EUROPA

La Spagna al voto: ¿se puede?

Reportage in due parti dal vortice della campagna elettorale spagnola. Per ripercorrere i fatti degli ultimi mesi e gli eventi di grande portata elettorale e mediatica. Per interpretare i nuovi elementi che complicano ulteriormente il contesto politico spagnolo e i possibili risultati delle elezioni del 20D.

Mancano pochi giorni alle elezioni politiche in Spagna. Ma Podemos, il partito che è riuscito a raccogliere la voglia di cambiamento espressa negli ultimi anni, si trova ad affrontarle partendo, nei sondaggi datati il mese scorso, solo dalla quarta posizione. Perché?

È passato solo un anno da quando Podemos si affermava come prima forza politica in ogni sondaggio riuscendo a cavalcare i grossi casi di corruzione che sancivano la fine del bipartitismo, ma da allora i forti poteri economici si sono riorganizzati, “rivoluzionando” – e complicando – ulteriormente il quadro politico.

Ciudadanos, un Podemos di destra

La necessità, e la direzione, di tale riorganizzazione politica è documentata da un “visionaria” presa di posizione da parte del presidente del gruppo bancario Sabadell, che appena a seguito della prima affermazione alle elezioni europee parla della necessità di un Podemos di destra (1).

È così, mentre nei primi mesi del 2015 i grandi media sottolineano con pedante insistenza i presunti “scandali” (2) presenti anche dentro lo stesso Podemos, una piccola forza elettorale di origine catalana comincia a crescere nei sondaggi: Ciudadanos.

Si tratta di un partito di stampo liberista con dei legami preoccupanti, ma oggi ben nascosti al grande pubblico, tanto con l’estrema destra quanto con i maggiori gruppi imprenditoriali spagnoli (3). Ciudadanos si afferma però come “Podemos di destra” nel senso che studia e riarticola la strategia populista del partito di Iglesias: presenta un patriottismo segnato dall’anti-corruzione, attraverso volti giovani e capaci di un grande impatto mediatico. Albert Rivera, il suo leader, propaganda un cambiamento, un rinnovamento della classe politica vecchia e corrotta, una modernizzazione che non faccia paura al voto moderato.

Ed è così che questa “nuova formazione” (in realtà attiva dal 2006, ma senza rappresentanza parlamentare fuori dalla Catalogna) riesce nell’intento di Podemos: occupare la centralità del tavolo politico. Se, però, nel partito guidato da Iglesias ciò significava uscire dal minoritarismo della sinistra radicale per dare voce politica ad una maggioranza sociale costruita in anni di lotte, in Ciudadanos il centro politico si conquista più semplicemente collocandosi tra PP e PSOE come partito nuovo e post-ideologico, in grado di proporre un cambiamento tranquillo, rassicurante per il paese.

Durante tutto il 2015 Rivera ha un enorme spazio in televisione, conquistando da subito quella parte di voto – non marginale – proveniente dal Partido Popular, che in un primo momento sembrava persino disposto a votare Podemos pur di rompere col passato. Così, nel corso dell’anno le aspettative di voto nei sondaggi di Ciudadanos sono andate crescendo, anche grazie ad un’ambiguità dal volto progressista che ha attratto pezzi di voto del PSOE.

In occasione delle elezioni municipali ed autonomiche di Maggio, la prima verifica delle percentuali stellari nei sondaggi andò male per Ciudadanos. Qui, le liste municipaliste formate con la partecipazione di Podemos conquistarono le principali città (4). Tuttavia, in un importante appuntamento successivo, le elezioni catalane, Ciudadanos è riuscito a sfruttare la dicotomizzazione del voto posta dall’alleanza di destra e sinistra catalanista con Junts pel Si, che reclamava un “plebiscito per l’indipendenza”. In questo quadro politico, Ciudadanos si è imposto come principale forza di opposizione, cioè come prima forza del fronte anti-indipendentista.

Questione catalana

Nei limiti di questo testo è impossibile analizzare a pieno la questione relativa al nazionalismo catalano, tanto cresciuto negli ultimi anni. È però necessario tenere presente che la polarizzazione del voto su indipendenza sì/no nelle elezioni regionali catalane del 27 Settembre ha suggellato la “crisi” del partito di Iglesias.

