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ITALIA
Il proibizionismo dissennato taglia Pil e occupazione
Abbiamo chiesto a un socio di un cannabis shop, ormai in chiusura forzata dopo l’emanazione del decreto sicurezza, quali conseguenze avrà la nuova legge per migliaia di aziende agricole, negozi specializzati, laboratori di trasformazione e attività collegate
La destra bolla sempre la sinistra d’ideologismo, ma non rinuncia mai a sfoggiare l’ideologia più retrograda e repressiva in materia di proibizionismo, si tratti di rave o di coltivazione della canapa, anche a costo di danni economici e occupazionali. La promulgazione del Decreto Sicurezza lo scorso 11 aprile ne è un nuovo esempio. Il provvedimento, nato inizialmente come Disegno di legge, quindi da una iniziativa parlamentare, è stato varato dall’esecutivo “Al fine di evitare che l’assunzione di prodotti costituiti da infiorescenze di canapa (Cannabis sativa L.) o contenenti tali infiorescenze possa favorire, attraverso alterazioni dello stato psicofisico del soggetto assuntore, comportamenti che espongano a rischio la sicurezza o l’incolumità pubblica ovvero la sicurezza stradale”.
Una motivazione senza logica alcuna, visto che gli effetti dell’assunzione di Cannabis, priva del principio attivo del THC, non alterano l’equilibrio psico-fisico di chi ne fa uso, se non per dare un generale effetto di rilassatezza dovuto alle molecole di CBD, che non hanno nessun effetto psicotropo. Né sono stati riportati casi di cronaca di incidenti stradali dovuti all’assunzione di Cannabis “light”.
Insomma al governo dava fastidio che le persone possono andare serenamente a comprare “dell’erba”, anche se gli effetti che questa ha sul cervello umano sono paragonabili a quelli di una camomilla, e ne ha proibito il commercio senza aprire mai un dialogo con chi lavora questo prodotto. Il prezzo dell’ottusità dell’esecutivo però lo pagherà chi di questo settore ci vive ogni giorno, e anche le e i contribuenti visto che un’importante introito fiscale svanirà nel nulla.
Delle conseguenze che avrà il nuovo decreto sul settore della canapa senza THC ce ne ha parlato Giulio Morucci, socio fondatore dell’impresa Green Monkey, che da più di sette anni opera nella filiera, dalla coltivazione alla vendita.
Qual è il peso del settore della canapa sull’economia italiana? Quante persone perderanno il lavoro, se consideri anche l’indotto?
Il Decreto Sicurezza emanato dal Governo rischia di portare al potenziale fallimento di oltre 3.000 aziende, con la conseguente perdita di circa 22.000 posti di lavoro. Parliamo di migliaia di aziende agricole, negozi specializzati, laboratori di trasformazione e attività collegate, come packaging, distribuzione, ricerca e sviluppo. Sicuramente il settore della canapa, e in particolare della così detta “Cannabis Light”, rappresenta una delle realtà economiche più in crescita negli ultimi anni e che oltretutto ha dimostrato la capacità di generare occupazione anche in zone rurali e tra le piccole e medie imprese coinvolgendo tanti giovani, in un momento storico in cui le prospettive di occupazione sono sempre più drammatiche.
Il 2 Aprile Canapa Sativa Italia, tra le principali associazioni di categoria, ha presentato alla Camera dei Deputati il rapporto “Cannabis Light Policy. Stima dell’impatto economico e proposte di regolamentazione per il mercato della canapa”; secondo lo studio la domanda italiana di cannabis light ha un valore stimato di quasi un miliardo di euro, generando 12.500 posti di lavoro direttamente legati alla filiera. Altri 10.000 occupati lavorano nell’indotto, che coinvolge settori come coltivazione, vendita, lavorazione post-raccolta, distribuzione e amministrazione. Complessivamente, il mercato contribuisce per almeno 1,94 miliardi di euro all’economia nazionale, con un gettito fiscale minimo di 364 milioni di euro e 22.379 posti di lavoro.

MPG consulting per Canapa Sativa Italia
Avete ricevuto indicazioni da parte delle istituzioni su come verrà applicata la nuova legge? Vi è stato detto come deve essere smaltita la merce invenduta senza incorrere in provvedimenti legali?
Assolutamente no, non abbiamo ricevuto nessuna direttiva ufficiale da parte delle Autorità competenti. Trovo che questa sia una delle conseguenze più sconvolgenti di questo Decreto che ha previsto un divieto generalizzato senza dare nessuna indicazione su come si dovrebbero comportare gli operatori del settore, che fino a un giorno prima della promulgazione lavoravano nella completa legalità. Parliamo di aziende regolarmente iscritte alla Camera di Commercio e che da 8 anni pagano le tasse, creano lavoro e versano regolarmente i contributi. Si è creata una situazione paradossale dove ci sono addirittura aziende che hanno preso finanziamenti Europei e dal PNRR per progetti legati alla coltivazione di Canapa, e alla lavorazione delle infiorescenze, che si trovano nell’incertezza di dover affermare la loro legalità.
