EUROPA

Reproduce (future): si possono rivoluzionare gli algoritmi?

Dal 24 al 26 novembre, ad Amburgo, si è tenuto il quarto congresso di Ums Ganze, “alleanza comunista” della sinistra di movimento, presente in undici città tedesche e a Vienna. Titolo dell’evento “Riprodurre (il futuro), capitalismo digitale e sfida comunista”

Ogni giorno, circa 700 persone hanno partecipato ai dibattiti: molte presenze di area tedescofona, tra Germania, Austria e Svizzera, ma anche da Belgio, Italia, Repubblica Ceca e Gran Bretagna. Composizione internazionale anche dei relatori. Abbiamo intervistato Anton Jasper (Ums Ganze – Top B3rlin) per approfondire alcune questioni sollevate dall’evento.

Perché avete organizzato questo congresso e per quale motivo avete scelto Amburgo come location?

Il congresso di Ums Ganze si tiene più o meno ogni tre anni, senza rigidità ma in base all’esigenza di discutere, tutti insieme, un certo cambio di paradigma politico. La nostra organizzazione non è presente ad Amburgo, ma collaboriamo in maniera molto stretta con il “Gruppo per l’organizzazione delle contraddizioni”. Abbiamo scelto la seconda città tedesca, perché il congresso si svolge sempre in luoghi diversi, cercando di collegare il tema principale con lo spazio urbano ospitante. Per quanto riguarda la questione della digitalizzazione in rapporto al capitale globale, abbiamo pensato che Amburgo e il suo porto (il terzo più grande in Europa per il volume di container) rappresentassero l’ambientazione più indicata. Questa città è considerata la “porta tedesca sul mondo” proprio per il suo enorme hub marittimo. Si tratta di un’immagine di facciata, utilizzata nel discorso mainstream. Negli ultimi due anni Amburgo è stata teatro di un’importante lotta dei rifugiati [n.d.r. “Lampedusa in Hamburg”] molto forte, radicale e auto-organizzata. Questa lotta ha mostrato che la città è una porta solo per i ricchi e per le merci, mentre per i poveri e i rifugiati costituisce un vero e proprio muro. Un’altra ragione è che che ad Amburgo c’è una scena di movimento molto varia, che comprende tanti artisti e intellettuali, persone che producono arte e cultura e sono impegnate con la sinistra: abbiamo pensato potesse essere interessante avere la possibilità di creare dei ponti anche con questo mondo. Infine, il 7 e l’8 luglio del prossimo anno, è qui che si terrà il G20, e il movimento ha già iniziato a organizzare mobilitazioni e proteste per quelle giornate.

Le discussioni hanno affrontato temi molto complessi e sono state organizzate lungo diversi assi tematici. Possiamo dire che la questione della tecnologia digitale nei suoi possibili usi come strumento di potere e controllo o a sostegno delle forme di resistenza è stato uno degli argomenti principali. In rapporto a questo, troviamo le questioni relative alla digitalizzazione della produzione e del lavoro, agli algoritmi, ai big data, all’evoluzione tecnologica dei corpi e alla trasformazione di desideri e speranze. Perché avete scelto di incentrare il vostro congresso politico su questi temi?

Ci sono almeno due ragioni, che proverò a sviluppare separatamente. La prima è che al momento lo sviluppo tecnologico sta trasformando radicalmente il modo in cui funziona il capitalismo, attraverso il processo di digitalizzazione. E sappiamo di avere un grosso ritardo su questo tema. Inoltre, il modo in cui il capitalismo sta cambiando rispetto alla digitalizzazione è anche consequenza della crisi del capitalismo. Dal momento che vive una fase di crisi, il capitalismo ha bisogno di riorganizzarsi e lo sta facendo attraverso i mezzi digitali. Per questo, pensiamo sia fondamentale concentrarci su queste dinamiche e discutere quello che sta accadendo nei campi dei big data, dell’algoritmizzazione, etc. etc. Comunque, abbiamo deciso di non affrontare i vari elementi da un punto di vista tecnico, ma di vedere come questi si relazionano alla società capitalista che li produce e li consuma. Soprattutto, crediamo importante porre alcune domande, in primis a noi stessi, perché pensiamo di non saperne a sufficienza. Se vuoi, schematicamente la questione è questa: come deve essere la critica del capitalismo nel XXI secolo? La struttura della conferenza riflette quest’idea. Abbiamo proposto alcuni argomenti generali – come lavoro, riproduzione, logistica, politica, natura, etc. etc. – e abbiamo cercato di guardare a ognuno di essi per capire come il dibattito stia cambiando con la digitalizzazione. E abbiamo provato ad accostare prospettive differenti nella stessa discussione, perché riteniamo che ciò non accada abbastanza. Ci sono diverse tradizioni di pensiero politico, ma sono separate, non c’è un dibattito reale tra loro.