La crescita esponenziale nella società catalana della causa indipendentista, sotto i colpi della crisi economica e dell’autoritarismo centralista del Partido Popular, ha spinto la destra catalanista del governo regionale di Artur Mas a scommettere su una radicalizzazione indipendentista. Dapprima sostenendo una consultazione sul tema non riconosciuto dal governo centrale nel 2014 (5), poi con la costruzione, insieme alla sinistra repubblicana catalana, della lista Junts pel Si che ha vinto le elezioni autonomiche, seppur senza il “plebiscito” ricercato.

Nella complessa situazione catalana, bisogna tenere in conto la necessità di trasformazione della formazione di Mas (prima Convergència i Unió, oggi candidata alle elezioni generali come Democràcia i Llibertat). Infatti, se riguardo la causa catalanista le posizioni sono varie e molto forti anche nell’estrema sinistra (CUP), è necessario considerare come la polarizzazione su questo terreno sia stato elemento funzionale alla riproduzione di partiti di governo messi in crisi dagli scandali di corruzione. Ciò vale tanto per il Partido Popular a livello nazionale, quanto per CiU sul livello catalano (6): due formazioni di centrodestra, dunque, responsabili dei tagli al welfare e in crisi di legittimazione, che si convertono in paladine da una parte dell’ “unità della Spagna” e dall’altra del sogno indipendentista.

In questo difficile contesto elettorale catalano, la piattaforma Catalunya Sí que es Pot, trainata da Podemos, non è riuscita a far emergere come reale alternativa un referendum vincolante sull’indipendenza, come segno dell’inizio di un processo politico di riconoscimento del carattere plurinazionale dello Stato spagnolo. Complice anche un faticoso processo “pattizio” con altre realtà partitiche catalane, che tuttavia non ha apportato il radicamento territoriale necessario per una proposta di questa portata. La “domanda elettorale” riposta nelle elezioni regionali catalane del 27S non ha trovato alternativa nel referendum vincolante, sebbene esso detenga, secondo le statistiche, un consenso assolutamente maggioritario e trasversale alla società catalana.

Tuttavia, volgendo finalmente lo sguardo alle prossime elezioni generali, è proprio la Catalogna la regione dove sembra aver avuto inizio la “remontada” auspicata dai dirigenti di Podemos. Qui, infatti, la candidatura appoggiata dal partito di Iglesias ha visto il protagonismo diretto delle liste municipaliste, a partire da Barcelona En Comù e dalla sua “alcaldesa” Ada Colau, impegnata direttamente nella campagna elettorale. La lista En Comù Podem si propone infatti di formare un gruppo autonomo nel congresso appoggiando Podemos, a partire dalla garanzia di un referendum vincolante. La lista risulta, secondo tutti i sondaggi, la più votata in Catalogna, in un contesto di voto come sempre molto diviso (7).

Un analogo tipo di alleanza si è prodotta anche con altre forze del cambiamento attive a livello autonomico, cioè con Compromis nella comunità di Valencia e con la Marea in Galizia. Le “alleanze plurinazionali” si convertono così una delle principali ragioni della (possibile) #remontada secondo lo stesso numero 2 di Podemos, Íñigo Errejón8.

Il reportage continua domani con: remontada?; garanzie di piazza, garanzie costituenti; ineDita situazione post-elettorale.

1. Video Banco Sabadell

2. Il tentativo di “normalizzazione” dell’immagine di Podemos è passato per un attacco continuo alla dirigenza di Podemos per questioni di oggettivo poco conto, ma attraverso un linguaggio analogo a quello utilizzato per i grandi scandali di corruzione. L’unico “caso” effettivamente non chiaro riguarda Monedero e la sua strapagata consulenza per la Banca dell’ALBA sudamericana, in ogni caso ovviamente priva di rilevanze penali di alcun tipo http://www.huffingtonpost.es/news/caso-monedero/

3. Video che documenta in modo completo la natura politica dell’esperienza Ciudadanos

4. Sulle elezioni del 24M: http://www.euronomade.info/?p=4829

5. Consultazione sull’indipendenza: http://politica.elpais.com/politica/2014/11/09/actualidad/1415542400_466311.html

6. Caso Pujol: http://elpais.com/tag/caso_jordi_pujol/a/

7. Sondaggio Catalogna: http://www.eldiario.es/catalunya/politica/Comu-Podem-elecciones-Catalunya-CIS_0_458804434.html