Tra l’altro non è stato previsto nessun ammortizzatore per far fronte ai licenziamenti che dovrebbero essere effettuati, alle chiusure societarie da affrontare e le tasse ancora da saldare.
Siamo sostanzialmente criminalizzati e lasciati nel silenzio più totale dopo l’emanazione di un provvedimento repressivo e ingiustificato di cui ancora non ci capacitiamo, e di cui nessuno si è nemmeno degnato di spiegarne la ratio. Quello che è sicuro è che siamo in tanti e non ci arrenderemo facilmente!
Il governo ha varato decreti contro i rave, ha attaccato le persone migranti e sta criminalizzando la protesta. Ma con il divieto alla cannabis light sta colpendo un settore produttivo ormai inserito da anni nel sistema fiscale. Perché questa urgenza?
Il Governo giustifica l’inserimento dell’art. 18 nel decreto sicurezza per evitare che l’assunzione di infiorescenze di canapa o prodotti derivati possa alterare lo stato psicofisico dei cittadini mettendo a rischio la sicurezza pubblica e stradale, questo senza alcuna prova scientifica o nuove evidenze che possano giustificare un provvedimento simile. Sinceramente è difficile trovare una risposta razionale a questa domanda, c’è un accanimento ideologico alla base ma non credo sia solo questo. È probabile che ci siano anche forti interessi economici dietro questa scelta. Ricordo inoltre che questo decreto liberticida recepisce quasi interamente il contenuto del molto discusso e estremamente divisivo DDL sicurezza ed è gravissimo, oltre che estremamente significativo, che sia stata usata la decretazione d’urgenza per inserire 15 nuovi reati e 9 aggravanti e una norma che distrugge un intero comparto produttivo.

MPG consulting per Canapa Sativa Italia
C’è speranza nella battaglia giudiziaria?
Con gli avvocati di settore, Canapa Sativa Italia e le altre associazioni di categoria stiamo studiando già da diversi mesi una serie di strategie difensive per contrastare la disposizione introdotta dall’art 18, già presente nel testo del DDL Sicurezza approvato a settembre alla Camera.
Verranno impugnati tutti i futuri provvedimenti attuativi, sollevando questioni di legittimità costituzionale e conformità al Diritto Europeo. Stiamo cercando di coinvolgere le Regioni per presentare ricorsi alla Corte Costituzionale. A livello Europeo si punta a un intervento della Commissione Europea anche attraverso le segnalazioni da parte delle singole aziende lese direttamente dalla nuova normativa. Stiamo definendo anche azioni collettive davanti alla giurisdizione civile per ottenere sospensive urgenti e far accertare la violazione dei principi del legittimo affidamento e della libertà di iniziativa economica. Speriamo di riuscire a ottenere i primi risultati in termini brevi.
Negli anni passati c’erano grandi mobilitazioni anti-proibizioniste (es. Milion marijuana march, Movimento di massa antiproibizionista…), dove sono finite? Credi che questo colpo porterà a una rinnovata mobilitazione?
A mio parere purtroppo questa è una crisi che non ha colpito solo i movimenti antiproibizionisti, credo che ci sia in generale una grossa crisi della partecipazione politica dal basso. Quando parliamo di Cannabis parliamo inevitabilmente di libertà, di giustizia sociale e diritti civili, per fortuna ci sono molte realtà che non hanno mai smesso in questi anni di tenere alta l’attenzione sul tema anche se è mancata una spinta collettiva e grandi mobilitazioni di piazza. Nonostante l’evidente fallimento storico e politico, il proibizionismo è diventato una sorta di “normalità” accettata, però dati alla mano la realtà è che non ha portato nessun risultato in termini di riduzione dei consumi anzi ha favorito solamente il controllo del mercato illegale da parte della criminalità organizzata.
L’ultimo tentativo del Governo di relegare la Cannabis Light nell’illegalità ci fa tornare indietro di 10 anni, questo dovrebbe riaccendere il movimento antiproibizionista che ha fortemente bisogno di ricompattarsi e puntare a nuove sfide visti anche i grossi cambiamenti nelle legislazioni a livello internazionale.
Immagine di copertina di Green Monkey. I grafici nel corpo del testo provengono dallo studio commissionato da Canapa Sativa Italia e realizzato da MPg Consulting, con la collaborazione di Davide Fortin (PhD), Maria Paola Liotti, Julio del Amo, Adam Orens e Simone Milan (PhD).
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