Questa era la prima ragione. La seconda è che stiamo vivendo una fase in cui sembra che tutto vada sempre peggio, sia in Europa che negli Stati Uniti. Abbiamo bisogno di fare molta attenzione a come trasformare il nostro modo di fare politica in una situazione che si deteriora rapidamente. E pensiamo che la tecnologia possa giocare un ruolo, perché è attraveso di essa che la società si riproduce e che ci si può chiedere come la società potrebbe riprodursi diversamente. Quale potrebbe essere una riproduzione sociale anti-capitalista? In questa prospettiva, il futuro ritorna in vista, dando il titolo alla conferenza. Dobbiamo rivendicare le possibilità offerte da un futuro aperto: non possiamo lottare per mantenere il presente, nemmeno in una situazione che continua a peggiorare.

La conferenza è parte di un dibattito che è in corso nel movimento tedesco. In pochi mesi, tre eventi si sono concentrati su temi simili. Il primo è stato organizzato a Colonia dalla sinistra autonoma, sotto il titolo “La vita non è un algoritmo”. Mentre la fondazione Rosa Luxemburg e il partito Die Linke terranno a breve una conferenza su democrazia e diritti digitali. Qual è lo stato del dibattito e da quali posizioni vi prende parte Ums Ganze?

Fondamentalmente tutte e tre le conferenze si confrontano con il ritardo della sinistra radicale, almeno quella tedesca, nell’affrontare le questioni relative alla digitalizzazione. Queste sono state discusse da alcuni gruppi e in alcune scene, come quella dell’hacktivismo, ma nel suo insieme la sinistra radicale per un po’ di tempo non le ha trattate a fondo. Le tre conferenze sono un tentativo di recuperare questo ritardo. E questo è molto positivo. Come Ums Ganze stiamo cooperando con tutti: abbiamo invitato attivisti della conferenza di Colonia, che hanno fatto interventi molto interessanti, e siamo in contatto anche con la Fondazione Rosa-Luxemburg. Allo stesso tempo, le tre conferenze hanno approcci molto diversi. La conferenza di Colonia riguarda principalmente una scena autonoma che discute la tecnologia soprattutto come una questione di controllo, che ovviamente è una prospettiva molto importante. La conferenza della Rosa-Luxemburg è un evento social-democratico, quindi per loro la questione più importante è come democratizzare la tecnologia. Quello che stiamo provando a fare noi è costruire una prospettiva comunista sulla tecnologia. Il che, al momento, è particolarmente complesso: nel passato c’era qualcosa di simile, ma aveva tratti molto problematici perché tendeva a sostenere un approccio estremamente produttivista o, dall’altro lato, veniva relegato alla dialettica negativa. Abbiamo posto questa domanda: quale può essere una via possibile per rapportarsi alla tecnologia da una prospettiva materialista? Stiamo provando a immaginare delle risposte, anche cercando di legare il dibattito della sinistra tedesca con quello che è in corso in altri paesi, come UK o Italia, dove forse la discussione su questi temi è più vivace. Riteniamo davvero importante aprire spazi di discussione tra differenti tradizioni di pensiero. Per esempio, nel dibattito sulla logistica i relatori erano Tomasz Konicz, che fa parte della scuola della critica del valore, una scuola di critica del capitalismo molto tedesca, e Sandro Mezzadra, che viene da una tradizione post-operaista. Mettiamo insieme posizioni così diverse perché non ci aspettiamo di trovare immediatamente delle risposte coerenti e definite, ma sentiamo la necessità di aprire una discussione su questi temi e avviare esperimenti concreti di lotta.

 

ENGLISH: Reproduce (future): can we revolutionise the algorithms?