorio con un ponte aereo, in tre operazioni denominate Operazione Mosè, Operazione Giosuè ed infine Operazione Salomone.

Attualmente in Israele vivono circa 120mila Falasha che continuano ad avere difficoltà di adeguamento ad un ambiente molto diverso da quello di origine. L’integrazione e l’omologazione dei giovani è svolta dalle scuole e soprattutto dall’arruolamento nelle Forze Armate. Le autorità sono accusate di aver attuato una politica di drastica “ebraizzazione” degli etiopi secondo i canoni di Israele, ignorando la lingua e la cultura Falasha.

tratto da Nena-News.it